Le reliquie di Sant'Agata nei luoghi del terremoto tra commozione, devozione e speranza

Saro Faraci

FLERI – Sant’Agata torna a Fleri per la terza volta in poco più di dieci anni. Le reliquie della Santa patrona di Catania furono portate nella popolosa frazione di Zafferana Etnea nel 2008 la prima volta e ancora una volta nel 2013. Questo pomeriggio, una delegazione catanese degli Amici di Sant’Agata guidata dal parroco della Cattedrale di Catania mons. Barbaro Scionti ha reso omaggio alle comunità colpite dal violento terremoto del 26 dicembre scorso. Prima a Fleri e poi a Pisano, due delle zone più flagellate dalla scossa di magnitudo 4.8 che alle prime ore del mattino di Santo Stefano ha interessato tutta la zona etnea.

Quasi duecento fedeli hanno accolto a Fleri una reliquia di Sant’Agata nei locali della scuola elementare di via Rossi dove successivamente ad un momento di preghiera e di recita del Rosario il parroco mons. Alfio Russo ha officiato la Santa Messa vespertina. Presenti autorità civili e militari, in testa il sindaco di Zafferana Etnea Alfio Vincenzo Russo. Attimi di grande commozione per una comunità fortemente turbata dal sisma di Santo Stefano e ritrovatasi tutta compatta in Chiesa, prima di far rientro per molti di loro negli alberghi dove attualmente sono ospitati gli sfollati dalle abitazioni inagibili. E’ stato anche un momento di forte devozione per la Santa patrona di Catania che ha alimentato la speranza di poter tornare presto alla normalità, una volta riparati i danni alle case esistenti o, nei casi dove si renderà necessario, procedendo alla ricostruzione degli edifici. Il cammino è appena iniziato a seguito dell’emanazione della direttiva regionale della Protezione Civile cui seguirà a breve l’emanazione del decreto legge del Governo nazionale. La paura è dietro l’angolo. Non più del terremoto, anche perchè altre scosse così violente a breve non ce ne saranno, stando alle previsioni dell’Osservatorio Etneo dell’INGV comunicate proprio in un incontro pubblico tenutosi a Fleri la scorsa settimana. La paura è invece di essere dimenticati presto, a poco meno di un mese dall’evento sismico; la paura è ancora quella di rimanere intrappolati nella pastoie della burocrazia dove tutto procede secondo la logica dei dovuti adempimenti ma con minore preoccupazione verso il risultato finale. E il risultato finale atteso dalla gente è quello di far rientro nella propria casa ad una data certa.

Il legame fra Sant’Agata e Fleri è fortissimo. Nell’estate del 1943, quando imperversava la guerra, le reliquie della Santa – come racconta in un suo scritto lo storico Antonio Patanè – furono trasportate con somma urgenza da Catania a Fleri e nascoste in un vecchio pozzo dietro la sagrestia della vecchia Chiesa dedicata a Maria SS. del Rosario. Furono così sottratte alle pressanti richieste prima dei tedeschi e poi degli alleati inglesi che invano le cercavano alla Cattedrale di Catania per trafugarle. Ed invece le reliquie di Sant’Agata giacevano ben custodite a Fleri. Quel gesto di ospitalità della comunità etnea fu particolarmente apprezzato dai Catanesi tant’è che il 13 giugno del 1948 fu organizzato un pellegrinaggio a Fleri da parte della associazione S.Agata al Carcere che pose una lapide di marmo sulla facciata della Chiesa, a perpetua memoria degli avvenimenti passati. La Chiesa fu poi danneggiata nel 1984, e ricostruita parzialmente seppur non più adibita a luogo di culto, poichè un nuovo monumentale edificio venne inaugurato a fianco nel 1990; ancora una volta, in occasione del terremoto del 26 dicembre scorso, la “Chiesa vecchia” – come è chiamata da queste parti – ha subito ulteriori danni, con il crollo del campanile e ulteriori menomazioni della facciata. Ma la lapide di ringraziamento dei Catanesi alla comunità di Fleri per Sant’Agata è ancora lì ben visibile, nonostante la zona sia interdetta perchè inagibile. Un filo di speranza in più in questi giorni di grande dolore e forte disagio che hanno fatto seguito alla notte di Santo Stefano.

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