di Saro Faraci “il Professorista”
Ultima puntata del 2020 di #startupmystory dedicata ad una idea originalissima che è già un interessante progetto imprenditoriale. Molto presto, ne siamo sicuri, farà parlare della Sicilia in modo diverso. Raccontando di una terra in cui i suoi giovani talenti, in questo caso un gruppo di agguerritissime ragazze, combinano in maniera creativa sostenibilità e sviluppo. Senza dimenticare che le nuove tecnologie digitali possono dare una grossa mano d’aiuto al raggiungimento di quegli obiettivi.
Questa storia ce la racconta Anna Cacopardo, 23 anni, laureanda in Economia Aziendale all’Università di Catania.
«Sono marketing manager di Zeno, una startup di software sanitari. Ho il ruolo di tesoriere in Youth Hub Catania, un’associazione di giovani aspiranti startupper. Sono la co-founder di Kymia. Ho lavorato per tre anni nel campo del digital marketing supportando brand nella loro promozione online ed ho collaborato con diverse startup del territorio»
– Quando ha menzionato Youth Hub le sono brillati gli occhi però.
«Fondamentale per il mio percorso è stata questa associazione, dove ho incontrato persone che come me avevano fame di sapere e di mettersi in gioco. Inguaribile curiosa, mi appassionano le sfide che ritengo fonte primaria di crescita indipendentemente dall’esito. In questi anni ho partecipato a diverse startup competition in tutta Italia, che oltre le vittorie, mi hanno consentito di ampliare il mio network fuori Sicilia»
L’idea di Kymia
– Non avete ancora fondato la start up, ma già avete fatto parlare molto di Voi. Qual è l’idea di business alla base del Vostro progetto di Kymia?
«L’innovazione di Kymia consiste nel dare nuova vita ad uno scarto smaltito in tonnellate: il mallo di pistacchio di Bronte. Noi creiamo un prodotto cosmetico sostenibile, un antirughe con un potere antiossidante superiore a prodotti presenti sul mercato. Non abbiamo ancora costituito la start up per evitare di essere escluse da alcune forme di finanza agevolata con tempistiche molto stringenti sulla costituzione aziendale»
– L’idea è stata brevettata?
«Ci siamo assicurate la protezione di Kymia con accordi fondamentali per il semilavorato Pistactive-f e lo scarto di pistacchio. Il marchio è già stato depositato e stiamo provvedendo al brevetto»
– Avete riscontrato interesse da parte del mondo dell’industria della cosmetica? Ci sono partnership in atto?
«Piccole aziende cosmetiche locali hanno già mostrato il loro interesse. Non avendo il prodotto finito ci siamo interfacciati molto poco con l’industria cosmetica. Le partnership più importanti non riguardano l’industria cosmetica, bensì gli attori principali del territorio brontese»
– Sul versante della fornitura, cioè il mallo dei pistacchi, avete una collaborazione continuativa con i produttori agricoli per rifornirvi stabilmente della materia prima?
«Si, risultava necessario assicurarsi l’approvvigionamento del mallo con stagionalità biennale, ragion per cui stiamo già stipulando una collaborazione di lungo termine. In passato gli stessi agricoltori si sono offerti di fornirci gratuitamente lo scarto di pistacchio»
Sostenibilità e mercato
– Ma lo sapete che con questa idea Vi siete catapultati fin dall’inizio dentro il mondo della sostenibilità con tutte le declinazioni (sociale, ambientale, economica) che questo tema tanto caro a Papa Francesco comporta?
«Il mondo della sostenibilità ha tante sfumature e sempre più assumerà connotati di maggiore rilevanza. Per questo motivo abbiamo ritenuto necessario che una parte del nostro team lavorasse costantemente sulla tematica. In particolare la vittoria della seconda competition ‘’I giovani costruiscono la Sicilia’’ organizzata da Tree, ci ha aiutato ad approfondire l’impatto sociale economico ed ambientale, in una visione di lungo termine»
– Andiamo al mercato. Quella della cosmesi è un mercato dominato da grandi brand e da player internazionali. Come pensate di difendervi dalla concorrenza?
«Pensiamo di fare molta leva sulla reale efficacia del nostro principio attivo. Per il nostro lancio, abbiamo già individuato una nicchia ben specifica, alla quale proporremo i risultati della validazione. In questo momento stiamo studiando al meglio il nostro cliente, e la concorrenza da dover affrontare, per poter perfezionare la strategia. A tal proposito, cerchiamo di ampliare il nostro team con figure che possano supportarci nella strategia di comunicazione»
Team di Kymia
– Ci presenta il suo team? Chi la collabora in Kymia?
