La storia cantata di Jana a muttisa

 

 

 

MOTTA S. ANASTASIA –  A cura dell’assessorato comunale alla Cultura  ed in collaborazione con i tre rioni locali, Maestri, Vecchia Matrice e Panzera, sarà presentata, sabato 15 dicembre, ore 17, al castello normanno, la pubblicazione “Jana a muttisa”, ballata in dialetto siciliano, catanese-mottese, con traduzione a lato in italiano (24 ottave, due per ognuna delle 12 scene del cartellone), di Salvatore Calanna, affidata in esclusiva al cantastorie Luigi Di Pino. Nell’ambito dell’evento, saluti del sindaco Anastasio Carrà e dell’assessore alla Cultura Tommaso Distefano, Lectio magistralis del dott. Damiano Maccarrone su “Tradizione popolare siciliana”, intervento del dott. Vito Caruso, ballata “Jana a muttisa” proposta dal cantastorie Luigi Di Pino, conclusioni dell’autore.

Chi è Jana? E’ una figura leggendaria di popolana mottese, Janus al maschile in alcune fonti, presumibile fantesca intorno al 1413 nel locale castello posseduto dal barone Sancho Ruyz de Lihori e ancella della regina di Sicilia e Vicaria del Regno Bianca di Navarra, coinvolta, la Jana, nella atroce beffa della mancata fuga dal castello del conte di Modica maestro Giustiziere del Regno Bernardo Cabrera, a cui non riuscì il disegno politico-amoroso di impalmare la regina Bianca.

Chi è Salvatore Calanna? E’ un ufficiale dell’Aeronautica in pensione, originario di Motta S.A. residente nel nord, appassionato cultore di storia e tradizione patria, autore di ricordi natalizi “I racconti della novena” (2006) e raccolta di poesie “Opunzie e Olivastri” (2010), e con “Jana di Motta” (2014), “I due volti di Jana” (2016), “Maimone e la bambina” (2018) e questo ultimo “Jana a muttisa- ballata per cantastorie”, tutti sfornati dalla Edizioni Del Faro (Trento), artefice di una formidabile opera di rivalutazione, anche nella connotazione del nome, di una donna attraente, di sani principi, di forte tempra, che progredisce nella scala sociale e vive una romantica e commovente storia d’amore con il nobile cavaliere Ramon de Torrelles, fedele servitore della regina Bianca. Il colpo di genio o d’ala di Calanna sta nell’aver fatto uscire la sua eroina dai pregevoli tre volumi di edificazione della bellissima figura di donna, per consegnarla, con la ballata e l’arte del cantastorie, alla eternità e al mondo.

Chi è il ripostese Luigi Di Pino? Basta dare un’occhiata alla rete per avere consapevolezza dello spessore. Decine di premi e riconoscimenti, al pari di esibizioni nei vari continenti come ambasciatore della identità e cultura siciliana, e in programmi radiofonici e televisivi locali e nazionali. Con altri cantastorie delle due grandi scuole di Ciccio Busacca da Paternò e di Orazio Strano da Riposto, e con i colleghi della sponda occidentale isolana, dopo aver ottenuto la tutela dal Registro delle eredità immateriali siciliane, Di Pino e colleghi puntano al riconoscimento del cantastorie come patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco. Per tale obiettivo si procede da anni con una associazione dei cantastorie e con un apprezzato Festival a Paterno’ e a San Gregorio. La ballata di Jana a muttisa, in prima mondiale sabato prossimo, non potrà che giovare al raggiungimento del “marchio” Unesco.

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