La necessità si fa virtù. Papà a casa e manager in telelavoro: un binomio vincente di intelligenza emotiva

La necessità si fa virtù. Papà a casa e manager in telelavoro: un binomio vincente di intelligenza emotiva

Prosegue serrato il dibattito fra studentesse e studenti del corso di Principi di Management sulle implicazioni del Covid-19 sull’economia e il management delle imprese. Di seguito, le puntate precedenti: 1,2,3,4,5 e 6. Oggi è la volta di Arianna Bergancini e di Maria Giuliana Maugeri, con questo originale contributo sul work-life balance

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di Arianna Bergancini e Maria Giuliana Maugeri

Quale potrebbe essere una delle domande più frequenti che un manager tende a porsi in un momento di crisi come questo?

La risposta è semplice ed immediata: come posso incentivare, motivare e rendere efficiente il lavoro dei miei collaboratori, dei miei dipendenti, senza poter avere un confronto diretto con loro?

La risposta in questo caso non è altrettanto semplice ed immediata.

Proprio pochi giorni fa, durante una conferenza, 7 papà e CEO hanno promosso una nuova visione del ruolo del manager e dei suoi compiti: e se la paternità fosse una palestra di competenze chiave anche per la sfera manageriale oltre che per quella familiare?

Questi manager si sono ritrovati improvvisamente e inaspettatamente immersi, a causa, o per fortuna, del Covid-19, contemporaneamente sia nella vita professionale che in quella personale.

Per le donne ha sempre rivestito un ruolo molto importante, per via della loro naturale predisposizione alla maternità, riuscire a migliorare svariate loro capacità manageriali, con particolare riguardo alla cosiddetta ‘intelligenza emotiva’, tramite le quali è possibile instaurare un rapporto di fiducia e rispetto reciproco con i propri dipendenti. Tuttavia, adesso più che mai, anche gli uomini si stanno ritrovando a fronteggiare simili problematiche e queste stanno permettendo loro di affinare tale genere di competenze.

Tra i vari insegnamenti che questi 7 papà e CEO hanno cercato di trasmettere, due di queste rivestono una maggiore rilevanza:

‘L’arte del negoziato e del dare l’esempio’ e ‘La gestione dell’imprevisto e il non prendersi troppo sul serio’.

Come hanno asserito, ‘non esiste miglior negoziatore di un bambino’. Questo infatti non smetterà di implorare per avere ciò che desidera fin quando non l’avrà ottenuto. Per far sì che una regola abbia il suo effetto non basta semplicemente imporre una determinata cosa, altrimenti non verrebbe mai recepita, ciò che è necessario è dare il buon esempio. È importante essere seri, non severi, e imparare a non prendersi mai troppo sul serio. Ancora più rilevante è che gli imprevisti potrebbero capitare a tutti, in qualsiasi momento, specialmente in presenza di bambini piccoli, e non resta altro che cercare di prevenirli, per quanto sia possibile, limitare i danni al minimo e reagire tempestivamente qualora ce li ritrovassimo davanti.

Ecco, questo è ciò che ci si aspetta da un bravo manager in un momento di crisi, quando l’unica cosa che resta da fare è fare il padre, il mentore.

Chiaramente la difficoltà maggiore risiede nel riuscire a farlo a distanza, ma molte aziende sono riuscite a sviluppare una rete solida di smart working già da tempo. Quelle aziende che invece si sono ritrovate a dover fare i conti solo adesso con questo strumento, di sicuro ne gioveranno in futuro e non solo in casi di estrema emergenza.

Perché l’emergenza di adattarsi al tempo che scorre è ogni giorno e il compito del manager è quello di non sottovalutare neanche il più piccolo degli aspetti.

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