L'importanza di una dieta mirata, a supporto delle terapie oncologiche

L'importanza di una dieta mirata, a supporto delle terapie oncologiche

Elisa Musumeci
biologa e nutrizionista

Nei giorni nostri un numero sempre maggiore di famiglie si trova a dover affrontare une delle prove più dure che la vita ci riserva. Credo infatti che non ci sia niente di più scioccante che trovarsi di fronte ad un medico nell’attesa del responso, magari di un controllo di routine, e sentirsi dire quelle parole maledette: “Mi dispiace , lei ha un cancro”. 

Sono parole forti, difficili da accettare, sia per la persona direttamente coinvolta che per i parenti, per la consapevolezza delle forti ripercussioni fisiche ed emotive cui si andrà in contro. Superato lo shock iniziale, al momento di presa di coscienza, non tutti reagiamo allo stesso modo. C’è chi vede la propria vita sfuggire di mano, i propri sogni, i propri progetti … e si chiude in un vortice di aggressività e rifiuto della vita sociale. Altri invece vedono lo spiraglio di luce nell’essere combattivi e, talvolta, rivalutano radicalmente il senso della vita, cambiando il loro modo di stare in questa vita, iniziando a godere di ogni piccola cosa ed emozione che ci viene offerta nelle nostre giornate perché, ammettiamolo, un po’ tutti oggi, per colpa dei ritmi di vita serrati e dei cattivi stereotipi che vogliamo raggiungere a tutti i costi, abbiamo perso di vista la vera bellezza e genuinità in questo mondo … ma tornando alla presa di coscienza di una notizia devastante, quale l’avere un carcinoma, in qualsiasi modo lo si voglia emotivamente affrontare, l’unica arma che ci dà la medicina per combatterlo, è la terapia oncologica: chemioterapia / radioterapia / ormonoterapia / immunoterapia

E’ davvero un enorme conquista sapere che si possono aprire spiragli di speranza e sarebbe una follia voler rinunciare, come spesso purtroppo accade, a questa possibilità che ci offre la ricerca perché, dominati dalla paura, ci si affida nelle mani sbagliate di “consiglieri” eticamente e intellettualmente scorretti. Tuttavia, non possiamo non guardare in faccia la realtà e parlare di ciò che rappresenta inevitabilmente l’altro lato della medaglia, ciò che ci distrugge fuori e nel profondo del nostro animo;  gli effetti collaterali delle cure oncologiche:

  • Perdita di capelli, secchezza della cute e delle mucose con formazione anche di ferite 
  • Alterazione dell’emocromo con abbassamento del ferro e conseguente stanchezza cronica
  • Distruzione dei globuli bianchi con maggiore sensibilizzazione elle infezioni
  • Indurimento e/o indebolimento delle pareti venose con formazione di lividi o piccole emorragie
  • Effetti negativi sull’apparato gastro-intestinale (diarrea, stipsi, nausea, vomito)
  • Effetti sui nervi di mani e piedi con riduzione della sensibilità al tatto
  • Effetti sul sistema nervoso;
  • Problemi di tipo cognitivo (soprattutto nei tumori cerebrali)
  • Malfunzionamento dei reni ed appesantimento del fegato
  • Vista e udito ridotti
  • Alterazioni della funzione cardiaca
  • Possibili reazioni allergiche o da accumulo della tossicità del farmaco

Questi e altri di entità minore, sono gli effetti negativi che ci si trova ad affrontare, compreso l’insorgere di stati depressivi e di apatia che, giustamente, colpiscono la persona come conseguenza del difficile quadro descritto. Nonostante le difficoltà, per il fine prioritario di combattere il mostro, bisogna accettarlo. 

C’è però qualcosa che, da professionista del settore, mi fa davvero rabbia, una rabbia furiosa!

La mancata informazione o, peggio, la superficialità con cui gli stessi medici considerano la più importante tra le armi che abbiamo nelle nostre mani per alleviare i sintomi delle terapie oncologie e risolvere una grande percentuale di disturbi ad esse correlate. 

Mi riferisco a una corretta alimentazione a supporto delle terapie oncologiche. 

Tale alimentazione non può e non deve ridursi banalmente alla raccomandazione “ Mangi un po’ di tutto, poco … “, come, ahimè, ancora oggi troppo spesso mi riferiscono i pazienti. 

