CATANIA – “Se c‘è una cosa sicura al 100% è che non si tratta di un oggetto antico”. Dario Palermo, professore ordinario di Archeologia classica dell’Università di Catania, già docente della Scuola di specializzazione in Archeologia di “Archeologia e storia dell’arte greca e romana, non ha dubbi e aggiunge elementi di riflessione sull’origine del monumento di bronzo: “Una piccola riflessione sulla biga Sollima. Se non ci fosse stato qualcuno che avesse riempito giornali e mass media con la falsa notizia della provenienza da Morgantina e del suo enorme valore, forse starebbe ancora al suo posto. Bisogna riflettere prima di propagare notizie non verificate e facilmente smentibili. Ma si sa, a forza di ripetere una bugia essa assume i contorni della verità”.
Quindi non un reperto di inestimabile valore, ma del valore commerciale attuale di poche decine di migliaia di euro, secondo l’archeologo Orazio La Delfa, segretario regionale di SiciliAntica: “La biga in bronzo, probabile fusione dei primi del Novecento, è una copia ricavata da un calco del celebre gruppo assemblato dallo scultore Francesco Antonio Franzoni nel 1788 per i Musei Vaticani utilizzando pezzi antichi: la cassa, appartenuta a un carro votivo di età giulio-claudia, fu usata come cattedra episcopale nella chiesa di S. Marco a Roma. Dei due cavalli solo il cavallo di destra è antico mentre il sinistro ed il resto degli oggetti fanno parte della ricostruzione del Franzoni”, spiega lo studioso che rileva significativi particolari perfettamente uguali tra il gruppo scultoreo e l’opera bronzea.
La biga sarebbe stata posta sulla Cappella della Famiglia Sollina probabilmente a inizio del Novecento, per impreziosire l’edificio e probabilmente venne acquistata consultando un catalogo della “Chiurazzi società anonima. Fonderia, ceramica e marmeria” con sede a Napoli specializzata, come riportato sulla copertina del catalogo, in “riproduzioni di opere classiche in bronzo e marmo”. Sull’opera, quindi, ritrovata dai Carabinieri e probabilmente rubata dai ladri con un una vera e propria impresa, potrebbe essere impresso il marchio di fabbrica e, probabilmente, anche l’autore della fusione, ispirata appunto dall’opera esposta nei Musei vaticani. Che non si tratti di un reperto archeologico, infine, è stato ipotizzato anche nella recente tesi di Antonella Privitera: “Furti d’arte. Al cimitero monumentale di Catania tra cronache e memorie. Inchiesta storica”, nel Master di Archeologia giudiziaria del centro per gli Studi criminologici, giuridici e sociali.
E’ stata ritrovata dopo poco più di due anni dal clamoroso furto avvenuto dentro il cimitero la così detta “Biga di Morgantina”, opera in bronzo che posta sul tetto abbelliva la Cappella monumentale della famiglia Sollima. Ma non si tratterebbe, come si riteneva in un primo momento, di un reperto archeologico di grande valore, risalente al 450 a.C., ma di una opera della fine dell’Ottocento. Sono stati i Carabinieri della stazione di San Giovanni la Punta a recuperare, in due diverse località e in fasi successive, la biga ed i cavalli, grazie alle indagini avviate per individuare una pericolosa banda specializzata in reati contro il patrimonio, rapine, furti di opere d’arte, estorsioni, attiva oltre che nella provincia etnea anche nell’Ennese e nel Siracusano. Clamorosi i particolari del furto che sarebbe stato commesso addirittura con l’impiego di un elicottero entrato in azione di notte per sollevare la composizione bronzea del peso di oltre 1.000 chili e, successivamente, adagiata su un autocarro che aspettava il bottino poco distante dal cimitero. La Biga di Morgantina è stata affidata in custodia alla Soprintendenza di Catania.
Diciassette le persone arrestate dai militari dell’Arma, tra detenzione in carcere e agli arresti domiciliari, indagati anche un antiquario che nella sua villetta di Piazza Armerina aveva nascosto i due cavalli, in una stanza completamente murata, un impiegato del Monte dei Paschi di Siena che avrebbe favorito la banda e un custode del Cimitero di Catania, per aver favorito il furto. La Biga di Morgantina, era stata rubata nel giugno del 2017 e pochi giorni dopo, alcuni abituati frequentatori si erano accorti nella sua mancanza. Una svolta decisiva all’indagine è stato il ritrovamento ad Aci Catena, nel garage di uno dei componenti della banda, della biga, dove era stato accompagnato un tedesco appassionato di opere d’arte, al quale era stato proposto “l’affare” per una cifra tra 1 e 1,5 milioni di euro. Dopo che la notizia era trapelata nell’ambiente l’altro custode di parte della refurtiva, i due cavalli, aveva pensato di nasconderli meglio ricavando nella sua villetta una stanza segreta, che però è stata individuata dagli stessi Carabinieri. Infine, quando il cerchio si è chiuso, sui componenti della rapina ad un centro scommesse di San Giovanni La Punta, bottino di 17.000 euro, e altre tentate rapine sventate dagli stessi militari che ne anticipavano le mosse, su disposizione della Procura di Catania, dalle prime ore del mattino 100 carabinieri del Comando provinciale di Catania, supportati dai reparti specializzati (Compagnia di Intervento Operativo del XII^ Reggimento “Sicilia”), hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania nei confronti di 17 soggetti, indagati a vario titolo, per essere autori di rapine, estorsioni, ricettazione e furti di opere antiche.
In carcere: Nuccio Ardito, nato a Catania nel 1970; Antonio Corio, Catania, 1997; Francesco Corio, Catania, 1978 (già detenuto per altra causa nel carcere di Piazza Lanza), Gianluca Costantino, Siracusa, 1975; Angelo Dario Lo Giudice, Catania, 1985; Giovanni Messina, Nicosia, 1954. Custodia cautelare agli arresti domiciliari per Vito Calì, Catania, 1961; Rosario Celestri, Caltanissetta, 1958; Antonino Corio, Catania, 1979; Salvatore Fichera, Catania, 1965; Pietro Gangemi, Catania, 1959; Desiree Grasso, Catania, 1993; Tommaso Agatino Tasco, Catania, 1965, Paolo Mirabella, Catania, 1971; Giuseppe Emiliano Nauta, Catania, 1974; Nunzio Mario Guido Tringale, Catania, 1981 Salvatore Tringale, Aci Castello, 1957.
(Dal Giornale di Sicilia)