Mafia, la rete catanese del re delle scommesse


Katya Maugeri

CATANIA – Il re delle scommesse in affari con la mafia, Ninì Bacchi, arrestato ieri a Palermo, aveva un suo referente a Catania. Lo ha svelato il pentito Mario Gennaro, promosso dalle cosche calabresi a manager esperto del settore.
“Dove lavoravano oltre che Palermo?”, gli hanno chiesto i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. “A Catania”, ha risposto Gennaro. “Master Catania” viene definito il referente catanese del re delle scommesse. E nelle carte si fa un nome, su cui adesso si indaga.

Cosa nostra non accetta confini e cerca di espandere il proprio potere.

Un referente per la diffusione commerciale dei siti e dei brand dell’associazione, con il compito di affiliare nuove sale giochi e scommesse e gestire, inoltre, le relazioni operative con il vertice dell’associazione, sul territorio catanese. Cosa nostra non accetta confini e cerca di espandere il proprio potere.
Dalle dichiarazioni di Gennaro, inoltre, questo “master” viene definito un referente capace di risolvere le eventuali problematiche operative segnalate dalle sale giochi e scommesse, con un ruolo di mediatore delle relazioni tra questi ed il management, per la gestione della propria rete manipolava denaro contante e titoli di credito ceduti anche “a copertura”, si occupava del ripianamento dei conti settimanali, effettuava ricariche dei conti gioco, gestiva i rientri dei fidi, provvedeva a saldare in contanti le vincite della clientela, accettava giocate cd. “da banco”, utilizzava carte Postepay presumibilmente intestate ad altri soggetti, sulle quali poter operare movimentazioni di denaro ed eseguire spostamento di denaro sui conti gioco della propria rete, percepiva compensi, in percentuale, sul totale delle scommesse raccolte direttamente ovvero tramite le agenzie che facevano parte della sua rete.

Ninì Bacchi, è uno dei maggiori imprenditori italiani nel settore dei giochi arrestato con le accuse di concorso in associazione mafiosa e riciclaggio del denaro dei clan e di aver stipulato un patto con la mafia palermitana per ottenere il monopolio delle scommesse online in città e provincia. C’era un patto anche con le cosche catanesi?

Le intercettazioni

Dalle intercettazioni si evince che Master Catania veniva esortato a far effettuare alla propria rete bonifici anche attraverso l’utilizzo di strumenti di moneta elettronica come la Postepay.
“Allora il sistema sul territorio è alquanto semplice – spiega Gennaro – diciamo da gestire. Allora c’è il sito madre, quindi il bet unic.com… okay?” Lo racconta così, in maniera naturale questa ramificazione di attività che diffondono sempre più i contatti di Cosa nostra, si nutrono di referenti e soldi da investire per ampliare a macchia d’olio il loro potere.
“Parliamo del mio sito, okay? – continua – che è il sito madre, quindi con cui io posso fare degli accordi con il personaggio di Catania, di Palermo o di Napoli, al quale facendo un accordo commerciale vendo il sito sul territorio, e vado a cercare le agenzie. Quindi il primo si cerca quella figura che noi chiamiamo il master: punto di riferimento prima di tutto, è la persona che ricerca a sua volta dei piccoli agenti sul territorio, chiamati promoter, che a sua volta ricercano le agenzie su/territorio”. Ecco la gerarchia del mondo delle scommesse.

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