La "lezione universitaria" del vulcano Etna: c'è una grande energia da sfruttare nel sottosuolo

 

di Saro Faraci “Il Professorista”

La nuova puntata di #startupmystory ci porta direttamente dentro il Vulcano. Una storia vulcanica di per sé che ben si accoppia con l’energia proveniente dall’Etna, il vulcano più alto d’Europa. A raccontarcela Marco Viccaro, 40 anni, professore universitario e geologo.

– Marco Viccaro, raccontaci un po’ di te.

«Ho 40 anni, nato e vissuto a Genova per più di metà della mia vita, ma ormai radicato a Catania ove ho conseguito il Dottorato di Ricerca. Nel 2008 ho vinto il concorso di ricercatore presso l’Università degli Studi di Catania e presso il medesimo Ateneo sono Professore Associato di Geochimica, Vulcanologia e Risorse Geotermiche dal 2015. Ho vari interessi extra-universitari e lavorativi, quali ad esempio la passione per lo sport (praticato, non guardato) e collezionismo di minerali»

– Quali sono i risultati scientifici più importanti del tuo lavoro di ricerca universitaria?

«Il focus principale delle ricerche scientifiche portate avanti dal gruppo che coordino riguardano prevalentemente l’ambito vulcanologico. Gli obiettivi più rilevanti che abbiamo raggiunto finora si incentrano sulla comprensione delle dinamiche e tempistiche di trasferimento dei magmi nel sistema di alimentazione dell’Etna ed hanno importanti risvolti in termini di valutazione dell’hazard in aree vulcaniche come quella catanese. Da circa cinque anni ho però attivato una nuova linea di ricerca in ambito energetico, basata sull’idea di sfruttare in modo sostenibile il calore, anche scarso, presente nel sottosuolo. Sono le cosiddette risorse geotermiche di bassa entalpia »

– Il tuo lavoro di ricerca ha destato l’interesse di altre istituzioni a livello nazionale o internazionale?

«Certamente. Sia per le linee di ricerche proprie della vulcanologia sia per quelle in campo energetico collaboriamo con molteplici Università ed Enti di ricerca italiani e stranieri. Ma è soprattutto in campo geotermico che noto un grande dinamismo nell’attivare nuovi rapporti di collaborazione, probabilmente a causa del crescente interesse verso questi temi. Nelle ultime settimane abbiamo ad esempio stipulato una serie di accordi con l’INGV di Palermo, il GFZ di Potsdam e l’Institute for Geothermal Sciences della Kyoto University »

– Come mai, negli ultimi tempi, c’è un grande interesse intorno alle fonti di energie alternative e rinnovabili? C’è potenzialità per questi nuovi mercati energetici?

«L’interesse verso le energie rinnovabili non deve esser considerato una moda, bensì un’esigenza. Le prospettive di sfruttamento delle risorse provenienti da combustibili fossili (i.e., carbone, gas e petrolio) sono di circa 80-100 anni al massimo se rapportate al consumo energetico annuo (16 Terawatt nel 2009 e 28 Terawatt stimati per il 2050). Altro che potenzialità dunque! Un mercato quasi totale delle energie rinnovabili sarà presto una realtà concreta, perché l’Uomo per vivere ha bisogno di energia e l’unico fabbisogno potrà essergli fornito da risorse energetiche alternative a quelle provenienti dai combustibili fossili»

– Dalla ricerca alla start up, seguendo un percorso tipico di trasferimento tecnologico universitaria. Come si chiama la Tua start up e cosa fa al momento?

«Nel corso degli anni abbiamo acquisito un importante bagaglio di esperienze e competenze in ambito geologico-geochimico-geofisico. L’integrazione di queste competenze con altre più tecniche e ingegneristiche è ciò che ha portato alla nascita di EarTherm, uno spin-off universitario costituito in forma di start-up innovativa. In EarTherm sviluppiamo nuovi materiali per il geo-scambio con il sottosuolo e soluzioni impiantistiche finalizzate allo sfruttamento del calore geotermico anche quando nel sottosuolo sono presenti temperature costanti e relativamente basse, ad esempio temperature in linea con le medie annue dell’aria, che in Sicilia oscillano tra i 15°C e i 18°C »

– Quali sono i prossimi obiettivi che EarTherm si prefigge di raggiungere?

