
L’indagine parte dai Carabinieri di Giarre sulle tracce dal 2016 del clan “Laudani – Musii i ficurinia” operante nel territorio di Giarre e comuni limitrofi, i cui adepti riportavano, come simbolo del vincolo di affiliazione ed in ossequio alla famiglia mafiosa catanese di riferimento, un tatuaggio “a forma di labbra”. Da qui il nome dell’operazione: “Smack Forever”.
Il gruppo criminale controllava il territorio attraverso la richiesta del pizzo e le assunzioni forzate di personale di loro gradimento, non mancano negli atti della magistratura anche casi di pestaggi, incendi di veicoli e furti. Estorsioni nella maggior parte dei casi mai denunciate.
Non solo estorsioni ma gestione di voti e controllo illegalmente delle case popolari.
Sarebbe inoltre documentato il riciclaggio dei proventi delle attività illecite mediante intestazioni fittizie di depositi e conti correnti. Alla base delle indagini anche le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia utili per delineare l’organigramma e le attività dell’organizzazione, al vertice della quale vi è, secondo gli inquirenti Alessandro Liotta, già arrestato nel febbraio 2017 nell’Operazione “Bingo!” poiché a capo di una fiorente associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Liotta si avvaleva dei suoi affiliati per molteplici attività criminali. Particolarmente spregiudicato, sarebbe stato il metodo adottato per ottenere il pagamento del pizzo da parte degli esercenti, soprattutto a danno delle attività appena aperte e quindi oggettivamente in maggiore difficoltà. In alcuni casi i titolari che si rifiutavano o pagavano in ritardo venivano sottoposti a pestaggi o gravi intimidazioni con bottiglie contenenti liquido infiammabile. Accanto al capo clan spiccano anche figure femminili, sue corree principali e fedeli affiliate “marchiate” dal tatuaggio mafioso con il “musso”, ossia Valeria Vaccaro e Sharon Contarino , partecipi del riciclaggio dei proventi illeciti e protagoniste di episodi estorsivi. Liotta gestiva la cassa comune, tramite “prestanome”, riversandovi i proventi illeciti dei furti, delle estorsioni e dei cosiddetti “cavalli di ritorno”, effettuati dopo i furti di autovetture.