Mafia, Silvana Saguto rinviata a giudizio

CALTANISSETTA – Chiusa l’indagine sulla gestione dei beni confiscati: l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto va a giudizio. Il 22 gennaio 2018 il processo vedrà protagoniste altre quindici persone coinvolte nell’inchiesta sulla “gestione spregiudicata dei patrimoni sottratti alla mafia”: Vittorio Saguto, padre del magistrato, il marito Lorenzo Carata e il figlio Emanuele, gli amministratori giudiziari Aulo Gabriele Gigante, Roberto Nicola Santangelo e Walter Virga, il colonnello Rosolino Nasca, i docenti universitari Roberto Di Maria e Carmelo Provenzano, la moglie e un collaboratore di quest’ultimo, Maria Ingrao e Calogera Manta, l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo e l’ex giudice della sezione misure di prevenzione Lorenzo Chiaramonte. Una posizione, quella del professor Luca Navarra, è stata stralciata e trasmessa a Palermo

A stabilirlo, il Gip del Tribunale di Caltanissetta Marcello Testaquadra. Secondo l’accusa, la Saguto, che è stata sospesa dal Csm da funzioni e stipendio, avrebbe gestito come fosse una cosa propria la sezione misure di prevenzione del Tribunale, scegliendo gli amministratori giudiziari, chiamati a gestire patrimoni milionari appartenuti ai boss, tra quanti erano entrati nel suo “cerchio magico” per avere incarichi e consulenze, ricambiando con favori, soldi e regali di vario genere. Infatti sono stati sequestrati beni per un valore di 900mila euro riconducibili al giudice e ai suoi amici, quattro degli amministratori giudiziari e la moglie di uno di loro. Inoltre, la Saguto era intenzionata a vendere la casa e uno degli amministratori giudiziari, l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara – che ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato – tra i maggiori beneficiari dei favori del magistrato, aveva costituito un trust per la gestione di beni e quote societarie – è ciò che sostiene la Procura – e per sottrarli all’azione della magistratura.

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