CATANIA – I carabinieri del Ros di Catania, coordinati dalla locale Dda, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 23 indagati nell’ambito di indagini su 23 omicidi di mafia commessi dalla fine degli anni ’80 al 2007. I delitti, commessi quasi in un trentennio, avrebbero tutti motivazioni diverse fra loro, ma sarebbero sempre legati agli interessi delle cosche o alla rispettabilità degli uomini d’onore e legati fra loro dall’autorizzazione dei capi e dal metodo di organizzazione.
Tra i casi analizzati e che si ritengono risolti con l’operazione ‘Thor’, ci sono anche un triplice omicidio, tre casi di ‘lupara bianca’ e il duplice omicidio di Angelo Santapaola e di Nicola Sedici commesso il 26 settembre 2007, per il quale è stato condannato definitivamente Vincenzo Aiello, ex rappresentante provinciale della ‘famiglia’.
Le indagini del Ros, coordinate dalla Dda della Procura di Catania, sono state avviate nell’aprile del 2018 dopo la collaborazione con la giustizia di Francesco Squillaci, ‘uomo d’onore’ della ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano di Cosa nostra etnea. L’ordinanza cautelare emessa dal Gip è stata notificata in carcere a 18 degli indagati, già detenuti per altra causa, altri cinque sono stati invece arrestati. Tra i primi ci sono Vincenzo e Vincenzo Salvatore Santapaola, di 64 e 51 anni, i figli dei capimafia Salvatore e Benedetto. Tra i delitti al centro dell’inchiesta anche uno di ‘pulizia interna’ al clan: il duplice omicidio del boss Angelo Santapaola e del suo autista, Nicola Sedici, commesso il 26 settembre del 2017, e per cui è stato condannato definitivamente all’ergastolo l’allora reggente provinciale della ‘famiglia’. L’agguato, aggiunge adesso l’accusa, avrebbe avuto come mandante Salvatore Vincenzo Santapaola, figlio di Benedetto, che secondo la Procura era “preoccupato dall’ingombrante presenza, dell’autonoma operatività e dei rapporti diretti e privilegiati del boss con Cosa nostra di Palermo”. Come esecutore materiale è accusato Orazio Magrì, mentre a Natale Filloramo è contestata la complicità nel duplice omicidio. Fatta luce anche sull’uccisione di Francesco Lo Monaco, 20 anni, assassinato a Motta Sant’Anastasia il 7 giugno del 1994 perché ritenuto l’autore di una rapina commessa a un distributore di carburanti di proprietà del boss Marcello D’Agata, uomo d’onore di Cosa nostra. Tra i casi di ‘lupara bianca’ è inserita la scomparsa, dal 10 luglio del 1991, di Salvatore Montauro: sarebbe stato ucciso perché ritenuto vicino al clan rivale dei Cappello e potenziale sicario di quel gruppo.
Tra le vittime anche persone estranee alla mafia come Salvatore Motta, tra i deceduti di un triplice omicidio commesso il 10 aprile del 1991 a Lentini, nel Siracusano. Gli obiettivi dei sicari, che agirono su richiesta del clan Nardo, erano Cirino Catalano e Salvatore Sambasile. Motta si trovò al posto sbagliato, al momento sbagliato.