L’Ars vota il ddl Sammartino. La sburocratizzazione è legge

L’Ars vota il ddl Sammartino.  La sburocratizzazione è legge

di Maria Francesca Greco

Da ieri il ddl di legge sulla sburocratizzazione è legge.
Non sono mancati momenti di tensione in aula con le opposizioni che hanno contestato l’emendamento voluto dal governo il quale attribuisce di poteri speciali in deroga al Presidente della Regione in casi di emergenza.
Il disegno di legge, fortemente voluto dal deputato di Italia Viva Luca Sammartino, ha ottenuto 32 voti favorevoli e 24 contrari.
Ancora una volta l’enfant prodige renziano riesce a mettere d’accordo la politica isolana su temi annosi sui quali tanti politici di razza sono sempre caduti.

Di seguito l’intervista all’onorevole Luca Sammartino.

On. Sammartino, il ddl sburocratizzazione ha ottenuto il voto positivo all’Ars. Un ddl di cui lei è stato promotore e primo firmatario, in un suo post sui social ieri l’ha definito un cambiamento epocale. Da anni se ne parla a più livelli istituzionali, eppure oggi, a cose fatte, sembra sia stato un traguardo semplice da raggiungere. È davvero stato così semplice?

“Semplice non è stato, visto che ci sono voluti quasi due mesi per un testo di appena tre articoli. Ci sono incredibili resistenze culturali al cambiamento e si sono manifestate chiaramente. Il lavoro svolto ha comunque consentito di approfondire dettagliatamente e coordinare l’intervento legislativo regionale – proposto nel mese di aprile scorso – con le novità̀ nel frattempo emerse a livello statale”.

In Aula ci sono state anche frasi forti e polemiche da una parte delle opposizioni. Resistenze al cambiamento o davvero allentare le maglie della burocrazia può essere pericoloso?

“Ad onor di verità le prese di posizione polemiche hanno riguardato esclusivamente l’emendamento del governo e non il testo per come esitato dalla Commissione affari istituzionali che, di per sé, non prevedeva particolari “deroghe” ma introduce semmai modalità più semplici, veloci e trasparente nell’ambito delle procedure esistenti. Sicuramente bisogna contemperare due interessi altrettanto essenziali: quello della tutela dell’interesse pubblico e della trasparenza e parità di condizioni e quello, ugualmente indispensabile, a che le opere effettivamente si facciano in tempi brevi”.

Lei ha il merito, soprattutto nell’ultimo anno, di aver saputo trovare una sintesi politica su sue proposte. La legge sulla formazione e quest’ultimo ddl sono riforme che da più parti si ritenevano utopie. Perché la politica locale, regionale e nazionale spesso invece dimostra di non saper fare sintesi?

“La politica, spesso, vive prigioniera di una prospettiva angusta, di sola “tattica” e di troppi slogan. Quando si riesce ad impostare un dialogo, nel rispetto dei diversi ruoli e delle diverse posizioni, una sintesi si può costruire guardando all’interesse comune dello sviluppo e della modernizzazione. Ovviamente, per poterlo fare, bisogna in primo luogo avere un profondo rispetto delle persone e delle istituzioni, senza pretendere di essere depositari di “poteri assoluti” e reagire in modo scomposto alla legittima iniziativa altrui…”

È davvero possibile che si apra una stagione di riforme che guardi alle nuove generazioni come più volte auspicato da Lei e dal suo partito?

“E’ quello che non solo auspichiamo, ma quello che stiamo cercando di fare intestandoci iniziative concrete: se la politica perde di vista il futuro come sua priorità assoluta diventa semplice gestione dell’esistente, non risolve i problemi – che anzi si aggravano e si cronicizzano – e condanna l’Italia e la Sicilia alla marginalità ed all’arretratezza rispetto al resto d’Europa”.

Come la politica può far fronte alla crisi economica e occupazionale che da più parti si ritiene ormai imminente? Nella nostra provincia (Catania) cosa bisogna attendersi?

“Intanto bisogna rendersi conto della dimensione della crisi che stiamo vivendo e che rischia, nei prossimi mesi di rivelarsi ancora più grave. Per questo dobbiamo puntare decisamente sullo sblocco delle opere pubbliche, per gran parte delle quali le coperture già ci sono ma che sono rimaste ferme, per generare occupazione e riattivare il sistema economico: le infrastrutture, quindi, come “moltiplicatore” per contrastare gli effetti della recessione. Dall’altro lato bisogna decisamente puntare sulla semplificazione dell’iniziativa imprenditoriale e degli investimenti privati, soprattutto assicurando che la Pubblica amministrazione non sia un “nemico” con cui scontrarsi ma che assicuri risposte rapide e procedure trasparenti. Occorre infine superare il cronico problema della lentezza dei procedimenti di pagamento: cittadini ed imprese hanno diritto ad avere quanto loro spetta con la stessa rapidità con cui le amministrazioni chiedono il pagamento delle tasse. Non deve mai più accadere quello che abbiamo visto in occasione della cassa integrazione in deroga.
Questo vale, a maggior ragione, nella realtà̀ di Catania e provincia: c’è un tessuto produttivo ancora vivace, moderno, reattivo ma in grande sofferenza. Se non viene messo in condizioni di ripartire affronteremo difficoltà e disastri sociali sempre maggiori.
Si lavori quindi per sbloccare i tanti ottimi progetti che hanno trovato copertura finanziaria col Patto di Catania firmato da Matteo Renzi. Queste devono essere le priorità dell’intera classe dirigente, non inseguire beghe e rendite di posizione che, in una situazione peraltro aggravata dalle incertezze che investono gli organi del Comune di Catania e della Città metropolitana – che certamente non aiutano – impongono anche qui di cambiare davvero prospettiva”.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *