La testimonianza di Claudia Koll

|Rachele Gerace|

MESSINA – “Avevo appena ricominciato a frequentare la chiesa da pochissimi giorni con i malati di Aids, quando un giorno mi accorsi che uno di loro non era a messa. Lo andai a trovare e vidi che, a causa della malattia, non riusciva più a parlare, ma i suoi occhi mi trasmettevano la paura di morire. Mi sedetti, gli presi la mano e cominciai a pensare a Gesù nel Getsemani. Nel momento in cui guardai il volto di quel ragazzo, sentii che qualcosa in me stava cambiando e capii che per conoscere Dio bisognava mettersi in gioco amando le persone che hai vicino”. Un santuario di S. Antonio gremito, sabato 8 aprile, ha accolto l’appassionante testimonianza di Claudia Koll in occasione della Festa della Misericordia. L’attrice romana ha raccontato gli episodi significativi che l’hanno portata a vivere l’esperienza di riscoperta della fede. Era il 2000, anno del Giubileo indetto da Giovanni Paolo II.
“Il momento più buio della mia vita arrivò al culmine del successo: in quel periodo ero una delle attrici più pagate d’Italia, ricercatissima per i miei successi televisivi e teatrali. Avevo messo al centro della mia esistenza la realizzazione personale e il lavoro, ma nella mia vita non c’era l’amore vero. Tante passioni, storie iniziate e lasciate a metà, tradimenti. Non avevo una stabilità affettiva, ero sempre in giro, incontravo tante persone interessanti. Cercavo l’amore, ma non ho mai avuto il coraggio di fermarmi, di fare dei figli e di avere una famiglia. Un giorno, un’amica mi chiese di accompagnarla a San Pietro per attraversare la porta santa per il Giubileo. Da quel momento tutte le mie certezze sono crollate e capii che il peccato mi stava impedendo di comunicare le emozioni autentiche. Stavo lavorando in Puglia, ma non riuscivo a immedesimarmi nelle scene di dolore che dovevo recitare; allora la mia collaboratrice mi fece capire che dovevo cercare la verità nella mia vita, per poterla trasmettere nella finzione”. Con dei flashback, la Koll torna indietro alla sua infanzia, agli insegnamenti ricevuti e al trauma di una violenza. “Sono cresciuta in una famiglia cattolica praticante. Quando sono nata, mamma è stata male e ha rischiato di morire. E lei, anziché chiudersi alla grazia di Dio, ha accettato con umiltà quella situazione e mi ha affidata alla Madonna. Affidamento che ho avvertito nel corso della mia vita e in più di un’occasione. Sono sempre stata felice di essere una donna e orgogliosa della mia femminilità. Da bambina, però, ho subito un tentativo di violenza che mi ha fatto diventare aggressiva in modo invisibile. Provocare con il mio corpo era un modo per reagire a una ferita che avevo dentro. Non ho mai odiato gli uomini, però sapete cosa accade quando una ragazzina subisce un tentativo di violenza? Si accorge del potere che ha sull’uomo, perché vede l’altro che perde la testa. Questo mi colpì e questo io ricercavo, era un modo per vendicarmi. Era un modo per curare quella ferita. Per liberarmi di questa idea ho intrapreso un cammino di guarigione per scoprire che la bellezza è nella femminilità e non necessariamente nell’aggressione della prorompenza fisica. Grazie a Cristo ho ritrovato il mio equilibrio con l’altro, ma soprattutto ho compreso l’importanza di chiedere perdono”.

Claudia Koll parla della sua esperienza di fede e di quell’incontro con le parole di Santa Faustina “grande apostola della misericordia”, come la definisce Papa Francesco. Oggi, accanto al suo insegnamento di recitazione ai ragazzi, vive l’impegno concreto della conversione attraverso la onlus “Le Opere del Padre”, della quale è presidente, che si occupa di progetti di carità a favore degli orfani e delle donne abbandonate in Burundi.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *