"La roba" ragione di vita e di morte per l'immutabile umanità

"La roba" ragione di vita e di morte per l'immutabile umanità

Daniele Lo Porto

CATANIA – Vivere per la roba e morire per la roba, l’esistenza di don Mazzarò si esalta e si consuma tra olivi e aranceti, tra fave e fiere, tra bestie a due e quattro zampe.  Vite aride come zolle d’estate, germogli di speranze bruciati dalla dura quotidianità. Saggezza e ingenuità si intrecciano tra storie di giovani anime invecchiate precocemente dalla dura vita nei campi, dalla Piana di Catania al Biviere di Lentini. C’è tutto il Verga più drammaticamente verista ne “La roba” , nuovo allestimento diretto da Guglielmo Ferro, spettacolo d’apertura della stagione del Teatro ABC,  prima tappa di una tournée che toccherà poi tutta l’Italia. Il protagonista, Enrico Guarneri, è il mattatore dell’opera verghiana dopo i successi de “I malavoglia” e “Mastro don Gesualdo”. Miscela cinismo e generosità, saggezza e fatalismo.  In scena: Giampaolo Romania, Nadia De Luca, Francesca Ferro, Rosario Marco Amato, Alice Ferlito, Alessandra Falci, Gianni Fontanarosa, Giuseppe Parisi e Maria Chiara Pappalardo. Dopo il debutto di sabato 5 novembre, lo spettacolo sarà replicato venerdì 11 (alle 21), sabato 12 (alle 17.30 e alle 21) e domenica 13 novembre (alle 18).

“La roba” è prodotto dall’associazione Progetto Teatrando che da anni segue la mission di promuovere il patrimonio culturale della letteratura siciliana, attraverso un lavoro di riscrittura drammaturgica dei nostri classici. Il nuovo progetto per questa stagione è la messinscena di alcune delle novelle più esemplificative delle raccolte “Vita dei Campi” e “Novelle rusticane” di Giovanni Verga, il preludio verista che ha portato l’autore siciliano all’approdo al ciclo dei vinti del capolavoro “I Malavoglia”. In “Nedda”, “Rosso Malpelo” e “La roba”, Verga affronta le problematiche socioeconomiche dei più umili. “Sono i vinti della Sicilia alla fine dell’Ottocento – spiega Guglielmo Ferro nelle sue note di regia – che, travolti dalla “fiumana del progresso”, non possono fare altro che sopravvivere aggrappandosi ai beni materiali. La “roba” in Verga diventa àncora di salvezza per tutti i derelitti della società, per coloro che lottano a costo della vita pur di non soccombere al “darwinismo sociale” dell’epoca. Nessun vincitore tra i protagonisti delle novelle, solo vinti. Nessuna vera speranza di riscatto ma solo la crudezza della loro miserabile esistenza. Nessun giudizio morale a rassicurare lo spettatore”. “Oggi è cambiata la “roba”, ma non l’uomo – sottolinea Enrico Guarneri – e il testo rimane quindi attualissimo. La maestria di Guglielmo Ferro ha inoltre fatto sì che in una novella di poche pagine esplodessero anche l’anima poetica e gli accadimenti letterari di altre novelle verghiane”.

Sala piena per la “prima” e applausi convinti a più riprese. Ottimo esordio per Guarneri, Ferro e il sempre rivisitato Verga.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *