Liberi e Uguali, “Legge 40/2004: quattordici anni dopo, fra diritti negati e divieti alla ricerca scientifica"

CATANIA – Fortemente voluto da Maria Luisa Barcellona, candidata alla Camera dei Deputati per Liberi e Uguali nel Collegio Plurinominale Catania 02, si è svolto ieri, un incontro dal titolo “legge 40/2004, quattordici anni dopo, fra diritti negati e divieti alla ricerca scientifica”. Nel febbraio del 2004 il Parlamento Italiano ha approvato la prima legge del nostro Paese per regolamentare la fecondazione assistita.

Spiega Maria Luisa Barcellona: il senso di parlare ancora oggi, a quattordici anni dalla sua approvazione, della legge sulla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), sta nel fatto che, malgrado gli scuri della Corte Costituzionale si siano abbattuti, dichiarandoli incostituzionali, sugli aspetti più retrivi di questa legge, rimangono ancora alcuni fattori negativi che necessitano di interventi immediati. La PMA è la pratica medica atta a favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall’infertilità umana. In particolare oggi vogliamo parlare del problema degli embrioni umani crioconservati non più utilizzabili a fini procreativi né ad altri fini (per es.donazione) e condannati ad un congelamento eterno, veicolando l’invereconda pretesa che la loro mancata utilizzazione possa essere più utile e proficua di un loro migliore impiego come quello dell’uso a fini di ricerca scientifica, per il quale uso perdura il divieto.

Discutere del tema della Procreazione Medicalmente Assistita, oggi, è particolarmente importante sia per l’apporto che questa branca della medicina può fornire per superare la crisi dovuta alla decrescita demografica, ma anche perché consente di parlare più in generale di diritto alla salute, diritto alle cure, delle problematiche ambientali e sociali che favoriscono l’aumento dell’infertilità e dei divieti ancora imposti alla ricerca scientifica. Il programma politico della lista LeU, particolarmente improntato alla tutela dei diritti, non poteva non trattare tali tematiche.

Per questo ho voluto a discuterne accanto a me – continua la Barcellona – degli esperti della materia quali: Il Dott. Antonino Guglielmino, Direttore Sanitario del Centro HERA di Catania (il centro di PMA più grande del meridione d’Italia), il Dott. Gabriele Bonaventura, Ricercatore e l’Avv. Sebastiano Papandrea, uno degli avvocati che si sono occupati dei ricorsi innanzi alla Corte Costituzionale riguardanti la legge 40/04.

Il Dott. Guglielmino, nel proprio intervento ha rimarcato come l’attività di ricerca del centro HERA sia oggi rivolto non solo alla cura dell’infertilità, ma anche alla prevenzione della stessa. Particolare attenzione viene oggi riservata ai fattori ambientali e agli stili di vita che incidono fortemente sulla salute riproduttiva. Oggi l’infertilità colpisce un numero sempre crescenti di coppie ed è divenuto un fenomeno di allarme sociale. L’accesso gratuito alle cure, attuato attraverso i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), oggi approvati ma inspiegabilmente ancora non attivi per la PMA, potrebbe essere una risposta, ma importante è anche agire sulla prevenzione, educando i ragazzi a stili di vita sani, promuovendo politiche per le famiglie che consentano alle donne di progettare in età non avanzata alla gravidanza e intervenendo sui fattori ambientali.

Il Dott. Gabriele Bonaventura, denuncia i pesanti limiti alla ricerca ancora imposti dalla legge 40/04. In particolare rimarca come, durante il suo soggiorno all’estero presso l’University of California, Irvine, negli Stati Uniti, era possibile ottenere con facilità embrioni umani sui quali svolgere attività di ricerca. Questo gli ha consentito di avviare interessanti e promettenti filoni di ricerca che hanno ricevuto importanti riconoscimenti in ambito internazionale. In Italia queste ricerche sono ostacolate dai divieti ancora imposti dalla legge 40/04 che rischia di relegarci in un medioevo della ricerca.

Della stessa idea l’Avv. Sebastiano Papandrea il quale ricorda che a seguito delle sentenze della Corte Costituzionale i centri sono tornati a crioconservare embrioni. Quando per vari motivi tali embrioni non siano più utilizzabili dalle coppie a fini procreativi, la legge non ne consente alcun altro utilizzo, condannandoli ad una crioconservazione eterna. Occorre chiedersi, quindi, se non sia più consono alla salvaguardia della dignità che tutti riconosciamo all’embrione umano che quelli non più utilizzabili a fini procreativi siano impiegati per scopi alti, come quello di favorire la ricerca su gravissime malattie anziché essere destinati ad una crioconservazione senza fine.

Nelle conclusioni la Professoressa Barcellona ha ribadito come la nostra pietà per i defunti ci ha sempre fatto riconoscere la dignità e sacralità anche del corpo ormai privo di vita. Tuttavia la ricerca fatta sui cadaveri, considerata sacrilega nel medioevo, ha consentito altresì molte nostre conoscenze nel campo della anatomia topografica e della struttura e composizione del corpo umano oltreché nel miglioramento delle stesse tecniche di dissezione.
Oggi, la sussistenza del divieto di ricerca sugli embrioni umani, imposto dalla legge 40/04, rischia di relegarci in un medioevo della ricerca che frustra le capacità dei nostri ricercatori, costretti a recarsi all’estero per dedicarsi alla ricerca per la cura di gravissime malattie.
Conclude Maria Luisa Barcellona: “Anche per questo ho voluto impegnarmi in questa sfida elettorale: per sostenere una forza politica che metta al centro del suo programma di governo queste tematiche, che riguardano la qualità della vita, la tutela dei diritti, una società solidale, una chiara idea di Paese”.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *