La follia è in mostra

Katya Maugeri

In “Che cosa è la psichiatria” Franco Basaglia nel 1967, scrive: “La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere”. Basaglia, psichiatra saggista, neurologo, fu il promotore di una nuova prospettiva psichiatrica, grazie al quale il 13 maggio del 1978 il Parlamento italiano approvava in via definitiva la Legge n. 180, ribattezzata con il suo nome che poneva fine all’inferno dei manicomi: la fine ai maltrattamenti di soggetti indifesi, spesso abbandonati o sottoposti a violenze psicofisiche. Una strenua battaglia che portò alla chiusura dei manicomi,  promuovendo una nuova concezione della disciplina psichiatrica a partire dal ruolo delle istituzioni e da una diversa considerazione delle persone con disagio mentale. Relatore della legge fu lo psichiatra e politico democristiano Bruno Orsini, ma le fondamenta erano tutte in quella rivoluzione che Basaglia condusse per anni.

In occasione del quarantennale della storica legge nasce il progetto espositivo “La condizione umana”, promosso dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e realizzato della Soprintendenza di Palermo. Ideata e curata da Helga Marsala, la mostra è ospitata nel quattrocentesco Palazzo Ajutamicristo, sede della Soprintendenza.

Una mostra dedicata al terribile stato di disagio vissuto da chi veniva rinchiuso nei manicomi perché ritenuto ed etichettato come “pazzo”. L’esposizione, attraverso lo sguardo di registi, artisti, fotografi, aiuta lo spettatore a intraprendere un viaggio all’interno di una realtà sconosciuta: quella degli emarginati, quella dei matti. Un percorso dal forte impatto emotivo, a tratti “fastidioso” per la cruda verità che raffigura. Sono frammenti e reperti di vite sospese vissute al margine di spazi surreali, anime rinchiuse in prigioni autorizzate, intrise di sofferenza e solitudine.

“La legge che mise fine all’esistenza dei manicomi – ha dichiarato Helga Marsala – nasce da una rivoluzione che fu anche e soprattutto politica e filosofica dal momento che provò a ridefinire i concetti di marginalità e differenza, a mutare la percezione che la società aveva dei pazienti e la natura dei luoghi in cui questi venivano confinati”. Tra le opere esposte a Palazzo Ajutamicristo, anche una sezione dedicata alla Real Casa dei Matti, fondata da Pietro Pisani nel 1824, la Vignicella dei Gesuiti e il vicino complesso dell’Ospedale psichiatrico costruito da Francesco Paolo Palazzatto nel 1885.

Gli artisti in mostra sono: Letizia Battaglia, Gianni Berengo Gardin, Massimiliano Carboni & Claudia De Michelis, Bruno Caruso, Fare Ala, Carla Cerati, Luciano D’Alessandro, Christian Fogarolli, Stefano Graziani, Eva Koťátková, Uliano Lucas, Federico Lupo, Domenico Mangano & Marieke van Rooy, Enzo Umbaca, Franco Zecchin.

 

La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 31 marzo, tutti i giorni dalle 9 alle 13.30 e martedì dalle 9 alle 18.30. L’ingresso è libero.

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