Le tante verità di Taobuk sono qualcosa di rivoluzionario

Le tante verità di Taobuk sono qualcosa di rivoluzionario

Margherita Francalanza

TAORMINA – Si è conclusa la XII edizione del Festival internazionale del libro di Taormina – Taobuk, diretto da Antonella Ferrara, con oltre 170 ospiti, tra scrittori, giornalisti, filosofi, musicisti, medici e fisici, giuristi, politici ed economisti provenienti da 20 diversi paesi . Cinque giorni intensi, ricchi di intrecci e sinergie tra culture e discipline differenti al suono univoco del tema prescelto quest’anno: “la Verita”.

La Forza espansiva di Taobuk sta infatti nell’incrocio tra discipline che dialogano tra loro, tra autori che raccontano i loro libri e la loro storia, nella interconnessione tra modernità e classicità. Ma soprattutto Taobuk è stata una traboccante corsa verso la pluralità della Verità costantemente deformata, manipolata e oltraggiata dalla contemporaneità. In un mondo sempre in connessione, le informazioni si rincorrono a velocità indicibile, “le verità, le post-verità e le fake news, si confondono e si interfacciano e Taobuk, parafrasando Orwell sembra voler dire che “nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”.

Le grandi testate nazionali ed internazionali hanno narrato della presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Taormina per inaugurare la mostra di Emilio Isgrò ,in occasione dei 100 anni dalla morte di Verga, del Galà al Teatro greco con artisti e premiati eccellenti con i Taobuk Awards, del Pool antimafia 40 anni dopo, della cinematografia di Roberto Andò .delle conquiste della fisica nucleare, dei dibattiti sul Capitalismo, della Medicina che verrà, persino delle battute di Ficarra e Picone sulla Sicilia di Musumeci.

Ho scelto di raccontarvi il tema di Taobuk , “ la verità “, attraverso le interviste ai 2 personaggi emblematici di questa Kermesse : Paul Auster e Michel Houellebecq, due giganti della letteratura contemporanea. Assolutamente diversi tra loro, Auster è forse l’ultimo dei “classici“ della letteratura americana e Michel Houellebecq è la voce inquieta e profetica della dissoluzione del mondo occidentale. L’alfa e l’omega di un universo letterario che racconta due “Verità “, in apparenza incompatibili, in realtà, entrambi specchio d’una contemporaneità che attende d’essere decifrata.

Paul Auster, abito nero e occhiali scuri, si concede alle interviste con grande naturalezza e non lesina parole, pensieri e battute risponde alle domande con lunghe riflessioni , si intrattiene quasi a volere restare e soggiornare nella nostra memoria oltre il tempo designato dalla conferenza stampa. Non toglie mai gli occhiali da sole e anch’io li tengo ,intendendoli un perfetto schermo alla luce accecante dei flash delle macchine fotografiche o forse del destino, quel destino che è il tema costante delle opere di Auster e in fondo , della nostra esistenza.

Antonella Ferrara, l’organizzatrice di Taobuk lo accompagna in sala stampa Caterina Andò lo presenta ai giornalisti, lui, l’Auster stellare, inizia a rispondere alle tante domande, non si limita alla risposta secca ma si inoltra nel suo privato ,lo mescola con l’attualità e con le molteplici  “verità“ sul mondo contemporaneo e soprattutto con la “sua” America.

La “sua“ America, sostiene Auster, ha un “distorto e problematico legame con la verità dovuto alla propaganda e alla manipolazione mediatica che tende ad occultare e spacciarne altre come autentiche. Le persone, come quelle di 1984 di Orwell, sono disposte a credere che 2 più 2 è uguale a 5, se lo sentono ripetere più volte e così tutti sono pronti a credere che possa trattarsi di una cosa vera. Se le persone intorno a te credono che 2 più 2 faccia 5sostenere che 2 più 2 faccia 4 ti fa sentire escluso e va a finire che anche tu inizi a sostenere che forse è vero.

