Il “mito” della comunità terapeutica

Il “mito” della comunità terapeutica

Renato Caforio
presidente Centro di Solidarietà il Delfino

Negli anni ottanta fu il mito. L’eroina dilagava nel nostro paese e i morti per overdose superavano il migliaio all’anno. Un generalizzato allarme si diffuse: cercò di reagire lo Stato, le famiglie disperate (le mamme coraggio in particolare) scesero in campo per tentare di salvare i propri figli da un flagello che si stava abbattendo sull’intera società.

Le comunità terapeutiche, che iniziavano ad aprirsi a cura di privati soprattutto sacerdoti, vennero viste e vissute come l’unica possibilità di “salvezza” per i “drogati”. Si alimentò un “mito” sulla capacità salvifica di questi luoghi, spesso animati da volontari non professionalizzati, collaborati da ex-tossicodipendenti ritenuti esempio a cui fare riferimento, dimostrazione viva e testimoniata che dalla droga si poteva uscire. Il “mito” in molti casi alimentò una sorta di “delirio di onnipotenza”, un’autoreferenzialità di poter operare da soli senza la collaborazione dello Stato, o come si diceva allora senza dover accettare la droga di stato, il vituperato metadone. Nel corso degli anni novanta e duemila molte persone che avevano fatto la comunità tornarono a ”drogarsi” e altri ancora morirono. Il “mito” dell’infallibilità iniziò a incrinarsi: il problema era/è molto più complesso delle semplificazioni “morali” dell’epoca. In una visione più laica posso affermare che le comunità iniziarono ad interrogarsi e cercare di entrare a far parte di un sistema di servizi alla persona dipendente da sostanze. L’idea dell’accoglienza e della cura prese il posto del “noi ti salveremo”.

Nel 92/93 il Delfino iniziò prima una ricerca, poi una sperimentazione aprendo uno dei primissimi “servizi a bassa soglia residenziale” nel quale una persona dipendente da sostanze d’abuso poteva essere accolto e disintossicato utilizzando terapie farmacologiche comprese le “droghe di stato”, insieme a interventi psico-sociali con l’obiettivo di disintossicarsi e senza obbligo di fare una comunità terapeutica. Salto per necessità di sintesi molti altri importanti passaggi che ci hanno visto impegnati a migliorare e qualificare la nostra offerta terapeutica e la collaborazione/integrazione con i servizi pubblici per le dipendenze. Oggi la comunità terapeutica del Centro di Solidarietà il Delfino e di molte altre che hanno superato l’epoca del “mito”, è un luogo di accoglienza, cura e reinserimento sociale nel quale convivono percorsi esistenziali e terapeutici diversi: la comunità conforma l’offerta di progetto terapeutico sulla base dei bisogni della singola persona, pardon “utente”, scusatemi “paziente”. Il programma terapeutico è frutto oggi di una coniugazione tra scuole/modelli di psicoterapia, socio-educativi, medico-psichiatrici per le terapie farmacologiche. Non è un luogo magico, o forse lo è per l’intensità delle relazioni umane che vi si creano e che generano profonde emozioni, raggiungendo forti momenti di benessere. Oggi la comunità è una piccola società nella società più grande. Il futuro dei “ragazzi”, continuiamo a chiamarli così nonostante molti di loro hanno superato gli “anta”, non è la comunità terapeutica ma il rientro nella società. Per favorire il raggiungimento di questo faticosissimo traguardo, offriamo loro un luogo protetto in cui sperimentare un modo diverso di relazionarsi con gli altri, un modo nuovo di scoprire sé stessi nel profondo dei propri sentimenti ed emozioni. Ci aiutano la scienza medica, psicologica, educativa.

Laboratori culturali, gruppi di psicoterapia, protocolli farmacologici, il contatto costante con la natura, l’orientamento al lavoro e l’inserimento nel mondo del lavoro e tanto altro ancora di cui racconteremo ancora. Soprattutto siamo animati dall’idea che il confronto/contaminazione con il mondo oltre la comunità sia essenziale all’esistenza stessa della comunità terapeutica.

pagina Facebook: https://www.facebook.com/ildelfinocosenza/

sito ufficiale: http://www.ildelfino.net

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *