La città ideale esiste e si chiama Acireale, così la pensano i giovani liceali amanti della filosofia


Saro Faraci

ACIREALE – Per un secondo, leggendo il titolo dell’articolo, il pensiero va forse involontariamente alla pletora di candidati al Consiglio comunale di Acireale che hanno appena iniziato la caccia al voto. Per loro sì Acireale è la città ideale… per raccogliere consensi, ottenere favori, tessere alleanze, ingraziarsi i deputati, inquinare i pozzi d’acqua di veleni. Sì, perché non c’è campagna elettorale ad Acireale dove non ci siano insulti e polemiche, alcuni al limite della gratuità, al solo scopo di indebolire l’altro. Si chiama “sindrome del palio di Siena” ed è quel sottile gusto sadico, al limite della cattiveria d’animo, nel vedere il cavallo del rione rivale stramazzare al suolo, mezzo ferito, quando il proprio quadrupede è tagliato fuori dalla corsa oppure non è in grado di vincere. La vendetta dell’eterno perdente insomma che fa il paio con la paura del vincitore per caso.

Ed invece no. Allontanato questo cattivo pensiero dalla mente, il titolo dell’articolo richiama invece il senso di una bella manifestazione, passata in sordina sui mass media, ma che ha già incuriosito diversi esponenti del mondo della scuola e qualche illuminato direttore di testata giornalistica, oltre ad aver attirato un bel po’ di gente. Parliamo di AciSofia, il primo festival della filosofia che si è tenuto due giorni fa alla villa Belvedere, allestito dai giovani liceali delle classi 3B, 3E e 4E dell’Archimede curato dalle insegnanti Piera Cariola e Marinella Sciuto, alle quali va l’indiscusso di merito di avere proposto un metodo nuovo nell’insegnamento della filosofia, stimolando nei ragazzi l’interesse a contestualizzare i temi filosofici, riportandoli all’attualità e al contesto territoriale di appartenenza. Da qui l’idea dell’Agorà a più voci, dei giochi filosofici e delle passeggiate filosofiche, compresa la rappresentazione teatrale del mito di Aci e Galatea, che è stata curata dall’attrice Carola Colonna, già insegnante di storia e filosofia al Liceo Archimede di Acireale.

I giovani si sono applicati con dedizione e convinzione allo studio della città ideale. Lo hanno fatto richiamando i classici, rileggendo il pensiero di Socrate, di Platone, di Tommaso Campanella ed evocando la città ideale dell”Utopia di sir Thomas More. Il progetto di alternanza scuola lavoro cui il Liceo li ha indirizzati è di animatore filosofico culturale del territorio ed è diretto a far crescere in loro alcune delle competenze chiave dell’apprendimento permanente fortemente incoraggiate dall’Unione Europea nei programmi di Scuole ed Università. Tra queste competenze c’è anche la capacità di imparare ad imparare, oltre allo spirito di cittadinanza attiva.

Ebbene, per i ragazzi del Liceo che hanno esitato un piccolo pamphlet al riguardo, la città ideale è Acireale. La loro città, in cui risiedono o vanno scuola? La città del mito di Aci e Galatea che, se chiedi in giro, forse solo due acesi su dieci conoscono? La città delle cento campane e dei cento campanili, comunque sempre in numero inferiore ai candidati in corsa per 24 posti al Consiglio comunale? Nulla di tutto ciò.

Acireale è l’acronimo della città ideale. Dove A sta per Art, perchè «esistono due modi per non apprezzare l’arte. Il primo consiste nel non apprezzarla, il secondo nell’apprezzarla con razionalità», scrivono i liceali ricordando l’aforisma di Oscar Wilde. C invece sta per Community, una forma di vita collettiva caratterizzata da sentimenti di appartenenza, fiducia e dedizione reciproca. I è la prima lettera di Innovation che l’economista Michael Porter definisce «l’argomento centrale della prosperità economica». R sta per Responsibility, un tema dal quale ogni tanto anche gli adulti fuggono se è vero, come diceva Martin Luther King, «può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla». Per E incomincia la parola Economy che, se si guarda all’etimo greco del termine, non è per nulla un concetto astratto, perchè si tratta dell’amministrazione delle cose domestiche. A sta per Architecture che Victor Hugo definiva come «il grande libro dell’umanità». L è la prima lettera di Landmark, un inglesismo per significare un oggetto cui si riferisce per orientarsi. Insomma, un punto di riferimento che nella città ideale è assolutamente fondamentale. E è la prima lettera della parola Ecology, che richiama il delicato rapporto dell’uomo col suo ecosistema. La città ideale è l’armonia di questi otto elementi distintivi che poi vanno declinati e adattati al territorio.

Ora, non sappiamo a quale delle otto parole coniate dai liceali i candidati al Consiglio Comunale faranno riferimento nel chiedere il voto agli elettori. Soprattutto, non sappiamo quale visione di città vogliano sposare. Di certo, però, ragazzi di 16 e 17 anni, che giunta non voteranno in questa tornata, sulla fisionomia della città ideale hanno già dimostrato ampiamente di avere una chiara visione olistica e di sistema che a qualcuno impegnato in politica fa difetto da tempo.

Più filosofia per tutti allora, magari con un festival da tenersi ogni anno, riproponendo altre edizioni di AciSofia e coinvolgendo più scuole. I ragazzi, a volte, insegnano agli adulti molto più di quanto gli stessi riescano a fare da soli. Si chiama “reverse mentoring” questo fenomeno. Soltanto in questo modo, con un festival della filosofia, si potrà capire come disegnare la città ideale del proprio contesto di riferimento. Che poi, ad esser onesti, la città non va nemmeno disegnata, ma solo vissuta ed animata di più in modo autenticamente libero, democratico e responsabile. La filosofia docet!

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