La start up siciliana che crea ambienti virtuali di lavoro è pronta a rivoluzionare il mondo degli eventi on line

La start up siciliana che crea ambienti virtuali di lavoro è pronta a rivoluzionare il mondo degli eventi on line

di Saro Faraci “il Professorista”

La nostra rubrica #startupmystory questa settimana ci porta a conoscere un intraprendente giovane dottore in informatica. Si chiama Danilo Costa ed è il fondatore di Coderblock, una originale piattaforma dedicata a smartworking ed esperienze virtuali in 3D. Antesignana dell’organizzazione del lavoro a distanza, in tempi di pandemia è letteralmente esplosa anche a livello internazionale.

Per rompere un po’ il ghiaccio, ci parli di sé.

«Ho 32 anni e vengo da Palermo. Sono il CEO & Founder di Coderblock. Prima di questo, mi sono laureato in Scienze Informatiche con una tesi sperimentale su Intelligenza Artificiale e Machine Learning (una delle mie passioni) e sono stato un musicista per dieci anni. Prima di Coderblock, ho lavorato per oltre 8 anni in società legate al mondo dell’advertising o come consulente IT per società in tutta Italia. Una delle mie passioni è rappresentata sicuramente dai viaggi. Negli ultimi quattro anni, per motivi lavorativi, ho avuto la fortuna di visitare città come New Orleans, New York, Miami, Lisbona, Londra, Dublino, Berlino e tante altre»

Come si chiama la start up che ha fondato? E cosa fa in particolare?

«Fondata nel 2016, Coderblock è una piattaforma dedicata a smart working ed esperienze virtuali in 3D. Siamo andati online un mese prima del lockdown e, rispondendo e adattandoci alle esigenze del mercato, abbiamo ripensato i nostri spazi virtuali anche per attività didattiche a distanza ed eventi virtuali immersivi»

Coderblock è il prodotto di punta della sua start up. Perché la definite un’esperienza virtuale rivoluzionaria?

«Perché stravolge completamente il modo di organizzare le esperienze virtuali legate al lavoro e al networking, proponendo degli spazi 3D da “vivere”, interpretando il proprio avatar 3D ritrovandosi ad esempio seduti alla stessa scrivania con il collega mentre si fa una videochiamata, o faccia a faccia con un espositore al suo stand»

Ci dica la verità. In tempo di pandemia, per via del lockdown e altre limitazioni alla mobilità delle persone, si è spalancato per Voi un grande mercato. Nel contempo, però, si saranno fatti vivi altri competitors. Come è la situazione?

«L’emergenza sanitaria ha velocizzato un processo di digitalizzazione già in atto. Come ben sostiene, i competitor ci sono ma propongono soluzioni meno “immersive” e coinvolgenti. Le potenzialità di Coderblock risiedono nella sua tecnologia e scalabilità: gli ambienti virtuali vengono realizzati e costruiti su misura per i nostri clienti e forniscono un’esperienza interattiva unica nel suo genere»

Il mondo dell’organizzazione degli eventi è entrato in crisi. Pensate che Coderblock possa essere una valida soluzione per non rinunciare al piacere di organizzare un evento, seppur in modo virtuale?

«Coderblock Summit, la divisione di Coderblock dedicata agli eventi virtuali, è nata proprio per rispondere da un’esigenza del mercato. Analizzando le necessità di chi già utilizzava l’ufficio ci siamo resi conto di quanto fosse importante fornire anche la possibilità di organizzare eventi. E così, ci siamo seduti a tavolino e abbiamo ripensato alle logiche della piattaforma dando vita ad un prodotto cucito su misura del cliente. Riteniamo che l’approccio migliore sia quello ibrido. Non intendiamo proporci come soluzione sostitutiva bensì integrativa: gli eventi fisici torneranno, ma si è aperto un nuovo mercato che può procedere in parallelo con l’obiettivo di massimizzare i risultati e triplicare l’engagement di chi sposa questa nuova tecnologia»

Allargando un po’ il discorso, Lei pensa che in questo periodo di pandemia, le start up siano state più resilienti delle imprese tradizionali nel fronteggiare la crisi? O anche loro hanno sofferto qualche problema in particolare?

«Alcune aziende tradizionali hanno certamente fatto più fatica ad adattarsi a questo nuovo modo di lavorare, tantissimi i settori in crisi. Le startup, già parecchio abituate a lavorare in contesti di difficoltà, tempi ristretti, scarse risorse e budget limitati, hanno paradossalmente reagito meglio e più velocemente alla crisi. Molte, reinventandosi e innovando.
Credo quindi che resilienza sia un termine chiave, in questo periodo.»

