Impariamo a cambiare prospettiva

Impariamo a cambiare prospettiva

Salvatore Monaco
psicologo e responsabile della comunità Eden Il Delfino

Mi viene in mente la divertente trasmissione made in Sud, in cui il bravissimo comico che interpreta lo stereotipo del nonno brontolone e razzista dice: “capelli lunghi drogato, capelli lunghissimi drogatissimo, orecchino…” ma quella è un altra storia.

Spesso interpretiamo la realtà indossando degli occhiali che ci fanno vedere quello ci è stato insegnato, che abbiamo appreso nella nostra vita. Ognuno porta l’esperienza del suo habitat naturale, ha un insieme di miti e stereotipi appresi nel contesto in cui ha vissuto. L’esempio più chiaro è nel bambino di qualche particolare etnia, che si può incontrare per strada a chiedere l’elemosina o a rubare, frutto della cultura che gli è stata inculcata dagli adulti e che per il bambino rappresenta soltanto la normalità. Il difficile è togliersi quegli occhiali e Indossarne altri.
Ecco che allora è possibile parlare di relativismo culturale e ponderare cosi i nostri giudizi, spesso pregiudizi e stereotipi verso l’altro. Solo considerando il relativismo culturale potremmo capire che un tatuaggio non è sinonimo di delinquenza, che in altre culture anzi il tatuaggio è simbolo di onore e rispetto di chi lo porta, magari per aver affrontato imprese eroiche. È facile etichettare come tossici,drogati etc, alcuni aspetti legati all’esteriorità di alcune persone, quando magari proprio chi li giudica e spesso li condanna, hanno mille scheletri negli armadi.

Essere tossico non significa solo dipendere da sostanze di abuso, ma anche manipolare e usare gli altri come strumenti per i propri fini, cosa molto frequente anche in chi non appartiene alla categoria “drogato” e che magari spesso occupa ruoli anche importanti. In quasi vent’anni anni di esperienza nelle dipendenze, ho cercato sempre più di imparare a non giudicare dalle apparenze e a cogliere anche il lato sano di chiunque abbia incontrato sul mio cammino. Ho incontrato il tossicodipendente manipolatore cronico e senza futuro, ma anche quello che voleva cambiare e riappropriarsi della propria vita. Ho conosciuto colleghi con tatuaggi o capelli lunghi o lunghissimi come brontola il nonno, ma con grande professionalità e umanità e altri eleganti e splendenti fuori e opachi e vuoti dentro.

A fare la differenza è la genuinità, la coerenza nei propri comportamenti, penso non esista abito migliore.

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