Antonello Montante e le bugie del fanciullino

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Daniele Lo Porto

Ho letto alcune risposte di Antonello Montante alle contestazioni del giudice riguarda Ipad trovati nel sacco della spazzatura, pen drive maldestramente distrutte e altre trovate nelle aiuole della sua villa, le motivazioni che gli avrebbero consigliato di aprire ai poliziotti e tanto altro ancora. Giustificazioni che sembrano partorite dalla mente di un fanciullino ingenuo, incapace di architettare una bella, tradizionale e credibile bugia. Ve lo immaginate un bambino sorpreso dai genitori mentre si strafoga di marmellata ingurgitandola direttamente dal barattolo dire, cercando di suscitare un finto rossore: “ma non ho trovato nella dispensa un cucchiaino'”.

Credo che l’arroganza nascosta dietro quelle risposte assolutamente non credibili o incredibili, fate voi, sia lo specchio o la prova provata della mentalità di i chi ha gestito un potere, un grande potere, ritenendosi infinitamente più furbo di qualsiasi altro comune mortale, facendosi beffa di magistrati e investigatori, di politici e amministratori, dell’opinione pubblica e dei media, sganciando, magari, qualche centone, lusinghe e minacce in ugual misura. Questo lo verificheranno le ulteriori indagini, ma i fatti di cronaca di questi giorni ci mostrano un quadro aberrante, pur senza volere arrivare a conclusioni affrettate, condizionate dall’emotività e da un notizie di sicuro solo parziali.

Intanto, è stata inasprita la misura cautelare nei confronti dell’ex presidente di Sicindustria, arrestato il 14 maggio scorso con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Nel pomeriggio di ieri la Squadra Mobile di Caltanissetta lo ha trasferito dai domiciliari al carcere di Malaspina. Montante avrebbe cercato di inquinare le prove a suo carico. In particolare si sarebbe disfatto di alcune pen drive e di documentazione cartacea in occasione dell’arresto avvenuto nella sua abitazione di Milano. Inoltre in questi giorni avrebbe violato le prescrizioni imposte dal giudice, consentendo l’accesso di persone non autorizzate all’interno della sua villa di Serradifalco  dove si trovava agli arresti domiciliari.

Dalla Presidenza della Regione Siciliana, giunge, una precisazione, in seguito alle recenti e ulteriori polemiche politiche. «In relazione alla richiesta di intervento di alcuni deputati regionali, apparsa sulla stampa, per la revoca del presidente della Camera di commercio di Caltanissetta, Antonello Montante, si comunica che, fino a oggi, non ricorre alcuna delle condizioni previste dalle norme vigenti (legge 580/93, l.r. 29/95, l.r. 4/10) affinché il presidente della Regione possa adottare qualsiasi provvedimento. Qualora si dovesse arrivare alle dimissioni di almeno un terzo dei componenti il Consiglio camerale potrà essere emanato il relativo decreto presidenziale di scioglimento dell’intero Consiglio».
Insomma, non è successo – ancora – nulla.

 

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