"Le parole rubate” di Falcone e Borsellino, torna l’indagine sul palcoscenico in versione blues

Chi ha rubato il diario di Giovanni Falcone al ministero della Giustizia? Chi ha rubato l’agenda rossa di Paolo Borsellino in via d’Amelio? In occasione del venticinquesimo anniversario della strage Borsellino, torna “Parole rubate”, l’indagine sul palcoscenico scritta da Gery Palazzotto e Salvo Palazzolo. Lunedì 17 luglio, alle ore 21,30 al Real Teatro Santa Cecilia di Palermo. Martedì 18, alle ore 21 al complesso monumentale San Pietro di Marsala. A cercare le parole rubate di Falcone e Borsellino sarà l’attore Gigi Borruso, accompagnato da Fabio Lannino (chitarra e basso) e da Diego Spitaleri (pianoforte) autori delle musiche insieme con Marco Betta. Sullo sfondo le foto di Franco Lannino.

Cosa c’era nel diario di Giovanni Falcone? Cosa aveva annotato Paolo Borsellino nei 57 giorni che gli restarono da vivere dopo la morte dell’amico di una vita? Le tracce dei ladri di parole si sovrappongono nel corso di una narrazione che, per la prima volta su un palcoscenico, mette a nudo ritardi e misteri delle indagini. Nel testo, tanti riferimenti tratti dalle inchieste e dai processi, sottolineati da una commistione musicale che va dal blues al jazz.

Del diario di Falcone aveva parlato un mese dopo la strage il giudice Giuseppe Ayala: «Una sera, nella sua stanza a Palazzo di giustizia Giovanni mi disse: “Prendi un sorso di whisky, devo terminare una cosa”. Quando finì di scrivere sul computer portatile mi guardò. “Sto annotando tutto quello che mi sta succedendo per ora in ufficio. Qualunque cosa dovesse accadere, tu sai che è tutto scritto”». Ma nei computer di Falcone, risultati manomessi, non è stata trovata traccia di quelle parole.

 L’agenda rossa di Borsellino, contenuta nella sua borsa, è scomparsa invece nell’inferno di via d’Amelio. Inizialmente, la procura di Caltanissetta aveva indagato per il furto un ufficiale dell’Arma dei carabinieri, fotografato poco dopo l’eccidio mentre ha in mano la borsa, ma la sua posizione è stata poi archiviata.

 «Venticinque anni dopo – dicono gli autori de “Le parole rubate” – uomini infedeli delle istituzioni conservano i segreti di quel 1992».

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