Ma La malattia dello sguardo contemporaneo è anche cancellare le Verità “scomode“. -Gli Stati Uniti, ad esempio, ricorda Auster, “si fondano su due crimini orribili: lo sterminio delle popolazioni indigene, i Pellerossa e la schiavitù delle popolazioni africane -Verità che gli Usa non hanno mai voluto affrontare sino in fondo vivendo un rapporto falsato con la nostra storia“. Auster parla della guerra in corso in Ucraina e delle doppie verità circolanti in America , “Putin è visto in America come un autocrate che vuole rimettere in piedi l’imperialismo russo, muro contro muro con l’Occidente. Trump è il suo corrispettivo in Usa. Entrambi falsificano i fatti del mondo per i propri fini politici. Ed anche i Media operano manipolando fatti e azioni a scopi nazionalistici americani. Ma l’Ucraina. al di là delle Verità narrate, è una nazione indipendente e credo non abbiamo fatto abbastanza per aiutare gli ucraini a restare un paese libero e in pace.

Lo scrittore continua a parlarci degli Stati Uniti e delle elezioni del 2024: “Se dovessero vincere i Repubblicani anche gli Stati Uniti diventeranno un paese autocratico. Il “modello Trump ma anche il modello Putin è esportabile, è stato già applicato in Brasile dove Bolsonaro è il primo dittatore liberamente eletto e così pure il grande consenso della Le Pen in Francia non fa ben sperare. Fermare Putin, Trump e le destre autocratiche avanzanti del mondo è un dovere civile. Con mia moglie Siri, dopo Trump, abbiamo creato un’associazione di “scrittori per azioni democratiche, siamo ormai oltre 2500 autori e ci occupiamo del fatto che i cittadini devono votare, non scivolare nell’astensionismo. Altrimenti la Destra andrà al potere. Il diritto al voto è una cosa Sacra.”

È il mio turno, pongo la mia domanda sul “destino che interviene nella vita come nel suo ultimo romanzo “4321” dove il protagonista vive quatto differenti vite a secondo degli imprevisti del Caso. Gli domando se il destino è plurale o singolare e, trovandoci nella Taormina greca, quale sia il suo rapporto con la grecità di cui noi siciliani siamo nutriti”. “L’imprevisto –  spiega Auster –  capita costantemente nella nostra vita, possiamo chiamarlo caso o fortuna o destino …così pensiamo d’essere o giocattoli della scienza, o di Dio, o di calcoli matematici. In realtà non siamo giocattoli di nessuno, abbiamo il libero arbitrio e ogni volta, che ci piaccia o no, decidiamo e scegliamo. Poniamo l’esempio di un ragazzo che abbia deciso di diventare medico e aiutare gli altri. Un giorno, percorrendo in macchina una strada deve fermarsi a causa d’un imprevisto. Non può proseguire, scende e si inoltra nel bosco in cerca d’aiuto. Incontra dei giovani attori e si ferma con loro. Scopre un mondo a lui sconosciuto, gli piace molto e comincia a pensare che forse non vorrà più fare il medico. Il futuro è nelle sue mani, L’imprevisto ti spinge al libero arbitrio. Oppure il ragazzo sta bene con gli attori ma decide comunque di tornare sulla strada e studiare medicina. Ecco questo è per me il destino un intreccio di imprevisto e di libertà, E mi sento un greco antico.”

Ripenso a “L’ invenzione della solitudine “un suo piccolo magnifico libro del 1993, dove cita Eraclito:” Nella ricerca della verità sii pronto a imbatterti nell’inatteso, poiché essa è difficile da trovare, e una volta trovata, stupefacente”. E infatti l’inatteso mi attende, come un ossimoro, e si chiama Michel Houellebecq, nella foto.

