di Saro Faraci “il Professorista”
A #startupmystory il racconto di un giovane che, partito da Catania e adesso trasferitosi a Milano, ha sempre creduto che il fare impresa passa per l’innovatività delle start up. E’ Francesco Marino, 30 anni, catanese, laureato in Economia Aziendale presso l’Università di Catania e MA.D.E., MasterLab in Digital Economics & Entrepreneurship di Digital Accademia e Ca’ Foscari, in H-FARM Campus. Appassionato di tecnologia, buon cibo e velista ogni volta che può.
Lei è stato uno dei pionieri nel fare start up, quando ancora il termine era nuovo e non così inflazionato come lo è adesso. Quando avete iniziato, che peso ha avuto per lei e i suoi amici la rivoluzione digitale? In altre parole, avreste deciso di fare impresa in un ambito diverso dal digitale, ad esempio in un settore più tradizionale?
«Mi sono avvicinato al mondo del Business Model Canvas e delle startup nel 2012 e ha decisamente segnato tutta la mia carriera lavorativa. Sposo in assoluto la filosofia del fare impresa. Ad oggi ogni mio interesse è legato ad aziende digital, ma non nascondo la voglia di diversificare con qualcosa di più tradizionale, magari fondendo esperienze di consumo fisiche e online»
Ha avviato la prima start up che era studente universitario. Come si chiamava la start up e cosa proponeva?
«Sì, Ganiza è nata nel 2013 insieme ad altri due soci, con l’idea di creare un’applicazione mobile che semplificasse le uscite di gruppo. Connettendo gli interessi di un gruppo di amici e quindi di trascorrere il proprio tempo libero insieme e non dietro a chat infinite. L’esperienza in Ganiza è stata senza ombra di dubbio il miglior percorso formativo, avendo affrontato praticamente tutte le fasi: dalla prototipazione, alla validazione, al percorso di accelerazione, la crescita internazionale, il pivoting. Soprattuto un cambio radicale nel pensare ogni servizio lean e agile»
Ad un certo punto della sua storia personale, lei si è trovato a Roma di fronte a Tim Cook, l’amministratore delegato di Apple e successore di Steve Jobs, per presentargli il suo progetto. Qual è stata la prima sensazione quando è stato convocato a Palazzo Chigi?
«Sicuramente il pitch più emozionante. Essere scelti da Apple insieme ad altre quattro realtà italiane e poter presentare Ganiza al CEO della Apple nel palcoscenico di Palazzo Chigi è stata sicuramente una fortissima scarica di adrenalina. Convocati a Palazzo Chigi, in perfetto stile Apple, abbiamo saputo che avremmo incontrato Tim Cook la mattina stessa»
E cosa le disse Tim Cook? Ci fu un seguito professionale dopo quell’incontro?
«Ascoltò con molto interesse, facendo anche domande sul design. Eravamo la realtà più giovane fra le cinque, ma sicuramente stavamo crescendo bene. Ricordo che mi fece una battuta sull’orologio che portavo, che non era un Apple Watch. Sicuramente quel incontro portò ad una forte visibilità di Ganiza in diversi Paesi»
Con Ganiza, ha usufruito di programmi di incubazione e di accelerazione? E quanto sono stati importanti per far maturare il Vostro progetto?
«Sì, Ganiza è stata vincitrice del grant e del programma di accelerazione TIM #WCAP. Sicuramente importante, potersi confrontare con mentor, altre startup e i primi investiori. Periodo che conservo come una bellissima fase per l’ecosistema digital catanese, dove nacque una fervente classe di startupper e futuri imprenditori digitali»
E invece con investitori e finanziatori? Hanno supportato la vostra start up?
«Sì, abbiamo avuto anche investitori privati, che hanno supportato finanziariamente e con mentorship Ganiza»
Che evoluzione ha avuto quella start up?
«La società è ancora operativa nel campo del digital marketing e sviluppo software facendo tesoro della tanta esperienza fatta negli anni»
Adesso lei è managing director in Cosmico, una start up di successo che sta crescendo velocemente come succede spesso alle nuove iniziative imprenditoriali in ambito digitale. Cosa fa Cosmico? E a cosa si deve il suo successo?
