Luigi Magaraci, si può morire per “mancanza di sanità”?

Luigi Magaraci, si può morire per “mancanza di sanità”?
di Mario Pafumi
MASCALI – A Nunziata, in una gremitissima chiesa Maria Santissima dell’Idria ai funerali di Luigi Magraci, il 44enne originario di Mascali e residente a Macchia, vittima giovedì scorso di un presunto caso di malasanità al Pte dell’ospedale Sant’Isidoro, una grande folla commossa si è stretta attorno alla moglie e al figlio, per l’ultimo saluto. La salma del giovane è stata restituita stamattina ai familiari dalla Procura che ha aperto un fascicolo. Proveniva dall’obitorio del Policlinico di Catania dove ieri sera è stata eseguita l’autopsia. Toccanti le parole dell’omelia del parroco, don Carmelo Di Costa, di fronte ad una marea umana profondamente commossa per una morte assurda e inconcepibile. Tutti invocano piena luce su quanto accaduto, per il momento tutto da verificare.
Luigi Magaraci aveva chiesto aiuto al Pte, ma sembra che il suo malessere (un infarto in corso) sia stato sottovaluto e scambiato per un banale malore gastrointestinale. Non ci sarebbe stato al controllo cardiaco. L’aggravamento sarebbe avvenuto non appena tornato a casa. Inutili gli interventi successivi… Si può morire per “mancanza di sanità”, come sostiene Concetto Barone da sempre impegnato sul fronte della lotta pro riapertura dell’ospedale e come sostengono gli esponenti del Comitato civico “Rivogliamo l’ospedale”. Servono i messaggi a posteriori dei vertici dell’Azienda sanitaria provinciale, che pure sta lavorando per cercare di riaprire il PS?
Per rivendicare ancora una volta il “diritto alla salute” dopo quello che di fatto viene considerata la sedicesima vittima dal 2015, il comitato civico “Rivogliamo l’ospedale”, ieri sera, ha organizzato una fiaccolata silenziosa a Macchia di Giarre, in memoria di Luigi Magaraci. Il mesto corteo, partito dall’ex ospedale “San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro” di via Forlanini, si è concluso avanti all’abitazione, di Magaraci, che lascia la moglie e il figlio Matteo di 10 anni. L’iniziativa è stata condivisa dall’amministrazione comunale giarrese con il sindaco Angelo D’Anna in testa e con lui tutti in corteo amministratori, consiglieri comunali, associazioni culturali, ambientali e sportive, club service, comunità parrocchiali, organizzazioni sindacali territoriali e associazioni datoriali. In prima fila ad aprire il corteo i parenti delle 16 vittime che si conteggiano dal giorno della soppressione del Pronto Soccorso e dalla chiusura del nosocomio che serviva un’utenza di oltre centomila persone appartenenti al Distretto sanitario di Giarre. Angelo Larosa, portavoce del Comitato: “Speriamo che il conteggio delle vittime si fermi qui, visto che a breve dovrebbero essere riaperto il pronto soccorso”.
Il distretto sanitario di Giarre non può più vivere in queste condizioni l’emergenza/urgenza. Il sistema sino ad ora ha fallito e penalizzato una enorme popolazione”. L’agognata riapertura del pronto soccorso sembra essere sempre più vicina. L’azienda provinciale sanitaria, infatti ha pubblicato in questi giorni la delibera con la quale ha stanziato la somma di 610 mila euro per l’esecuzione della prima tranche che prevede la realizzazione degli ambienti per l’espletamento delle attività operative per la gestione dei codici “giallo, verde e rosso” e servizi connessi e, a seguire, il completamento del pronto soccorso con tutte le strutture e gli ambienti previsti dalla normativa in materia. A questo scopo è stata indetta la procedura in e-procurament sul mercato elettronico della pubblica amministrazione. In settimana dovrebbero prendere il via i cantieri di adeguamento di alcuni locali, al piano terra dell’antico ospedale di viale don Minzoni, che ospiterà la struttura del Presidio Territoriale d’Emergenza. Il trasloco si rende necessario proprio per consentire l’avvio dei lavori del nuovo pronto soccorso. Per la realizzazione delle opere è stata stanziata la somma di 48 mila euro: i lavori sono stati aggiudicati da una impresa di Maletto.

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