Saro Faraci
ACIREALE – Il tema delle vaccinazioni è un cavallo di battaglia dei Lions. Nei Paesi con bassissime condizioni igienico-sanitarie e sociali non è infrequente che un figlio in tenera età muoia tra le braccia di una madre per via del morbillo, malattia che è invece debellata laddove sono frequenti le vaccinazioni di massa nei Paesi cosiddetti più civili. In presenza di eventi del genere, si comprende bene come proprio nei Paesi con migliori condizioni igieniche il tema sia ancora ostaggio di pregiudizi, disinformazione, fake news nonchè di conclusioni affrettate e sbrigative sulla efficacia dei vaccini. Ogni giorno muoiono 245 persone al mondo per morbillo. Attraverso la loro Fondazione LCFI, i Lions anno dopo anno lottano contro il morbillo fornendo assistenza pratica attraverso campagne di mobilitazione sociale e patrocinio. Hanno promesso di raccogliere 30 milioni di dollari USA e, ad obiettivo raggiunto, il fondo corrispondente GAVI ne elargirà altri trenta milioni per rendere di massa le vaccinazioni in molti Paesi poveri, al costo di un dollaro per ogni vaccino. Le vaccinazioni sono uno strumento di massa per conseguire il terzo obiettivo di sostenibilità globale definito in modo chiaro dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030, ovvero il benessere e la buona salute di tutti i cittadini al mondo. Nonostante questi livelli di attenzione a livello planetario, in Italia da alcuni tempi si è scatenata al contrario la psicosi anti-vaccini. E’ come si fosse formata nel dibattito pubblico una grande nube intorno alla quale si addensano quotidianamente diversi dubbi: sulla presunta inefficacia dei vaccini in presenza di malattie scomparse che invece ritornano, sulla obbligatorietà delle vaccinazioni, sui loro effetti sul sistema immunitario delle persone, sulle reazioni conseguenti alla somministrazione dei vaccini, sulla tossicità degli additivi presenti, sul confronto tra immunità da vaccino e quella naturale, sulla loro correlazione con malattie come autismo, epilessia, encefalite, allergie ed asma. E così via. Nubi su nubi rischiano di dare il via a stagioni di forti precipitazioni temporalesche più diffuse su Facebook e tanti altri social dove le mobilitazioni fondate spesso sul nulla sono più forti. Occorre, pertanto, fare chiarezza ed informare correttamente.
In questa direzione, il Lions Club di Acireale presieduto dal dottor Alfio Cristaudo ha chiamato a raccolta i rappresentanti dell’autorità sanitaria, i medici, gli esperti e gli studiosi, convenuti questa mattina alla Sala Conferenze del Credito Valtellinese per discutere sul tema “Diffondere la cultura scientifica sulle vaccinazioni contrastando la disinformazione”. Sono intervenuti il dottor Giuseppe Giammanco, direttore generale dell’ASP 3 di Catania, che ha risposto alla domanda più elementare, ma più critica di tutte, cioè perché vaccinarsi; il dottor Mario Cuccia, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Sanità Pubblica, Epidemiologia e Medicina Preventiva dell’ASP, che ha discusso l’impatto della legge 119/2017 sull’obbligo di vaccinazione; la professoressa Antonella Agodi, Ordinario di Igiene e neo Direttore del Dipartimento Ingrassia dell’Università di Catania, che ha trattato il tema delle vaccinazioni per la donna in età fertile; infine, la dottoressa Sabrina Baieli, dirigente medico NPI del centro autismo dell’ASP di Catania, che ha illustrato le evidenze scientifiche sull’assenza di correlazione fra vaccinazione e autismo.
Il convegno, aperto dagli indirizzi di saluto di numerose autorità e anche dall’efficacissimo intervento di Chiara Mangano presidente del Leo Club Acireale sull’attualità dell’articolo 32 della Costituzione italiana, è stato concluso dal Governatore del Lions Sicilia Vincenzo Leone, medico e direttore dell’unità operativa di Oncoematologia dell’ASL di Trapani, il quale ha rimarcato l’importanza di dare risposte concrete, scientifiche e con linguaggio semplice ai tanti interrogativi legittimi della gente comune, improvvisamente ripiombata in un clima di sfiducia verso le istituzioni, ma ugualmente bisognosa di essere informata correttamente, ristabilendo con la classe medica e con le autorità sanitarie quel rapporto di fiducia necessario per affrontare con responsabilità la prevenzione. Perché prevenire è meglio che curare, sicuramente. Ma bisogna averne consapevolezza proprio attraverso una corretta informazione.