"L'odore delle pietre", Gabriella Tringale racconta l'incanto e la forza di una donna libera

"L'odore delle pietre", Gabriella Tringale racconta l'incanto e la forza di una donna libera

Mariantonietta è una sedicenne, data in sposa a un ricco gioielliere. L’incontro con Cesare, ufficiale ispicese di nobili origini, spinge però la giovane all’adulterio e alla fuga verso la Sicilia. Qui, tra invidie e tradimenti, il suo destino muta nel momento dell’incontro e degli scontri con la gente del posto; adulti e bambini curiosi e bizzarri, sfacciati e pudici, vegliati dalla luna dei lupunari e immersi in una natura feconda, impietosa e magica.

Nello splendido scenario di una Taranto di inizi Novecento, Gabriella Tringale – psichiatra e psicoterapeuta – racconta un’avvincente storia. “L’odore delle pietre” (Splen edizioni) è un romanzo dalla mille sfaccettature, scava dentro l’animo umano e ne consegna interrogativi e tante risposte. Nella storia, vignette che incarnano la narrazione raccontano l’incrociano delle vite di personaggi storici e senza tempo, maschili e femminili, piccoli e grandi incastonati nella dimensione temporale di tre generazioni. Essi si rivelano ponti nostalgici tra il ricordo e la fantasia, l’illusione e la verità, la favola e la magia, mentre nel sottotesto la lettura avanza alla scoperta del segreto di Mariantonietta.

Le donne, oggi, cosa potrebbero attingere dalla protagonista? «Ad apprendere di non rinunciare a pensare e di conseguenza agendo fare del proprio pensiero baluardo dell’esistenza nella relazione con l’altro. Mariantonietta, pur essendo una donna di inizi Novecento, appare in tutta la contemporaneità dell’essere donna, ieri-oggi-domani. Scopre se stessa nella “nudità” del suo pensiero e con il sacrificio della sua esistenza non rinuncia alla indomabile libertà che ogni donna porta in seno. Mariantonietta è una donna che pensa e pertanto fa paura. Ancora oggi il pensiero che è libertà, in special modo quello di una donna, spaventa e quindi con stereotipi, pregiudizi, abusi, prepotenze, squalifiche, omicidi è attaccato. Attaccato, ufficialmente o clandestinamente nel suo potenziale creativo, evolutivo, trasgressivo, diverso, il pensiero femminile continua a nutrire, insieme a quello maschile, la completezza dell’essere umano. Una tale ricchezza non può cadere nel cono d’ombra dell’immobilità mentale».

Tra le pagine del romanzo si evince chiaramente che il destino può cambiare. Tutto sembra avere il suono e l’odore di un sentimento prepotente. «Narro l’amore di una scelta feroce che conduce ad un destino di rinunce e compromessi “vitali”. Mariantonietta nella relazione amorosa porta liberamente il corpo erotico contornato dalla sensorialità, posseduta dalla percezione di essere piena nell’incontro con chi ama e sceglie dando la mano al suo destino che la porta fuori da luoghi sfarzosi a cui lei, povera sedicenne di paese, era stata destinata. Ma, sappiamo, ogni scelta comporta una rinuncia. La rinuncia come spettro alle spalle di una vita ricca, nostalgica, fiera, abbandonica. Un bouquet di sensazioni all’arrembaggio, per conquistare un posto nel mondo che sia suo e non di chi l’ha posseduta per amore o per piacere. Ma porta anche la rabbia dell’amore abbandonico, di quello tradito nell’attesa del ricongiungimento e l’amore che si esplicita nel confronto al femminile con altri personaggi che popolano le righe del romanzo».

È presente una Sicilia magica, che incanta e cattura. Abbiamo bisogno di credere ancora a queste antiche tradizioni, alle leggende, alla magia? «Viviamo in un’isola, la magia le appartiene. Recentemente ad un convegno ascoltavo il pensiero di un grande psicoanalista siciliano. Sosteneva che gli isolani, per loro natura intrinseca, io direi intrinseca alla genetica geografica, non hanno bisogno di nulla, sanno procurarsi il necessario per vivere. Ma il necessario non appartiene solo al concreto e alle tradizioni che si tramandano di generazione in generazione. L’isola diventa scenario immaginario, deposito di leggende, humus per i miti e questo corona e aiuta l’esistenza arricchendola di possibilità. Questa possibilità è quella che mi hanno donato i miei nonni narrandomi “le storie” che mi hanno accompagnato nella crescita, offrendomi l’opportunità di incontrare il mondo, dentro e fuori l’isola, con l’aurea di un potenziale creativo al quale devo il mio stare nel mondo».

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