Lancetta stanotte indietro di un’ora, Crocetta domenica indietro di cinque anni. Il 5 novembre si voterà in Sicilia

Saro Faraci

E’ tempo di spostare gli orologi a ritroso. Lancetta indietro di sessanta minuti, ritorno alla luce solare ed un’ora di sonno in più per tutti gli Italiani. Alle tre della notte appena passata. Crocetta indietro di cinque anni, ritorno al punto di partenza dopo la finta rivoluzione del Presidente “giostraio”, ma qui è finito il tempo di dormire. Solo per i siciliani. Domenica si voterà per il rinnovo dell’Assemblea Regionale Siciliana (settanta deputati) e per l’elezione del Presidente della Regione, ma ancora un quarto dei siciliani è ignaro di questa importante scadenza elettorale. Una parte di coloro che sanno invece potrebbe non andare alle urne. Si sta giocando quindi una battaglia elettorale che coinvolge soltanto la metà dei siciliani aventi diritto al voto. Con quale reale rappresentatività della fisionomia politica dell’isola non è dato sapere. Giorno dopo giorno, il tasso di sfiducia verso la politica cresce in modo più che proporzionale alle simpatie personali che si nutrono verso l’uno o l’altro candidato alla guida del governo regionale.

Tutte persone perbene e non chiacchierate i cinque candidati alla Presidenza della Regione, ma non c’è contezza del loro comportamento se, una volta eletti con suffragio popolare, potranno lavorare effettivamente bene alle idee e ai programmi che in questi giorni stanno comunicando con stili retorici differenti all’elettorato. La partita decisiva è altra. Tra diversi “impresentabili” (nel centro destra), i soliti “riciclabili” (nel centro sinistra), alcuni “impalpabili” (fra i Cinque Stelle) e tanti “notabili” (sparsi qua e là) sarà determinante conoscere la composizione dell’Assemblea nell’articolazione dei settanta deputati così da poter interpretare il futuro del governo regionale dei prossimi cinque anni. I settanta deputati saranno distribuiti nelle varie Province in questo modo: 6 ad Agrigento, 3 a Caltanissetta, 13 a Catania, 2 ad Enna, 8 a Messina, 16 a Palermo, 4 a Ragusa, 5 a Siracusa, 5 a Trapani. In più  7 deputati andranno al listino regionale e uno sarà il miglior candidato non eletto. Molti deputati saranno ancora gli stessi che hanno composto l’Assemblea Regionale Siciliana nei cinque anni appena trascorsi e dunque non ci sarà un gran ricambio.

L’ultimo governo regionale non è stato all’altezza dei compiti assegnatigli e delle aspettative che in esso si riponevano. In alcune fasi è stato pure imbarazzante. Tant’è che è stato prontamente cancellato, nella memoria sia iconica che ecoica, anche da tutti coloro che lo hanno tenuto in vita politicamente fino all’ultimo giorno. Non se ne parla più nemmeno in questa campagna elettorale. Passerà alla storia come l’ultimo governo regionale del lunghissimo periodo definibile “da Rosario a Rosario”, cioè dal tempo di Rosario Antonio Nicolosi, detto Rino, lungimirante Presidente della Regione eletto cinque volte dai deputati regionali alla guida del governo nel periodo 1985-1991 , fino al tempo di Rosario Crocetta, detto Saro, Governatore di Sicilia con ben 59 assessori diversi cui il popolo affidò cinque anni fa le sorti dell’isola per il mandato 2012-2017. Si chiude un lungo periodo di storia della Sicilia.

Adesso bisognerà affidare le sorti dell’isola a uno dei cinque candidati fra Giancarlo Cancelleri, Claudio Fava, Roberto La Rosa, Fabrizio Micari e Nello Musumeci. Tutte persone perbene e non chiacchierate, come detto. Dal 21 ottobre è fatto divieto di pubblicare sondaggi o rilevazioni sul voto. Quelli finora esitati dal 2 settembre al 20 ottobre (da Euromedia, Demopolis, Piepoli, Index Research, Keix, Tecnè e Demos) danno sempre in vantaggio nel “sentiment” della gente Nello Musumeci con uno scarto di punti oscillante fra 2,5 (mediana) e 3,8 (media) rispetto al diretto concorrente Giancarlo Cancelleri. Solo in due rilevazioni, Musumeci viene battuto sul filo di lana dal leader siciliano del Movimento Cinque Stelle.

Tuttavia, una cosa sono i sondaggi e le rilevazioni sul voto (il “sentiment” appunto), altra cosa è la visibilità dei candidati Governatori sui media e sui social (determinante per il voto d’opinione); una cosa è la conduzione della campagna elettorale da parte dei candidati delle varie compagini (determinante per i voti di lista accoppiati al voto per il Governatore), cosa diversa sono i comizi che i candidati alla Presidenza tengono nelle varie piazze della Sicilia. Infine, c’è la partita incerta delle operazioni di voto durante la giornata del 5 novembre con l’affluenza alle urne.

La sensazione diffusa è che vi sia un disallineamento fra tutti questi momenti soprattutto nella conduzione della campagna elettorale dove qualche candidato Governatore appare più nervoso degli altri contendenti come se avesse paura dei contraccolpi interni alle liste che lo sostengono; dove i comitati elettorali pullulanti di galoppini e portaborse si stanno trasformando in clan di immature tifoserie contrapposte con frasi e comportamenti degni di cartellino rosso; dove i candidati all’ARS, ufficialmente apparentati con una coalizione, sono pronti all’ultimo momento e in modo assolutamente disinvolto a fare il “salto della quaglia”, passando a sostenere il candidato Presidente di coalizione opposta pur di negoziare, come al solito, un posto nell’arcipelago delle nomine e degli incarichi di cui si occuperà la prossima compagine governativa.

Rimane sullo sfondo di questa battaglia l’isola con i suoi mille problemi non ancora risolti. Ma, come si sa, in Sicilia per i politici l’importante è vincere le elezioni, non pensare a governare.

(foto tratta dal web)

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