L'emergenza sanitaria in atto non risparmia l'economia. In ginocchio turismo, trasporto aereo e gestione aeroporti

L'emergenza sanitaria in atto non risparmia l'economia. In ginocchio turismo, trasporto aereo e gestione aeroporti

Ci sono due scenari economici possibili con l’emergenza Covid-19 in atto.

Uno è quello di base, che prevede che l’emergenza, seppur con intensità diverse della pandemia, durerà fino a maggio di quest’anno e ci vorranno almeno due mesi per il ritorno alla normalità. Un altro è quello più pessimistico, dove l’emergenza sanitaria potrebbe durare fino a fine anno e ci vorranno almeno sei mesi perché tutto possa tornare alla normalità. Anche se normalità non significa che si ripartirà esattamente da dove abbiamo lasciato l’economia prima del coronavirus. Ci saranno cambiamenti anche epocali nei comportamenti e nelle abitudini delle persone.

In base ai due possibili scenari, l’impatto della pandemia sarà diverso sull’economia delle Regioni e dei settori. Lo dice un report di Cerved, l’importante agenzia nazionale di informazioni commerciali che valuta la solvibilità e il merito creditizio delle imprese. Il report dal titolo L’impatto del Covid-19 sui settori e sul territorio è stato appena pubblicato, curato da Cerved Industry Forecast. Considerata la base informativa di cui dispone Cerved, ovvero i bilanci delle imprese, è una fotografia realistica delle prime implicazioni della crisi in Italia sui settori e sull’economia delle Regioni.

Il lavoro di analisi ha tenuto conto degli aspetti internazionali e domestici della crisi, come pure dell’articolazione dell’economia italiana nei suoi settori di attività. Il motore dell’Italia sono le imprese, l’Italia è pressoché ferma in questo momento. Pertanto, nella migliore delle ipotesi (scenario di base) si perderanno non meno di 220 miliardi di euro nel 2020 e di 55 miliardi di euro nel 2021, rispetto alla situazione ante Covid-19. Nella peggiore delle ipotesi (scenario pessimistico), le perdite arriveranno anche a 470 e 172 miliardi. Chapeau!

Cominciamo con lo scenario che gli analisti di Cerved definiscono di base. Ad un anno da oggi, sistema moda, sistema casa, elettromeccanica, information & communication technology e servizi non finanziari subiranno una flessione nel tasso di crescita dei loro fatturati. Più in generale, i settori già ad oggi più colpiti sono alberghi, agenzie di viaggi e tour operator, strutture ricettive extra-alberghiere, in pratica la filiera del turismo che registrerà una flessione media del 30-35% in meno rispetto all’anno precedente. Anche il settore del trasporto aereo è in ginocchio, con una performance del 25% in meno rispetto ai dati del 2019. Sorti identiche registra il settore della produzione di rimorchi ed allestimento di veicoli (-24,6%), dei concessionari di auto e motocicli (-24,5%). La crisi del trasporto aereo si trascina dietro quella della gestione degli aeroporti che segna un -22,5%. Parrucchieri ed istituti di bellezza (-22,3%) e autonoleggi (-21,7%) chiudono la lista dei dieci settori con i peggiori livelli di performance, secondo gli analisti Cerved.

Ogni crisi però va vista come un bicchiere mezzo pieno per l’economia di un Paese. Infatti, settori che già si prevede che andranno meglio in questo 2020 sono il commercio on line (+26,3%), la distribuzione alimentare moderna (+12,9%), ben cinque settori della filiera farmaceutico-medicale (con tassi di crescita compresi tra il 13% e il 5%), e poi la cantieristica (+4,5%), la produzione di ortofrutta (+2,7%) e le lavanderie industriali (+2,3%).

 Se lo scenario dell’economia fosse quello pessimistico, ovvero se l’emergenza si protraesse fino a fine anno, ad eccezione del settore delle aziende agricole, dell’elettrotecnica ed informatica, della chimica e farmaceutica, la crisi post-Covid 19 non risparmierebbe nessun settore dell’economia italiana. Gli alberghi arriverebbero a perdere fino al 73,3%, il trasporto aereo fino al 55% e la gestione aeroportuale fino al 50% in meno rispetto al 2019.

Il report Cerved prende anche in considerazione l’impatto sull’economia delle Regioni. Quello più devastante è sulla Lombardia, l’area del Paese che contribuisce maggiormente al PIL nazionale. Le previsioni di perdite complessive sono di 80 miliardi di euro nel periodo 2020-21 rispetto alla situazione ante Covid-19 (scenario di base) e di 182 miliardi (scenario pessimistico). Perderebbero anche Basilicata e Piemonte, per via del peso non indifferente del settore automotive nell’economia di quelle Regioni; ed anche il Lazio qualora la crisi si inasprisse ulteriormente. Le altre regioni, per effetto di una composizione più armonica dell’economia sostenuta da vari settori, sarebbero in grado di recuperare tutte i livelli di performance del 2019.

 

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