Mafia, blitz dei carabinieri contro il clan Fragalà: decine di arresti a Roma e Catania

Mafia, blitz dei carabinieri contro il clan Fragalà: decine di arresti a Roma e Catania

di Katya Maugeri

Minacciavano commercianti e imprenditori locali, con intimidazioni, estorcendogli denaro e minacciandoli. I carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia hanno arrestato numerosi membri del clan Fragalà e svolto perquisizioni nelle province di Roma e Catania.

Dal video ricevuto dalle forze dell’ordine si vede chiaramente una persona intenta a cospargere di benzina l’ingresso di un negozio, per poi dargli fuoco. A immortalare le immagini sono state le videocamere di sorveglianza che hanno ripreso il gesto. Altre riprese mostrano l’arresto di una persona trovata in possesso di un fucile. Inoltre, è stata trovata una formula manoscritta di affiliazione mafiosa. “Sette cavalieri di mafia si riunirono nel 1973 per un giuramento a sangue, lo nascosero in una ‘damigianella’ Chi lo scoprirà sarà colpito da sette coltellate”. Durante il blitz i carabinieri hanno sventato un sequestro di persona, hanno liberato l’ostaggio e arrestato ben otto persone che lo tenevano in loro possesso, inoltre hanno sequestrato droga e armi. Si trattava di un intenso traffico di sostanze stupefacenti, come cocaina, marijuana e hashish. La droga veniva importata dalla Colombia e dalla Spagna, operazioni facilitate da alleanze con gruppi criminali camorristici e mafiosi.

Nel corso delle perquisizioni è stato anche trovato un manoscritto con la formula di affiliazione alla mafia oltre che la conferma con i rapporti con i clan siciliani e con i cartelli della droga in Colombia.

“Ne ho passato mura e muraglia a ogni passo ne scioglievo una maglia”: inizia così la formula di affiliazione al clan Fragalà. Il testo, scritto a stampatello su un foglio a righe. “3 cavaglieri di battaglia – si legge con numerosi errori di ortografia – dell’anno 1777 dalla Spagna si imbarcavano e in Sicilia si incontrarono, proseguirono per la Calabria e si riunivano, proseguirono per Napoli e si riunivano e si sparpagliarono, ma un bel giorno del 1973 sette cavaglieri di mafia si riunivano nella fortezza a Catania, fecero un giuramento di sangue e lo depositarono in una damigianella fina e finissima e lo nascosero nella fortezza, guai chi lo scoprirà, da una a sette coltellate alla schiena verrà colpito, battezzo questo locale come lo battezza Salvatore Fragalà, ‘La Scimmia’. Se loro lo battezzano con fiori, catene, camicia di forza e ferri – continua la formula – alzo gli occhi al cielo vedo una stella volare con parola d’omertà”. Poi è il momento della “prima e seconda votazione sull’amico. Se prima lo conoscevo come giovane onorato da oggi in poi lo conosco come picciotto e mafioso, giura di dividere centesimo per millesimo a questa società e guai se porterà infamità, sarà a discarico della società e a carico del compare, a  questo punto faccio il giuramento di sangue, bacio la fronte a tutti i componenti di cui sono presenti a tavola, ci devono essere un fazzoletto di seta annodato un coltello e l’immaggine di San Michele Arcangelo e si fà presente che un nuovo mafioso è tra noi e si lavora”.

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