di Luna Canino Del Prete
blogger “Dove non puoi amare non soffermarti”
“Il mondo nuovo” è un grande classico distopico, scritto nel 1932, ambientato in un futuro non troppo lontano dal nostro: siamo nel 2540.
Qui l’unico vero Dio è Ford (il fondatore della società produttrice di automobili) e tutto si muove in un’ottica di automatismo e produttività. In questa presunta società perfetta, priva di guerre, proprietà privata, malattie, vecchiaia, all’emergere di una qualsiasi malinconia si assume il “soma”: una droga legalizzata che annienta ogni tipo di turbamento. Non esiste più la figura della madre e del padre, le nascite sono programmate in provetta.
La proprietà privata riguarda un antico passato; tutto è di tutti, non esiste monogamia. In questo improbabile sistema perfetto subentra la figura del selvaggio, John, che metterà in luce in questa società volta alla soddisfazione dei sensi attraverso amplessi comuni e cinema odorosi, il senso di ferocia e freddezza, la rinuncia della propria individualità.
La cosa che più mi ha colpito è la dicotomia tra il mondo nuovo, dove tutto è programmato, e il vecchio mondo selvaggio dove regnano i tumulti interiori. L’autore contrappone i due mondi attraverso registri linguistici diversi che raggiungono l’apice nella parte finale del libro dove John, il selvaggio, usa le parole delle tragedie shakespeariane per esprimere qualcosa che il mondo nuovo non conosce: l’amore, l’individualità, la religione e la scienza. Una vita senza madri, padri, amanti, turbamenti, in una parola senza passione vale davvero la pena di essere vissuta? Siamo disposti, in previsione di un benessere più grande, a rinunciare alla nostra umanità? Questi sono solo alcuni dei grandi quesiti che emergono dalla lettura del “mondo nuovo”.
Su youtube troverete l’audiolibro integrale.