«Siamo in cinque. Con Arianna Campione, founder di Kymia, odontoiatra con master in medicina estetica e cosmetologia, abbiamo iniziato il progetto insieme. Arianna non smette mai di formarsi, nonostante sia un odontoiatra già affermata a Bronte. Per molti anni ha lavorato fuori la Sicilia, compreso l’estero, da cui è tornata per iniziare l’avventura di Kymia. Si occupa pienamente del prodotto, dai rapporti con fornitori alla composizione della crema. Poi c’è Emanuela Giuffrida, la nostra sustainability manager. Attenta alla sostenibilità e tutto ciò che concerne l’economia circolare. Laureanda come me in Economia aziendale, ha partecipato più volte ad Ecomondo come autrice di articoli pubblicati anche sulla rivista scientifica Procedia»
– Tutte donne nella squadra?
«Nel team c’è pure Matteo Vertemati, 23 anni, laureato in Economia e Management Presso l’Università “L.Bocconi , dove attualmente studia “Economics and management in Innovation and Technology”. Si occupa dell’aspetto finanziario e dello sviluppo del business. Infine, c’è Stefano Paganini, 26 anni, product designer, laureato presso il Politecnico di Milano. Appassionato di innovazione e startup, ad oggi si occupa del design di prodotto»
Visibilità e comunicazione
– Avete già partecipato a qualche contest di idee e progetti imprenditoriali? Che riscontri avete avuto?
«Abbiamo vinto due hackathon (evento al quale partecipano, a vario titolo, esperti di diversi settori, n.d.r.) ed uno Startup weekend. Il primo hackathon ‘’Innovation weekend’’ sulla sostenibilità organizzato da startup3, è stato utile a consolidare il nostro pitch deck e colmare alcune lacune. Da lì abbiamo proseguito con delle mentorship insieme ai founder di startup3, come Antonio Russolillo, il team di BIP, con Valeria Duggento e la sua esperienza in ambito cosmesi, che tuttora ci supporta»
– E il secondo hackathon?
«Il secondo Hackathon ‘’I giovani costruiscono la Sicilia’’ incentrato sull’impatto sociale economico ed ambientale, ci ha dato le prime risorse finanziare per poter fronteggiare le spese di produzione»
– Ciliegina sulla torta…
«Infine lo Startup weekend Milano, tema sostenibilità, ha ampliato il nostro network. Abbiamo così ottenuto contatti con idee imprenditoriali a noi affini come Orange Fiber di Enrica Arena, Richouse di Tiziana Monterisi ed abbiamo attirato l’attenzione di diversi professionisti interessati a Kymia. Ed infine un premio in mentorship di Pekaboo che speriamo possa supportarci nelle successive fasi»
– E’ molto importante oggi costruire una strategia di social media attorno all’idea imprenditoriale, anche prima di avviare la start up. Voi come avete proceduto?
«Io credo sia fondamentale testare tutta la ‘’macchina’’, non solo il prodotto tangibile. Come ad esempio iniziare a comunicare i valori del tuo brand può aiutarti a comprendere i bisogni del consumatore. I social media sono un valido strumento per connetterti con la tua audience e perfezionarti. Per questo motivo abbiamo già creato le basi e raccolto le prime adesioni, con l’intento di avviare una campagna di comunicazione efficace nel 2021»
Prossimi passi
– Qual è la road map? Quali i prossimi passi, insomma, per vedere Kymia già sul mercato? E soprattutto come pensate di finanziarvi?
«Il passo successivo è la validazione sul campo, entro i primi mesi del nuovo anno avremo già i prodotti. Sarà un momento fondamentale per stravolgere o confermare la strategia pianificata, che utilizzerà come strumento primario l’influencer marketing. Stiamo valutando diverse ipotesi di finanziamento, e siamo alla ricerca di investitori affidabili»
– Lei è molto attiva nell’ecosistema delle start up, anche per il ruolo che svolge in Youth Hub. Cosa pensa che manchi all’ecosistema catanese per decollare e fare un passo avanti?
«Avendo conosciuto qualche realtà fuori Sicilia, penso che Catania sia un territorio molto fertile in termini di innovazioni imprenditoriali, tuttavia, riscontro l’assenza di ‘’hub’’ adeguati a supportarti gli aspiranti startupper, in una fase successiva»