La violenza sulle donne ai tempi del Covid-19, "Oggi recluse per legge e per necessità, abbiamo il dovere di difenderle e tutelarle"

La violenza sulle donne ai tempi del Covid-19, "Oggi recluse per legge e per necessità, abbiamo il dovere di difenderle e tutelarle"

di Katya Maugeri

Per chi fugge dalla violenza, la quarantena in casa è devastante. La paura, il terrore di non farcela supera persino l’ansia del nemico invisibile perché il nemico di sempre è in casa e libero di agire. La violenza è un fenomeno che non accenna a fermarsi né a diminuire e lo è anche adesso, in questo clima difficile, perché se per alcuni la casa è sinonimo di protezione, per molte donne no. L’emergenza coronavirus non ferma la violenza sulle donne, costrette a restare a casa con i propri aguzzini. Dall’appello pubblico al premier Conte, lanciato da due storiche attiviste, Fabrizia Giuliani e Andrea Catizone, nel giro di poche ore sottoscritto da cinquecento donne nasce una iniziativa sociale importante: “Fermiamo l’emergenza nell’emergenza”. È partita in questi giorni la campagna promossa dal governo per combattere questa lotta: una serie di spot programmati fino al 3 aprile per promuovere il numero 1522, attivato dalla Presidenza del Consiglio e gestito dal Telefono rosa per offrire aiuto a chi in questo momento potrebbe averne più bisogno.

«La violenza contro le donne è al momento un’emergenza dentro l’emergenza, pertanto l’appello lanciato al presidente del Consiglio da due attiviste storiche (Fabrizia Giuliani ed Andrea Catizone) e da quasi 500 tra donne della politica, dell’università, dell’associazionismo è assolutamente condivisibile – spiega l’avvocato Maria Concetta Tringali, vicepresidente del Centro Antiviolenza Galatea -. La preoccupazione è tanta. La principale prescrizione alla quale dobbiamo attenerci per cercare di superare questa pandemia e contenere il contagio e il diffondersi del virus è quella di rimanere a casa. Ebbene, Io resto a casa, per le donne vittime di violenza (e per i bambini di queste donne), è monito che può  rivelarsi fatale!  La donna che vive quotidianamente con il maltrattante è più che mai esposta in questi giorni di isolamento forzato a estremo pericolo»

La violenza silenziosa all’interno delle mura di casa non si ferma, abbiamo dati rassicuranti?

«Un femminicidio ogni due giorni è la media dei massacri da molti anni ormai; una donna su tre ha subito violenza o abusi; i numeri sono alla portata di tutti, li ho esaminati nel mio libro che ha attinto ai dati raccolti nella Relazione finale della Commissione d’inchiesta al Senato del marzo 2018, oltre che all’esperienza personale maturata presso il Centro Antiviolenza Galatea. I primi mesi di quest’anno contano già una ventina di vittime, cosa potrà accadere nelle condizioni di isolamento dovute all’emergenza Covid-19? Non oso immaginarlo! Antonella Veltri, la presidente di D.i.Re, Donne in rete contro la violenza, lo scorso 8 marzo ha presentato i dati della rete, composta dai 75 centri: le donne accolte nel  2018 sono state quasi 20.000 con un incremento di accessi dell’11%. Oggi possiamo temere che il fenomeno torni a inabissarsi. Cominciano a ridursi le chiamate di aiuto purtroppo, sia al 1522 che anche al nostro centro. C’è paura e solitudine, in questo momento»

In che modo possiamo contrastare la violenza casalinga?

«Tra le principali raccomandazioni inviate allo Stato italiano dal GREVIO, con il Rapporto sull’Italia pubblicato il 13 gennaio 2020, c’è quella di adottare misure per garantire che la violenza contro le donne sia affrontata in modo globale e integrato e che tali misure siano attuate e monitorate tramite un coordinamento efficace tra autorità nazionali, regionali e locali. Ecco cosa deve fare il governo. E poi deve rispondere all’appello delle donne fattivamente, dando alle vittime chiara la percezione di potere chiedere aiuto. La violenza domestica è fenomeno trasversale che riguarda tutte e che necessita di una risposta strutturale. Nessuno deve mollare la presa o distogliere lo sguardo o perderemo altre vite.  Bisogna dare concreto supporto che vuol dire denaro, risorse ai centri antiviolenza e alle case rifugio. Da più parti è arrivato l’invito a spostare il focus sui provvedimenti. Dal momento che molte case rifugio, oggi, in tempo di Coronavirus, non garantiscono nuovi ingressi a tutela delle ospiti presenti nelle strutture, allora è bene che le Procure valutino prontamente l’allontanamento del maltrattante che va spostato altrove se vogliamo tutelare le donne. Oggi che sono recluse per legge e per necessità, più che mai, abbiamo il dovere di difenderle e tutelarle»

Qual è il ruolo di una associazione seria e presente sul territorio?

«Il ruolo di un’associazione è di esserci, di stare sul territorio e noi cerchiamo di farlo,  con i protocolli d’intesa coi comuni che ci permettono di avere uno sportello sempre pronto ad accogliere le vittime, ad esempio. Anche noi viviamo l’emergenza, ovviamente. Il Centro Antiviolenza Galatea continua però a prestare supporto e sostegno attraverso la linea telefonica, attiva come sempre h 24. Abbiamo sospeso le attività ordinarie, il corso di formazione per operatrici che sarebbe dovuto partire il 21 marzo è stato rinviato a data da destinarsi. Le accoglienze fisiche sono sospese, è vero ed è al momento inevitabile, ma laddove c’è bisogno di noi, noi ci siamo. Abbiamo rifugiato una donna solo qualche giorno fa, con l’aiuto delle Forze dell’Ordine. Dobbiamo avere ben chiaro che tra tutti noi oggi sono le donne a vivere un pericolo che è doppio, c’è il virus e quel virus le chiude in casa con il maltrattante. Ecco che questa condizione può essere una trappola mortale».

Il Coronavirus non ferma gli uomini che agiscono con violenza spacciandola per “troppo amore”, e non si fermano nemmeno le donne coraggiose che continuano a denunciare lanciando così un messaggio importante che non deve mai smettere di risuonare: l’amore non uccide.

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