«Cosmico connette talenti in ambito digital con aziende che devono estendere velocemente la propria forza lavoro. Lavoriamo con le principali società di consulenza, grandi agenzie digital, corporate e startup internazionali. Intorno all’universo di Cosmico gravitano più di 150 talenti fra user interface e user experience designer, developer web e mobile, copywriter, digital strategist»
Figure professionali nuove ed un mondo in continua evoluzione nonchè in grande fermento
«Sì certamente. La velocità con cui si può cominciare a collaborare con un esperto di user experience design o un team di sei developer mobile è uno dei valori fondamentali per una realtà. La possibilità di poter attivare professionisti del digitale nei momenti in cui si ha bisogno di un boost. Si aggiunge indubbiamente la possibilità di scalare il numero di risorse su un progetto, rispetto ai normali tempi di recruiting e poter disattivare o ridurre le risorse quando il progetto è terminato. Per il talento, infine, il valore aggiunto è sicuramente il poter lavorare su diversi progetti di grandi brand all’interno dello stesso anno, magari da remoto, dando un contributo concreto e con l’autonomia che ha contraddistinto la scelta della sua vita professionale»
Nel nuovo ruolo manageriale che adesso riveste in Cosmico, quanto ha contato la precedente esperienza imprenditoriale di Ganiza? Ci permetta di dire che lei non ha perso l’abitudine di connettere, con Ganiza gli amici, con Cosmico professionisti e imprese.
«Sicuramente sì. Porto con me l’importanza di validare un modello di business e un processo. Testarlo, replicarlo e farlo scalare velocemente»
Lei adesso vive a Milano, ma è stato uno dei principali animatori della comunità degli startupper quando era a Catania. Inutile fare paragoni, ma secondo lei qual è la marcia in più che Milano ha oggi in Italia per attrarre tanti giovani startupper in quel territorio?
«Si, sono stato presidente di Youth Hub associazione no profit in cui giovani appassionati d’innovazione e con un forte spirito imprenditoriale si incontrano per condividere, sviluppare, e realizzare le proprie idee. Insieme ad altri ragazzi dell’ecosistema abbiamo co-organizzato lo Startup Weekend Catania, format internazionale che ti aiuta, con il supporto di mentor, a dar luce ad un’idea di business in 54 ore»
E di Milano che ci dice?
«Indubbiamente, a Milano trovi molte più connessioni di talenti, aziende e investimenti»
A Catania, che lei conosce bene, cosa manca ancora per essere un vero ecosistema?
«La capacità di attrarre fuori dall’isola coloro che possono portare competenze e visione, e il far lavorare per un obiettivo comune Università e Centri di Ricerca, imprenditoria, investitori privati e pubblici. Anche per la posizione strategica che la Sicilia ci offre, non sarebbe bello creare un polo per tutte le eccellenze del Mediterraneo a Catania? Non sarebbe bello creare una politica dell’accoglienza di aziende digital che vogliono svilupparsi verso sud? Soprattutto oggi che telelavoro e southworking sono le nuove buzzword»
Ha fatto da mentor ad altri startupper? E ad un giovane che oggi volesse avvicinarsi a questo mondo cosa suggerirebbe?
«A molte startup ho fatto da mentor al tempo di Youth Hub, oggi sono advisor in una startup Travel Tech. Ad un giovane oggi consiglierei di metterci cuore, passione e metodo. Si dice startup roller coaster, in un’azienda che cresce velocemente sono tanti i momenti up e altrettanti quelli down. Non è facile restare lucidi e prendere sempre le scelte migliori. È un viaggio da condividere con un ottimo team e magari accompagnati da mentor e partner che abbiano una visione allineata al management team»
Se dovesse ringraziare due-tre persone importanti che ha conosciuto in questi anni durante il suo cammino professionale, di imprenditore prima e di manager dopo, a chi andrebbe il suo apprezzamento?
«Sicuramente i miei cari che mi hanno sempre appoggiato nelle scelte e le persone che con me hanno lavorato e lavorano ogni giorno senza risparmiarsi»