Libri: il progetto “Phoenix” di Tony Fazio per un mondo oltre lo spazio, il tempo e i confini

Libri: il progetto “Phoenix” di Tony Fazio per un mondo oltre lo spazio, il tempo e i confini

Tutto il pianeta era in subbuglio per l’arrivo del viaggiatore. L’uomo del futuro che sfidava lo spazio e il tempo donando all’umanità il progetto Phoenix.

È quanto ci racconta Tony Fazio, l’autore di un libro di fantascienza che ci permette di oltrepassare i limiti della ragione per conquistare il lettore, pagina dopo pagina.

Phoenix è un libro edito da Amazon, una sfida personale, un sogno realizzato e impreziosito dalle illustrazioni dell’artista Elena Recupero.

Il libro verrà presentato sul web domenica 28 febbraio sulla piattaforma Facebook: https://www.facebook.com/faziotonyy alle ore 17.00. A dialogare con l’autore, la nostra direttrice Katya Maugeri.

«Questo testo rappresenta il modo di esprimere il mio punto di vista. La fantascienza ha sempre fatto parte della mia vita sin dall’adolescenza, e da allora non ci siamo mai più separati.

Tutte le storie dei più grandi autori come Asimov, Wells, Orwell o Adams mi hanno da sempre ispirato, ma soprattutto la fantasia e l’immaginazione elementi indispensabili per ognuno di noi. Punti di vista che permettono di avere una visione diversa e una percezione più intensa del mondo. Ed è grazie a questa percezione che ho avuto l’idea di scrivere questo racconto».

Il genere fantascientifico, per gli appassionati, rappresentato un vero stile di vita, un modo di vedere un mondo oltre i confini, lo spazio e il tempo. «L’uomo si è sempre posto domande, ed è proprio da queste domande che la nostra civiltà è progredita. E molti scrittori di questo genere hanno spesso ipotizzato un modo a loro postumo, ad esempio H G Wells ne “La macchina del tempo” immagina un fantastico viaggio nel tempo attraversando secoli e millenni, quindi l’immaginazione prende vita nel creare un veicolo in grado di viaggiare nel tempo e di ipotizzare sul futuro del genere umano. Oppure Isaac Asimov nei suoi romanzi immagina civiltà robotiche, viaggi interstellari e getta le basi della robotica. Asimov stesso fu per primo colui che rinnovò il concetto di robot, trasformandolo da versione futuristica del mostro di Frankenstein tipico della fantascienza precedente a creatura versatile e realizzata su scala industriale per fungere da aiutante, o sostituto, dell’uomo. Cito entrambi perché per me sono i patriarchi del genere fantascientifico nonché mie personali pietre miliari. Ci sono poi dei veri e propri filoni che oggi fanno parte della nostra cultura e della vita di tutti giorni. Star Trek. Per me (e non solo per me) Star Trek rappresenta una visione utopica del mondo che vorrei. L’essere umano dopo secoli di guerre e conflitti volge lo sguardo alle stelle, comprende di non essere solo e si unifica per il bene della sua specie, progredendo nei secoli a venire, incontrando altre civiltà aliene ma strizzando sempre l’occhio ai pregi e difetti dell’Homo sapiens. Star Trek è l’emblema della fantascienza entrata nelle nostre vite. La messa in onda della serie è del settembre 1966, quindi 55 anni fa. Sull’Enterprise venivano usati dispositivi di lettura portatili, dei comunicatori senza fili, si conservavano dati su piccoli dispostivi di archiviazione.

Tutte cose immaginate da qualcuno con una enorme fantasia che poi sono state studiate da altri ancor più fantasiosi che hanno reinterpretato e realizzato qui sogni. I telefoni, tablet, kindle, unità usb, cloud, tutti strumenti che negli anni 60 erano in tv ma pochi decenni dopo sono ormai nella nostra quotidianità. Ecco cosa può insegnare la fantascienza: i sogni possono prendere vita, possono darci una speranza e migliorarci.

Durante questi mesi ho fatto un viaggio a ritroso, ho voluto rileggere dei classici legati alla mia adolescenza, HP Lovecraft su tutti. Credo fortemente che in questo nostro dover vivere quasi in stand by, in attesa che tutto ritorni a una normalità, serva ritornare alle proprie origini, a uno modo diverso di percepire. Ritornare all’essenza e riprendere in mano la nostra leggerezza e la nostra fantasia. Forse la frenesia dei giorni in cui viviamo non ci permette più di fantasticare, di immaginare oltre il nostro microcosmo».

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