La Compagnia teatrale Jonica trionfa al Garibaldi, con una irresistibile edizione del “Liolà”

La Compagnia teatrale Jonica trionfa al Garibaldi, con una irresistibile edizione del “Liolà”

GIARRE –  Liolà, una delle commedie di Luigi Pirandello fra le più rappresentate, debuttò nel 1916. In scena sono state innumerevoli le rappresentazioni , per cui si è indotti a pensare che nulla si possa aggiungere o inventare per una commedia originale, di autentica spontaneità, che poco o niente contiene dell’intellettualismo del teatro borghese del tempo. Eppure, l’adattamento e la regia di Giovanna Criscuolo riescono a rinfrescare il sottile e pungente umorismo amaro pirandelliano , che condanna una società, talvolta di Verghiano sapore nel sottolineare spesso l’importanza della “roba”, ma mantenendo una peculiare fedeltà al testo iniziale creato e partorito dalla mente del drammaturgo agrigentino.
L’andamento e la cadenza del dialetto catanese, rispetto all’originale parlata agrigentina, non condiziona l’efficacia delle battute né distrae dall’ambientazione campestre della commedia agrigentina che tutta verte sull’azione scenica del gaio contadino Liolà, sovvertitore delle regole di una società ipocrita, falsa e egoista, che denigra la figura femminile ,il cui ruolo è quello di obbedire ai desiderata del marito capofamiglia ,tutto teso a dimostrare la sua mascolinità, in un background socioculturale alla conquista di profitto personale e di potere economico, a scapito di chiunque. Liolà, superbamente interpretato da Giambattista Galeano, però, nonostante il suo fascino di irresistibile seduttore, che gli permette di “conquistare” facilmente qualsiasi donna e di farsi aprire qualsiasi porta, ha un suo “codice d’onore e di dignità” e non abbandona, ma ama e cresce i figli che nascono dalle sue relazioni dissolute e licenziose. Lo fa con l’aiuto della sua mamma, una bravissima Grazia Papa che accudisce e cura con grande amore la sua numerosa prole. I bambini ( Pietro Zappulla , Alessandra Galeano, Davide Iannaci) rendono brillantemente l’innocenza di creature ignare delle loro origini. Sono il risultato della gioia di vivere e di amare di Liolà, nonostante l’ipocrita condanna della classe padronale e della morale sociale che li considera al contrario frutto della immoralità e della dissolutezza.

Sotto la guida della Criscuolo, Giambattista Galeano interpreta in chiave moderna, il ruolo di Liolà, muovendosi, danzando, cantando e declamando con vero stile da performer. Tutti i personaggi, nonostante la fedele ambientazione negli anni ‘40, sembrano essere senza epoca, capaci di invitare alla riflessione e lasciare un messaggio profondo, che spazia fino ai giorni nostri.

In quest’opera “campestre”, Pirandello sottolinea l’inosservanza del formalismo ,compiuta in allegria, quasi inconsapevolmente. Liolà rappresenta la gioia di vivere e la sua trasgressione diventa attrazione irresistibile agli occhi delle giovani contadine (Carmen Russo, Simona Panarello, Arianna Galeano).
Il lavoro è una sorta di ribellione agli anziani di quella società, depositari del formalismo agreste e del suo assetto familiare. Soprattutto è l’opposizione alla logica della ricchezza a tutti costi rappresentata della Za Croce, interpretata da una ottima Veronica Scandurra. 
Da sottolineare l’allegria ( che sfocia in dabbenaggine)che accompagna le giovani adolescenti di contro alla profonda solitudine e tristezza di Tuzza, una convincente Rita Composto, il cui sentimento d’amore l’ha privata della gioia di vivere con gli altri , vittima della morale, del suo orgoglio e dunque incapace di rivelare e aprirsi al vero sentimento.

L’allestimento scenico e i costumi del collaudato duo Gaetano Venuto-Mariangela Grasso, le musiche e gli interventi vocali di Luigi Di Pino, che apre e chiude gli atti con un uomo tocco inconfondibile di sicilianità la bravura collaudata di Giovanni Spada (‘Zù Simuni), Adele Nicotra (Mita), Lucilla Trombetta (gna Carmina), Tina Leonardi (gna Gesa) supportano le linea guida dell’adattamento di Giovanna Criscuolo e riescono a sostenere un alto grado di divertimento del pubblico che con innumerevoli applausi ha accompagnato uno spettacolo sempre attuale, arricchito di multiformi sfumature.
L’appuntamento è per il prossimo 1 aprile in doppio appuntamento domenica 2 con la commedia “Scuru” di Nino Martoglio, per la regia di Pietro Redi.

Mario Pafumi

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