«Finora EarTherm ha profuso i propri sforzi principalmente nel campo della ricerca industriale. Ci occupiamo di argomenti abbastanza nuovi, poco conosciuti in territori come quello siciliano e serve dunque tempo per poter creare prodotti nuovi e competitivi sul mercato. Il prossimo obiettivo è quello di intercettare due settori che ritengo possano trarre benefici enormi dallo sfruttamento di risorse geotermiche di bassa entalpia, ovvero la coltivazione in serra di ortaggi/fiori e quello dei centri per la cura e il benessere delle persone»

– Chi Ti collabora più direttamente in questa attività imprenditoriale? In pratica, chi sono gli altri membri del team di EarTherm?

«Il team di EarTherm comprende il Prof. Antonino Pezzino, già docente di Petrografia Applicata e Georisorse, il Dott. Giuseppe Belfiore, ingegnere termo-meccanico, e un’azienda, la Hitec2000, la quale si occupa di sviluppare soluzioni tecniche innovative e degli aspetti commerciali. Coadiuvano le attività di EarTherm anche il Dott. Salvatore Urso, project manager, e il Dott. Giovanni Floridia, il quale sta svolgendo nella nostra azienda un dottorato innovativo a caratterizzazione industriale»

– Hai mai usufruito di programmi di mentoring, di coaching per supportare la Tua start up innovativa?

«No, sinceramente non ho mai avuto la possibilità di usufruire di questi programmi»

– Avete fatto tutto con risorse finanziarie interne oppure avete potuto contare anche sull’apporto di investitori? Pensi che ci possa essere un interesse di venture capitalists e altri investitori alle attività di Ear Therm?

«Finora EarTherm ha beneficiato di risorse interne oppure di risorse provenienti da progetti di ricerca. Certamente credo che ci possa essere l’interesse di investitori di vario livello, persino la Grande Industria potrebbe avere interesse verso le nostre attività, anche se non è facile riuscire a catalizzare la loro attenzione»

– Classica domanda che si fa ad uno startupper. Avete concorrenti nel Vostro mercato?

«Non molti, almeno se mi limito a considerare il sud Italia. Paradossalmente non so se considerare questo un bene. Voglio dire, avere concorrenti significa occuparsi di prodotti/servizi che ormai hanno un buon grado di penetrazione nella società. Non avercene significa che i prodotti/servizi sono molto esclusivi o piuttosto di nicchia. In Sicilia, ma direi in Italia, in pochi conoscono le potenzialità e le possibilità tecniche che abbiamo per estrarre energia dal sottosuolo. In molti Paesi del nord/centro Europa e nel Nord America c’è molta più consapevolezza. Questo gap principalmente culturale che rende peculiare l’Italia non aiuta di certo lo sviluppo di realtà come quella di EarTherm»

– Ultima domanda. Ma secondo Te Catania è un ecosistema per le start up e le spin off oppure al momento ne ha solo le potenzialità?

«Catania penso possa diventare ecosistema per spin-off e start-up. Ad oggi, forse anche a causa del contesto socio-economico non propriamente favorevole, non credo che tutte le realtà imprenditoriali siano in grado di interagire tra loro in modo autosufficiente. Non bisogna però demordere, gli ingredienti base – voglia, idee, competenze – credo ci siano tutti»

– Ultimissima domanda. Parlo adesso al geologo che ha deciso di fare impresa. L’Etna un Vulcano e Catania un Vulcano di idee. Due ecosistemi a confronto, uno naturale, l’altro imprenditoriale. Imprevedibili e sempre attivi, forieri di ricchezza per il territorio. Il paragone regge?

«Assolutamente si, regge alla grande! Mi viene da aggiungere che, oltre ad esser ecosistemi a confronto, possono diventare ecosistemi in simbiosi, che sinergicamente possono trarre beneficio l’uno dall’altro se abbiamo l’intelligenza di trovare modelli di sviluppo integrato e sostenibile che garantiscano il mantenimento delle rispettive specificità, esaltandole»

Il team di Ear Therm

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