Del team di Novatek chi fa parte e quali esperienze ha?

«Novatek è la software house dietro Coderblock ed è formata da un team in continua espansione sul prodotto. Grazie alla campagna di crowdfunding su Mamacrowd, dove abbiamo raggiunto il massimo obiettivo di raccolta, ci stiamo sempre più strutturando. Alla base della soluzione è presente un team preparato e motivato, con esperienza decennale legata al remote working e competenze relative allo sviluppo software, al design, alla progettazione UX e al team management»

E’ interessante osservare come tante start up innovative, fondate da giovani, siano collegate tra loro. Ad esempio, Voi siete partecipati da Creation Dose, un’altra start up innovativa, e sicuramente vi sarete ramificati in qualche altra esperienza d’impresa. Come valuta tutto questo fermento imprenditoriale di tipo collaborativo che c’è in giro?

«Le sinergie sono alla base delle imprese sane. Per questo, con alcuni nostri soci siamo diventati partner sotto il profilo industriale. Insieme a CreationDose, la MarTech company specializzata in influencer marketing, abbiamo unito le forze per spingerci ancora oltre coinvolgendo il pubblico dei millennials e generazione-z, offrendo così una spinta ancora maggiore ai clienti che vogliono organizzare eventi virtuali, con l’obiettivo di farli diventare virali»

Per definizione, le start up sono in un vortice continuo di innovazione. Dopo Coderblock, state pensando a qualche altra soluzione innovativa?

«Per il momento, siamo fortemente concentrati su Coderblock; la nostra “pipeline” procede spedita e abbiamo già definito la strategia da seguire tutto il prossimo anno. Tantissime novità verranno presto annunciate, alcune molto grosse, in attesa di essere svelate. Stiamo lavorando sodo per raggiungere i nostri obiettivi»

Avete mai fatto un’esperienza all’interno di un incubatore o di un acceleratore? In generale, giudica positivi questi momenti formativi in cui le start up ricevono assistenza, mentorship e coaching?

«Assolutamente sì. Coaching, mentorship e networking sono esperienze che una startup non dovrebbe mai farsi mancare. Siamo il risultato di una contaminazione internazionale con una base in Sicilia. Siamo nati a Palermo insieme ad Arca ma abbiamo girato il mondo da Dublino, a Berlino, fino a Tokyo e New York. Abbiamo fatto un mese di accelerazione a Londra presso TechItalia Lab dove abbiamo vinto il primo premio, percorso che si è rivelato davvero formativo. Dopo queste esperienze abbiamo deciso di rimanere in Sicilia per gestire le future evoluzioni della società da qui»

In Sicilia, secondo Lei c’è un vero ecosistema per le start up o siamo ancora allo stadio iniziale? E cosa manca in particolare per fare un salto di qualità?

«La Sicilia è piena di talenti ed idee valide. L’ecosistema startup sta crescendo molto e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Per fare un vero e proprio salto di qualità occorre fare squadra e confrontarsi senza avere paura che qualcuno possa “rubarci l’idea” e avere dalla propria un team che crede nel progetto e sposi la causa con passione, è la chiave vincente. La vera forza di un progetto, più che nell’idea, sta nell’esecuzione»

Ultima domanda. Un consiglio ad un giovane, come lo è lei anagraficamente, che volesse avviare un’impresa sfruttando le opportunità della digital transformation in atto. Cosa si sentirebbe di dire?

«Non esiste, dal mio punto di vista, un manuale da seguire alla lettera e non ha senso nel nostro settore ragionare per assoluti. Posso dire che, nel mio piccolo, questi sono gli spunti fondamentali:
non dare mai nulla per scontato, cercando stimoli che possano aiutare a crescere di giorni in giorno
– cercare di evitare di far passare una settimana senza aver appreso qualcosa di nuovo sul proprio mercato o sul tessuto imprenditoriale a cui si fa riferimento
circondarsi sempre di persone più esperte in modo da apprendere in modo sano. Se si è all’inizio della propria crescita, farsi affiancare da veri advisor esperti e che abbiano a cuore la crescita dell’impresa.
non innamorarsi troppo della propria idea per avere un punto di vista oggettivo sulla crescita della società. Più siamo emotivamente coinvolti con la realtà che stiamo costruendo e meno possiamo essere oggettivi»

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