La classe dirigente di Palermo fra hidalgos, Cipolla e sfincionelli

Carlo Barbieri

Nel suo meraviglioso “Le leggi fondamentali della stupidità umana” Carlo M. Cipolla, un filosofo che aveva il raro dono di fare affermazioni indiscutibili in modo comprensibile e divertente, sostiene che gli stupidi sono diffusi nella società in una percentuale invariante per qualsiasi taglio statistico si faccia della popolazione. In altre parole c’è la stessa percentuale di imbecilli fra maschi e femmine, fra bianchi, neri, gialli e cocktail vari, fra ricchi e barboni, fra cristiani, musulmani, buddisti e atei, fra analfabeti e laureati, e così via.

Io nella mia vita questa cosa l’ho verificata sempre e dappertutto, ma con una clamorosa eccezione che avrebbe mandato in depressione Cipolla: Palermo. A deviare dalla norma non è in realtà tutta la città, ma la sua classe dirigente – politici, burocrati, consulenti… insomma quel nutrito (e ben nutrito) gruppone di persone che dovrebbero prendersi cura del benessere dei cittadini ideando piani, decidendo regole, emettendo ordinanze, operando controlli, organizzando servizi. Fra questi signori la percentuale di stupidi, come sa chi ci abita e confermano le classifiche nazionali di vivibilità, si impenna. Mi sono sempre chiesto che cosa provochi questa deviazione dallo standard Cipollano e, pensa che ti ripensa, sono arrivato a immaginare due possibili cause, fra le quali non so decidere: la “Sindrome dell’Hidalgo” e “La Sindrome dello Sfincionello”.

Ve le sottopongo, e poi vi chiedo un aiutino speciale per capire qual è quella vera.

LA SINDROME DELL’HIDALGO

Secondo questa teoria, la dominazione spagnola avrebbe contagiato la classe dirigente panormita con l’arroganza degli hidalgos conquistatori, o meglio con la invidiosa tendenza a imitarla – una cosa piuttosto patetica, vista la mancanza delle solide basi imperiali su cui quelli l’appoggiavano. Ne sarebbe conseguita l’assenza, nei soggetti infettati, di quel briciolo di umiltà che produce nell’uomo, insieme alla capacità di autocritica e alla convinzione di “avere sempre qualcosa da imparare”, la capacità di ascoltare, confrontarsi e condividere. Risultato: regole, ordinanze, servizi e piani concepiti a testa di membro e attuati a cavolo cappuccio.

LA SINDROME DELLO SFINCIONELLO

Ibn Hawqal, geografo e mercante del X secolo nato a Baghdad, quando visitò la Balarm/Palermo araba non ebbe una buona impressione dei palermitani, che giudicò in maggioranza ignoranti, tasci (ma vah?), e capaci di impegnarsi la biancheria intima pur di fare bella figura (ma vah, ma vah??). E decise che la colpa era della cipolla di cui i palermitani facevano troppo uso: secondo lui, il commovente bulbo gli intossicava il cervello.
Ed ecco quindi l’aiutino di cui avrei bisogno per decidere fra le due teorie: vi risulta per caso che all’ARS, in Comune e, in generale, fra i signori coinvolti in un modo o in un altro nell’immaginare, approvare, realizzare o lasciare com’è tutto quello che rende Palermo una città impossibile, si registri un consumo anomalo di cipollatissimi sfincionelli?

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