Incontrare Michel Houellebecq è come incontrare un personaggio dei suoi libri: gli occhi ironici e sfuggenti, le battute apparentemente fuori contesto, essenzialità e riservatezza comunicativa. Parlare con lui è come decodificare l’ovvietà della parola e rintracciarne la metafora nascosta. Un gioco de “l’hasard“, del Caso che rimescola le carte, che cambia il senso delle parole e le congela. “Si tolga gli occhiali scuri, per favore “mi dice con l’aria di un Elfo che vuole scrutare lo sguardo di un umano a lui “ alieno”. Io non capisco immediatamente il perché, parto con una domanda diretta, gli rubo un quesito antico migliaia di anni “crede nel caso, il destino gioca con noi ?“. E lui ripete “si tolga gli occhiali da sole. Il Caso, il destino ….non lo so“. Poi capisco che togliermi gli occhiali da sole è per lui un gioco di metafore, guardami senza occhiali scuri è come dire ”fotografiamo un istante passeggero, un momento di verità che poi è sempre un “non lo so“. Lo sguardo di Houellebecq ha a che fare con il disincantato mondo che occulta le nostre verità, è spiazzante sembra guardare altrove e se lo incroci, vi assicuro, non hai scampo. Vedi un uomo solitario, incuriosito da cose che spesso ignoriamo e infastidito dalla banalità del trasbordare delle parole.

Ecco perché Houellebecq ribadisce che preferisce parlare con i suoi personaggi e dialogare con le loro vite del XXI sec. su temi del XIX sec. Piuttosto che dialogare con i giornalisti o rispondere a domande preconfezionate o svelarsi in pubblico.

Seduti entrambi vicini, sul divano dell’antico chiostro dei monaci domenicani, oggi un resort di lusso, lui sta immobile e quieto, pensa a Balzac, alla Fantascienza profetica degli anni ’50, al rock scomparso, al prevedibile futuro dell’umanità, alla sua Francia ormai perduta nel “non senso “e nella rigidità delle convenzioni, all’inutile corsa verso traguardi di impossibile felicità. … “non lo so “ripete, e capisco che è verità. All’improvviso si alza e comincia a passeggiare, solo, in modo circolare , col suo usurato gilet da escursionista e la sua aria sperduta. Mi rimetto gli occhiali da sole, mi servono per non guardare in piena luce un solitario affabulatore di storie, mi preparo ad ascoltare le sue “verità inquiete” in piazza IX aprile in una Taormina affollata e curiosa.

Marina Valensise, dell’INDA, già direttrice dell’istituto di cultura a Parigi, gli pone, in fondo le stesse naturali domande che pensiamo tutti possano rivelare il personaggio Houellebecq . La crisi della Democrazia nel nostro tempo presente nei suoi romanzi è da lui esplicitata con l’esempio “dei giudizi borghesi sui “Gilet Gialli” e dell’incapacità dei politici francesi di uscire dalle etichette antiche e continuare a proporre un mondo inventato. “Ribadisce, come sempre fa, di “non essere “ben visto“ dal mondo accademico , dalla Stampa, dai “Mandarini“ universitari perché tende a metterli a nudo. Alla domanda “quale sia Il senso della parola “civiltà“ in un’epoca come la nostra “ lui risponde sinteticamente “ Cosa ne facciamo del 5 G e delle super connessioni se non sappiamo più sentire o gestire i “ rapporti ravvicinati”, se il mondo non sa più vivere in coppia, abbandona gli anziani , fa figli in provetta” A tal proposito nel suo ultimo libro “ Annientare “ un gruppo di terroristi islamici assalta un centro di riproduzione artificiale in vitro , distruggendo o rubando gli embrioni congelati.

Con aria svagata afferma di non considerarsi “un Filosofo, non sviluppa Teorie, piuttosto ha bisogno di personaggi per raccontare le idee e metterle alla prova “ come farebbe un Biologo narratore quale realmente è. “All’ennesima domanda, sul filone narrativo in cui inserire la sua produzione letteraria, “se si sente vicino al distopico, alla fantascienza o al Fantasy “, Houellebecq risponde che “L’unica forma letteraria che resterà nel XXI sec, sarà la fantascienza.resisterà e vincerà allo scontro con la letteratura d’élite …L’arte non va a braccetto con la democrazia“.

È già scesa la sera in piazza, Houellebecq saluta e se ne va, senza voltarsi.

So bene che averlo incontrato è stata un’esperienza inusuale e imprevedibile, stavolta mi tolgo gli occhiali da sole, come mi ha detto Michel. E non perché sia già l’imbrunire, ma perché’ voglio per un attimo provare a sentirmi un Elfo che sorride al mondo che verrà e sussurrare “non lo so”.

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