Né tantomeno parliamo di diete modaiole messe a punto dal primo arrivato che nulla ha studiato in campo biochimico e fisiologico. 

L’alimentazione del malato oncologico costituisce uno degli aspetti più importanti per affrontare, nelle migliori condizioni, le terapie oncologiche. Tra gli obiettivi primari vi è, infatti:

  • Evitare che il corpo s’indebolisca e i valori ematici scendano a tal punto da dover sospendere le terapie ( e ciò accade fin troppo spesso)
  • Evitare che, a causa delle terapie debilitanti e della dieta sbilanciata, il fisico perda progressivamente massa muscolare andando incontro a sarcopenia, cachessia e a una severa malnutrizione o forme patologiche gravi quali l’ascite che, se trascurate, potrebbero portare sino alla morte.
  • Ottenere, soprattutto in caso di tumori ormone-dipendenti come quello al seno, una riduzione del grasso corporeo poiché questo rilascia fattori pro-infiammatori e ormonali che favoriscono l’insorgenza tumorale e aumentano il rischio di recidive.
  • Ultimo, ma non meno importante, migliorare le generali condizioni di vita risolvendo fastidiosi episodi di nausea, gengiviti, afte e cercando di recuperare il più possibile le energie e lo stato di fatigue caratteristico della situazione oncologica.

I protocolli alimentari di cui si parla non possono essere improvvisati, ma sono messi a punto da nutrizionisti, dietisti o dietologici specializzati nella nutrizione in oncologia, che seguono linee guida del WCRF e in continuo aggiornamento sulle ricerche scientificamente validate. 

Si tratta di protocolli personalizzati sul singolo soggetto, sulla sua personale situazione patologica e sintomatologica; piani alimentari che seguono scrupolosamente i momenti delle terapie nei giorni pre e post chemio, il giorno della chemio, in vista di un intervento, nel post intervento e, in fase di remissione della patologia, nel follow-up. 

A questi piani alimentari si associa il periodico monitoraggio dello status fisico della persona per mezzo di misurazioni corporee, plicometria e Bioimpedenziometria, capace di monitorare con precisione lo stato della massa muscolare e della salute cellulare, l’integrità delle membrane ed il rapporto di acqua intra ed extra cellulare. 

Quanto descritto è il prezioso aiuto che può dare l’alimentazione nel supporto alla persona, ma non finiscono qui le enormi potenzialità di un’alimentazione mirata. Una corretta alimentazione è la più grande delle medicine ed i ricercatori in nutrizione oncologica hanno fatto enormi passi avanti, trovando strategie alimentari che, combinate con una giusta integrazione “ad hoc”, sono in grado di rendere l’ambiente extracellulare che circonda la cellula neoplastica ad essa inospitale, ostacolandone la proliferazione ed intervenendo sull’espressione di quei geni coinvolti in modo diretto nella patogenesi e nel mantenimento della malattia. Indebolendo la cellula tumorale si favorisce l’esito positivo delle terapie. 

Con la nutrizione specifica in oncologia poniamo l’attenzione sui micronutrienti e oligoelementi utili per ripristinare l’equilibrio cellulare. 

Attenzione a non confondere, però, la nutrizione e l’integrazione consigliata per la prevenzione con quella suggerita nel caso di malattia in atto, ha scopo e strutturazione ben diversa! 

Ricordo infine che la dieta contro il cancro NON ha un nome, non è né mediterranea in senso stretto, né strettamente vegetariana, né esclusivamente chetogenica, proteica, mima digiuno ecc … può essere una di queste o una rivisitazione di alcune di esse, secondo la situazione che si presenta in un determinato momento della malattia. I vari protocolli nutrizionali saranno adeguati secondo il tipo di tumore, dello stadio, del tipo di terapia che si sta effettuando, della situazione psico-fisica del paziente, compresa la sua volontà di adesione alla dieta.

Tenendo conto di tutto questo, avremo tra le mani uno strumento potentissimo che ci auguriamo possa essere sempre più spesso inserito all’interno di un lavoro d’equipe con i diversi specialisti, in strutture polifunzionali che vedano il paziente al centro dell’interesse, operando esclusivamente per il suo benessere a 360 gradi, affinché si senta seguito nelle sue difficoltà e nei suoi bisogni e protetto nelle fragilità, perché la battaglia NON si può e NON si deve combattere da soli. 

È questo il grande compito della medicina integrata, una realtà che finalmente diventa sempre più tangibile.

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