Legge elettorale: riforma non più rinviabile

Legge elettorale: riforma non più rinviabile

Riceviamo e pubblichiamo.

Signor Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
OGGETTO: APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PERCHE’ INVII UN MESSAGGIO ALLE CAMERE SULLA MODIFICA IN SENSO DEMOCRATICO DELLA LEGGE ELETTORALE

Signor Presidente,
I sottoscritti soci e simpatizzanti dell’Associazione Europa Nazione, con la presente fanno appello al suo Magistero affinché valuti se è necessario o meno inviare un messaggio alle Camere per la modifica della legge elettorale vigente, che lede Costituzione e Democrazia.
Europa Nazione, prima delle scorse elezioni, aveva inviato ai leader di tutti i partiti italiani interessati al rinnovo del Parlamento, una lettera aperta chiedendo, dopo le elezioni, di modificare il “Rosatellum”, per restituire agli elettori il diritto costituzionalmente garantito di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, nel conseguente rispetto della rappresentanza dei territori.
Il suo illustrissimo intervento appare indiscutibile alla luce della peggiore campagna elettorale della storia repubblicana e del modo con cui i partiti hanno imposto ai territori candidati nominati dall’alto, spesso sconosciuti e senza collegamento col territorio, cosa che appare ancor più grave se si considera la riduzione del numero dei parlamentari.
Questa non è Democrazia, e non è un caso che dopo ben cinque elezioni con leggi che hanno espropriato il diritto di scelta dei cittadini, il degrado del rapporto tra elettori, partiti ed istituzioni ha raggiunto il record di astensione del 37%. D’altronde come potrebbe essere diversamente, se il ruolo di elettori si limita ad una croce su un simbolo, a prescindere da qualsiasi rapporto con i candidati?
Se si aggiunge che negli attuali partiti non ci sono notoriamente garanzie democratiche nella gestione interna, si ha ben chiara la totale e definitiva debacle di ogni forma di partecipazione democratica alla vita del Paese. Sembra un paradosso, ma è un fatto che proprio nel momento in cui è richiesto il massimo di responsabilità dei cittadini per frenare il populismo, si consumi il peggior processo di esproprio dei diritti degli elettori, a favore dei leader di partito che, peraltro, hanno imposto candidature plurime per trasformare quella che dovrebbe essere una elezione dal basso, con una nomina dall’alto.
Se è vero che la nostra è stata definita da un autorevole studioso una democrazia semi-autoritaria, perché al popolo non resta che prendere o lasciare il pacchetto dei nominati, cioè votarli in blocco, astenersi o annullare la scheda. Se è vero che il “Rosatellum” è congegnato, anche grazie al divieto di voto disgiunto nei collegi uninominali, in modo da “costringere” l’elettore a votare o a non votare l’intero pacchetto formato dal candidato/nominato del sistema uninominale e dai candidati/nominati del sistema plurinominale. Se è vero che col “Rosatellum” il popolo non esercita la sovranità come pensata dal Costituente, perché la legge elettorale non consente all’elettore una scelta, ma solo la ratifica con un “si o un no” di quanto deciso “altrove” dal Partito-sovrano”. Se quanto sopra risponde al vero, le forme e i limiti del “Rosatellum” alla sovranità popolare rispettano l’appartenenza al popolo, o l’hanno trasferita di fatto ai segretari di Partito, mettendone in discussione la titolarità? Esiste un Paese in Europa dove si applica una legge siffatta? Se non esiste, significherà qualcosa? Si può sostenere che col “Rosatellum” la sovranità appartiene al popolo e non a chi ha nominato, dall’alto, deputati e senatori? Si può parlare di sovranità popolare se la scelta a cui sono sottoposti elettrici ed elettori è quella di ratificare la nomina decisa dal proprio partito, oppure quella di annullare la scheda o di astenersi dal voto? Può definirsi democratica una legge che spinge il dissenso ad annullare la scheda o ad astenersi dal voto? Signor Presidente, l’articolo 1 della Costituzione recita che “la sovranità appartiene al popolo che la esercita nella forma e nei limiti della Costituzione”. Europa Nazione pensa che non si dicano scempiaggini affermando che le forme e i limiti non devono esser tali da mettere in discussione o, peggio ancora, da espropriarne l’appartenenza al popolo e da intaccarne la sua titolarità. Una qualunque legge elettorale di tipo proporzionale o maggioritaria e/o uninominale o plurinominale, non lede la sovranità di cui all’articolo 1 della Costituzione, se riconosce a chi guida una forza politica il diritto di proporre i candidati e al corpo elettorale il diritto di decidere col voto chi vince e chi perde tra i candidati proposti. La lede e lede in radice il sinallagma tra sovranità popolare e democrazia – se riconosce a chi guida una forza politica, grazie ai trucchi e ai marchingegni del “Rosatellum” (tipo candidature quintuple e varie) il diritto di nominare, e dunque di decidere, chi saranno i deputati e i senatori che andranno a comporre la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, già da prima che sia il popolo a votare. Signor Presidente, Lei ha dimostrato con una legge che porta il suo nome, come gestire nel rispetto della costituzione l’esercizio della sovranità popolare, ed ormai è chiaro che i capi-partito non rinunceranno mai a un potere di nomina che li mette in condizione di fare a meno di quel diritto costituzionale di scelta del corpo elettorale, giudicata da loro quasi “un ingombro”, ma che costituisce l’essenza stessa della democrazia, per il necessario periodico ricambio delle classi dirigenti. La democrazia e la sovranità popolare – come Lei sa meglio e più di EN – non è roba da poco, né una questione da affrontare a tempo debito. Con la legge elettorale “non si mangia”, ma di legge elettorale si alimenta la democrazia.
Questo è il motivo che spinge EN a manifestarLe la preoccupazione per la gravità dello stato in cui si trova la democrazia italiana. Solo Lei, se lo riterrà opportuno, può richiamare l’attenzione delle Camere con un messaggio sull’opportunità di una nuova legge elettorale, che risponda ai requisiti propri di una democrazia, rispetti la sovranità popolare e soprattutto restituisca il diritto di rappresentanza ai territori.
Con deferenza

Nicola Bono, Domenico Nania, Alfonso Amaturo, Alessandro Arancio, Nadia Barattucci, Luca Bellotti, Mario Biral, Corrado Cammisuli, Maria Teresa Conte, Piero Daglia, Vittorio Delogu, Enrico Facco, Edoardo Franza, Enea Franza, Renato Giovannelli, Giorgio Holzmann, Salvo La Porta, nella foto, Mario Landolfi, Antonino Lo Presti, Gennaro Malgieri, Maria Teresa Manuela Ruggieri, Simone Margheri, Dino Melluso, Silvio Meloni, Silvano Moffa, Pippo Monaco, Sabino Morano, Cristiana Muscardini, Adriano Napoli, Orlando Oronzo, Walter Pepe, Perdicaro Maria Rosaria, Rosario Polizzi, Cinzia Renzi, Tommaso Romano, Francesco Rubera, Antonino Sala, Noemi Sanna, Enrico Squillante, Roberto Visentin, Marco Zacchera.

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