La ribellione femminile e un paio di ali per volare lontano dai pregiudizi. Eleonora de Nardis racconta "Un'idea di noi"

La ribellione femminile e un paio di ali per volare lontano dai pregiudizi. Eleonora de Nardis racconta "Un'idea di noi"

di Katya Maugeri

Sole e Amara, sono amiche d’infanzia e affrontano la vita a viso aperto. Assistono insieme al passaggio di un’epoca, attraverso la loro storia di vita: travolgente, dolorosa, spiazzante. Sono le protagoniste dell’ultimo romanzo della giornalista e sociologa Eleonora De Nardis, “Un idea di noi”(Bordeaux Edizioni) che dopo l’avvincente “Sei mia” torna a emozionare.

Sarà presentato l’1 ottobre alla decida edizione del Taobuk di Taormina (Palazzo Ciampoli alle ore 15:00 al Palazzo Ciampoli insieme alla giornalista Elvira Terranova)

“Era la nostra storia nella Storia” anticipa la protagonista nelle prime pagine. Perché gli eventi turbano, cambiano e rivoluzionano l’anima. Nel romanzo, che ripercorre episodi salienti della nostra storia recente, dalla caduta del Muro al G8 di Genova, dalle torri gemelle ai casi si maternità surrogata oltreoceano, si affrontano tematiche del femminile e di quanto la famiglia sia “condivisione, accudimento reciproco, sostegno e creazione ciascuno della propria identità, unica e irripetibile; non piramide gerarchica di poteri in cui i ruoli vengono imposti da atavici stereotipi di genere”.

Un romanzo di formazione che traccia un percorso delicato, intenso e introspettivo all’interno di realtà difficili quali le madri in carcere, la violenza sulle donne e il concetto di maternità: non intesa solo come gravidanza, bensì come condizione ontologica dell’essere umano, a prescindere dal fatto di essere genitore biologico e persino al di là del genere d’appartenenza.

Ma cosa accade all’anima di Sole?  «Vi è sempre una stagione di capovolgimento nella vita di ciascuno di noi: un’estate o magari un autunno della nostra giovinezza – ci racconta Eleonora de Nardis -. Quel periodo così splendente dell’animo, quando ancora non è inevitabile essere chi ci viene imposto di essere, perché ancora dobbiamo trovare noi stessi.

Quella di Sole è la storia di una ragazza che diventa adulta , di una figlia che diviene madre e sostanzialmente la storia di una rivoluzione interiore che, come tutte le rivoluzioni, ha le sue ghigliottine. Vi è un verbo che accompagna il lettore incessantemente, pagina dopo pagina: ribellarsi, un verbo che alla protagonista sembra concepito apposta per le donne. Ecco: quello di Sole è il percorso di una serie ribellioni, l’ultima delle quali a se stessa, alle sue stesse convinzioni».

Pregiudizi ideologici e cattiva informazione

«Sembra incredibile ma basta accendere la tv su un qualsiasi telegiornale per assistere alla deprimente metonimia del fallimento di quarant’anni di battaglie, in termini di diritti, pari opportunità, minoranze, femminismo. Da un lato la disinformazione o, peggio ancora, la pseudo-informazione. Dall’altro, i pregiudizi ideologici. Davvero vorrei che il nostro Paese non fosse così indietro e che si pretendesse una conoscenza profonda di certe tematiche: credo che il dibattito pubblico su queste questioni sia di primaria importanza, soprattutto per avere leggi che invece di chiudere gli occhi li spalanchino al mondo, con tutte le sue diversità e istanze sociali e bioetiche».

Un’idea di noi è anche un viaggio all’interno dell’animo umano di nostalgie e ricordi di una casa d’autunno. Passando da Scanno tra maglioni di lana grezza blu e per le vie dei borghi, l’autrice racconta ai lettori di quanta Storia è intrisa la vita di ognuno di noi e lo fa delicatamente ma con determinazione.

C’è anche tanta letteratura, illuminanti riflessioni che fanno emergere la personalità di una giornalista, sociologa e lettrice che cerca di stimolare e nutrire la propria mente. «Sono dell’opinione che, non potendo allungare la nostra esistenza più di tanto, possiamo però dilatarla, nutrendo il più possibile la nostra mente di stimoli e conoscenza. Leggere è da sempre il mio rifugio dalle storture di un mondo che troppo spesso vorrei diverso (e che quindi cerco, nel mio piccolo, con la scrittura, di cambiare), oltre un modo incredibile per viaggiare senza muoversi e viverne tante, di esistenze».

Non solo lotte e rivoluzioni, ma l’educazione al dolore. Pagine Il pudore di vivere un trauma, un lutto, una scelta mai presa in considerazione con maturità. Una maternità surrogata raccontata in tutte le sue sfaccettature.

«La sofferenza è spesso totalizzante, assolutizzante: un investimento a senso unico. Il dolore provoca pianto, grida, silenzi: tutti fallimenti della parola e, quindi, del pensiero. Soffrire significa tuttavia anche e soprattutto crescere; trovare un antidoto alla morte forse è possibile, e il romanzo ne suggerisce uno, quello di dedicarsi all’altro da noi, fino a donarsi».

E il valore dell’amicizia come sigillo indissolubile, «amico in latino viene dal verbo amare: gli amici sono coloro che non ci abbandonano mai, che non ci giudicano e che sanno tutto dei disastri della nostra esistenza, soprattutto quelli che non  mostriamo al mondo, perché ne proviamo vergogna e li teniamo ben celati dentro di noi. Sarebbe bello se, prendendo esempio dall’amicizia, divenissimo amici anche di noi stessi, amandoci  e, perché no, perdonandoci di più».

Un testo che demolisce le fragilità, coccola le debolezze e diventa un mantra di forza. E coraggio. Quello necessario per lottare e difendere ideali imprescindibili.

«Il titolo del romanzo lo svela già: quando sento dire che siamo in un’epoca post ideologica mi adiro, perché vorrebbe dire essere in un’epoca post democratica. E certo questo non sarebbe un bene. I miei vent’anni sono lontani (li ho più che doppiati) ma sento ancora forte la necessità di lottare per gli ideali in cui credo, la tutela delle differenze che considero il più grande valore della società tutta, l’abbattimento delle diseguaglianze, che invece sono di certo un pericoloso disvalore.

Lottare per un ideale è la chiave della felicità: per gli antichi essere felici non significava stare spensierati in vacanza, bensì agire, combattere per cambiare le cose che non ci piacciono del mondo, per capovolgere i paradigmi sociali nei quali siamo da troppo tempo imbrigliati, convinti di essere liberi se siamo soli chiusi in casa nostra, con i confini chiusi e il frigo pieno. Quando invece questa è solo la via per la schiavitù mentale.

E invece la via per la felicità, cioè la libertà, si raggiunge solo attraverso l’apertura, il confronto (e lo scontro) con l’altro da noi, il diverso, il nuovo, lo straniero (inteso come estraneo alle nostre convinzioni). Solo così saremo realizzati come donne e come uomini e potremo dirci davvero liberi: non scordiamoci mai che la libertà è un diritto ma presuppone anche un dovere: scegliere».

Un’idea di noi è un libro che penetra l’anima e lo spirito, un romanzo che racchiude un grande insegnamento: “psiche in greco significa farfalla; nasciamo come un bruco di anima, tocca a noi dargli le ali”.

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