Lombardia autonoma: si va al voto

|Martina Pumo|

MILANO – La Lombardia andrà al voto per la propria autonomia. No, non è uno slogan della Lega, ma una realtà che chiamerà alle urne tutti i cittadini lombardi il 22 ottobre per votare, attraverso un referendum, l’autonomia della Lombardia. Roberto Maroni, il Presidente della Regione Lombardia ha firmato, in data 29 maggio, il decreto per il referendum consultivo che si terrà il 22 ottobre. Cremona è stata la città che ha accolto la cerimonia della firma, in occasione della festa della Lombardia. Il voto sarà elettronico e si potrà votare dalle 7.00 alle 23.00. Ma la Lombardia non sarà da sola, anche il Veneto andrà alle urne la stessa data. Accanto a questo referendum è presente il forte rischio di dover andare al voto non solo per il referendum ma anche per le elezioni politiche anticipate e per le elezioni regionali anticipate per la Lombardia. Maroni si definisce fiducioso, proponendo un election day, come già è stato fatto nel 2013. Emozionato, afferma che è il coronamento di tante battaglie, di un sogno. Ma la parola deve ancora passare ai cittadini e bisogna aspettare ciò che succederà a Roma, anche se avere ad ottobre un mandato di cinque anni e non di cinque mesi è più utile, secondo il Presidente della Regione. Non sono mancate le reazioni del primo partito dell’opposizione, il PD, che ha assicurato che non appoggerà la scelta di Maroni di andare al voto. Il vicesegretario nazione del Partito Democratico, il ministro delle politiche Agricole Maurizio Martina ha definito questa mossa la solita propaganda di Maroni, puntando il dito soprattutto sui milioni che si andranno a spendere per questo voto. Un referendum inutile anche per Beppe Sala, sindaco di Milano che non appoggia la scelta di andare al voto ma ritiene il tema una buona e giusta causa. Sala non è l’unico sindaco di una grande città lombarda ad aver espresso il proprio giudizio contrario al referendum, insieme a lui anche Gori, sindaco di Bergamo, si dichiara contrario. Secondo i sindaci, basterebbe parlare semplicemente con Roma vista la disponibilità espressa, evitando così l’enorme spesa che il referendum comporterebbe. Un referendum consultivo che con la vittoria del si, e dopo l’ok del governo, porterebbe a una maggiore autonomia tra gli altri nei campi dell’istruzione e della tutela dell’ambiente. Anche il Movimento 5 Stelle si è dichiarato contrario al referendum e il consigliere Dario Violi ha confermato che l’autonomia della Lombardia merita un’attenzione non strumentale, aggiungendo che l’autonomia significa avere a disposizioni a maggiori competenze e risorse da investire nella ricerca scientifica e tecnologica, un sostegno concreto alle aziende e all’istruzione, temi su cui i partiti hanno fallito, a detta di Violi. Un tema appoggiato da tutti, una chiamata al voto  appoggiata da nessuno. Una Lega convinta della scelta fatta nonostante i pareri contrari degli altri partiti e la spesa enorme che porterebbe i cittadini al voto elettronico per la prima volta in Lombardia. Una spesa reale, quella del referendum, che lascia perplessi chi afferma che il Governo sarebbe aperto alla discussione sulle tematiche dell’autonomia. Il potere ora passa nelle mani del popolo che dovrà decidere, con un sì o un no, le sorti di una regione.

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