L'emergenza Covid-19 non ferma la solidarietà, l'empatia e la prossimità. Fondazione Ebbene: "Portiamo conforto a chi è più fragile e solo"

L'emergenza Covid-19 non ferma la solidarietà, l'empatia e la prossimità. Fondazione Ebbene: "Portiamo conforto a chi è più fragile e solo"

di Katya Maugeri

CATANIA – Il Coronavirus non ferma la solidarietà, l’empatia e la prossimità. Le emergenze sociali, durante questa quarantena, sono amplificate e non possiamo voltarci dall’altra parte con indifferenza, disagi economici e sociali che devono smuovere concretamente le coscienze di ognuno di noi.

«Il Coronavirus ha costretto l’uomo a fermare la corsa, ad isolarsi, a guardare dagli oblò della comunicazione di massa quello che progressivamente accade nel mondo, apparentemente senza un motivo, idealisticamente per una fatalità», spiega il presidente della Fondazione Ebbene, Edoardo Barbarossa. «Stiamo ascoltando le nostre coscienze, destrutturando le abitudini, mutando le priorità. In questo momento, le emergenze planetarie non esistono più: non si sciolgono più i ghiacciai, non bruciano più le foreste, non ci sono più guerre o carestie. Non c’è più l’inquinamento ambientale. Un tempo in cui oltre alle relazioni sociali stiamo ibernando tutto ciò che ci appare come rischioso per il futuro. Se fosse così, questo sarebbe un tempo perfetto da mantenere il più a lungo possibile, una sorta di “ibernazione” da tutto ciò che ci appare come rischioso per il futuro. In realtà, però, il mondo è ancora quello che conoscevamo “prima della nuova emergenza” anzi, forse è ancora peggiore di quello che abbiamo conosciuto».

A fronte di tante persone che hanno la possibilità di isolarsi, c’è chi vive in strada, chi è più fragile. Fuori c’è un mondo fatto di solitudini che abbiamo spesso ignorato e che adesso emergono con suono assordante.

«Chi era spesso solo – pensiamo a molti anziani – adesso lo è sempre. Chi sfuggiva alla povertà assoluta con mille peripezie ed espedienti adesso non ha più né rete né paracadute. Il modo sommerso del lavoro irregolare – continua Barbarossa – e nero, coloro i quali non hanno potuto mai risparmiare perché pagati poco e saltuariamente. Loro oggi sono povertà silenziose, che hanno difficoltà anche a dialogare con le reti di sostegno e solidarietà».

Insieme alle povertà, vecchie e nuove, oggi ci sono gli operatori sociali, volontari e non, che ogni giorno escono di casa – spesso senza i dovuti presidi sanitari – per portare conforto a chi è più fragile e solo. A volte bistrattati e maltrattati, sono operatori e volontari che non ricevono in gratitudine o compenso ciò che è giusto e va dato tempestivamente.

«Fanno parte di quell’universo del “welfare” che è stato frantumato nel tempo, poggiato sulle fragili spalle dei Comuni e tenuto in piedi dall’universo del no profit. Un universo che però non ha dietro una politica organica e di adeguato sostegno. Adesso, proprio adesso che sarebbe servito un sistema di welfare forte, si scopre che questo sistema non esiste: esistono tante buone volontà, esistono eccellenze di contesti lungimiranti, ma oggi l’ascolto e il sostegno di queste fragilità è marginaleIl decreto “Cura Italia”, che mette in campo corpose misure di sostegno alla crisi, ha stabilito, fra l’altro, le condizioni di operatività del sistema dei servizi alla persona, stabilendo un concetto di continuità degli interventi di natura sociale, pur nelle condizioni di operatività compatibili con la situazione di emergenza». 

L’unico modo di agire, che da sempre distingue la Fondazione Ebbene, è mettere in campo la Prossimità, «il metodo non è cambiato, purtroppo la platea di richieste è aumentata e in alcuni momenti gli operatori devono combattere contro la burocrazia, contro la paura del contagi, contro la diffidenza». 

I centri di prossimità stanno continuando ad assistere le famiglie con le quali esisteva già una relazione di aiuto e al contempo stanno conoscendo nuove persone con la speranza che il loro bisogno sia solo transitorio e che, finito questo periodo, diventino essi stessi testimoni di Prossimità. In molti territori, compreso quello catanese, Ebbene fa parte delle reti informali che si sono costituite tra operatori sociali e Istituzioni. Attraverso Ebbene si raggiungono famiglie, anziani, per il sostegno alimentare ma anche per provvedere ad altre necessità come l’acquisto di farmaci o per un  parola di conforto. Ebbene opera anche in strada con i senza fissa dimora, e sta mettendo a disposizione soluzioni abitative per aiutare chi non ha una casa. 

«Ci stiamo dedicando ai bambini e ai loro genitori, sia a quelli con bisogni “speciali” sia a tutta la platea di minori che con fatica sta proseguendo le attività educative e di apprendimento. Tutta questa Prossimità – conclude Edoardo Barbarossa – capace di stare in strada come sul web, ha avuto bisogno di un grande lavoro organizzativo, di dispositivi di sicurezza per gli operatori e anche di tante risorse economiche e umane per proseguire alla stessa intensità delle richieste che riceviamo attraverso i contatti dei centri o del nostro numero verde».

Per queste ragioni è stata avviata una campagna intitolata “La Prossimità Non Si Ferma, Sostienila”con la possibilità di donare un contributo in denaro, generi di prima necessità o tempo divenendo volontari di prossimità. Tutte le info alla pagina  https://www.ebbene.org/raccoltafondi

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