Mafie SpA, col Covid-19 ci sarà un rischio di contagio finanziario per imprese e famiglie

Mafie SpA, col Covid-19 ci sarà un rischio di contagio finanziario per imprese e famiglie

di Saro Faraci

Ottocentottantotto pagine di relazione semestrale, la seconda del 2019, sono state presentate due giorni fa dalla Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento.  Contengono una minuziosa descrizione di tutti gli accadimenti fino al mese di dicembre dello scorso anno, con quattro distinte sezioni dedicate alla criminalità organizzata calabrese, siciliana, campana, pugliese e lucana; le proiezioni della criminalità organizzata sul territorio nazionale; le organizzazioni criminali straniere in Italia; le attività all’estero e le relazioni internazionali della criminalità italiana; una sezione sugli appalti pubblici, una sull’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio, una su mafia e giochi ed infine tutti gli allegati relativi all’attività di contrasto della DIA. Si tratta di un corposo lavoro, che non è soltanto un adempimento semestrale del Ministero degli Interni verso il Parlamento, ma è il resoconto dettagliato di un’attività che, mentre si impegna nella quotidianità delle azioni di contrasto alle mafie, non perde di vista il quadro strategico dell’economia del Paese che, manco a dirlo, la criminalità è abile a sfruttare a proprio favore.

In questa relazione semestrale, c’è una sezione speciale dedicata al Covid. Precisa la DIA che nel lasso di tempo intercorrente tra la stesura e la pubblicazione della relazione si è sviluppata l’emergenza sanitaria da coronavirus e, con il conseguente shock economico da domanda ed offerta, le mafie hanno avuto il tempo di pianificare un possibile rilancio dei loro affari. Se in fase 1 di lockdown, l’incidenza delle attività criminali è stata modesta, con la sola eccezione della rivolta fomentata nelle carceri, è dalla fase 2, in presenza di una crisi economica senza precedenti, che la criminalità organizzativa sta provando ad ergersi come un vero e proprio Stato sociale dentro lo Stato, elargendo prestiti (non necessariamente a tassi usurari), sostenendo famiglie ed imprese in difficoltà, garantendo lavoro in nero a chi ha perso il lavoro (anche quello sommerso) durante la pandemia, supportando finanziariamente le attività aziendali con un lento abbraccio mortale fino ad acquisirne il controllo, immettendo capitali freschi in imprese colluse per togliere di mezzo qualche concorrente sano ma in difficoltà e così via. Con l’avvio della fase 3, quando l’attenzione sarà necessariamente rivolta altrove per creare le basi di un rilancio economico del Paese, le mafie potrebbe diventare ancora più forti se lo Stato non innalzerà il livello di allerta e svilupperà una intelligente, e non solo reattiva, azione di contrasto alla criminalità.

La disamina della DIA è puntuale. La forza della criminalità da sempre è quella finanziaria. Si profila così un doppio scenario. Un primo di breve periodo, in cui “le organizzazioni mafiose tenderanno a consolidare sul territorio, specie nelle aree del Sud, il proprio consenso sociale, attraverso forme di assistenzialismo da capitalizzare nelle future competizioni elettorali”, sostiene la Direzione Investigativa Antimafia, puntualizzando che saranno le attività commerciali di piccole e medie dimensioni più fragili a diventare strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti. Un secondo scenario, di medio-lungo periodo, vedrà le mafie, specialmente la ‘ndrangheta, ancora più ambiziose, proiettate sui mercati internazionali bisognosi di consistenti iniezioni finanziarie che la criminalità organizzata è in grado di assicurare con continuità. In questi casi, le mafie alzeranno l’asticella. Affiancheranno aziende di medio-grandi dimensioni, apportando capitali illeciti, per renderle più competitive ed estromettere dal mercato così i concorrenti più deboli. Ammonisce la DIA: “Se da un lato, infatti, nella fase dell’emergenza sanitaria, la rosa delle Istituzioni è pressoché unanime nel vigilare sugli eventuali tentativi di infiltrazioni mafiose, nella fase 3, con il progressivo decadimento dell’attenzione, quando i riflettori si abbasseranno, le mafie sicuramente tenderanno a riprendere spazio, insinuandosi nelle maglie della burocrazia”.

Per tali motivi, secondo la Direzione Investigativa Antimafia è necessario adottare una strategia di prevenzione antimafia adattativa, con un ruolo importante assegnato alle Prefetture, epicentro degli accertamenti antimafia in materia di appalti pubblici nelle singole realtà territoriali. Bisognerà inoltre semplificare intelligente le procedure antimafia perchè “saranno i lacciuoli della burocrazia che potranno favorire le mafie nell’accaparrarsi gli stanziamenti post Covid, con danni particolarmente rilevanti per il Sistema Paese”, mette in guardia la DIA.

Ma quali sono gli ambiti di interesse delle organizzazioni mafiose in tempi di pandemia e di post Covid-19?  La disamina della DIA è puntuale per ambiti territoriali e tipologia di attività imprenditoriali.

La ‘ndrangheta calabrese offre sostegno economico a famiglie in difficoltà, si propone come benefattrice, e dunque crea una pericolosa dipendenza, da riscattare a tempo debito, ad esempio in periodo di elezioni. Svolge un ruolo di “banca” a sostegno di imprenditori in difficoltà, bisognosi di liquidità “per mantenere viva l’azienda, per pagare i dipendenti, per far fronte ai debiti e alle spese di gestione e per pagare le tasse”. I business che la criminalità calabrese predilige in tempi di Covid-19 sono commercio al minuto, alberghi, ristoranti, pizzerie, attività estrattive, fabbricazione di profilati metallici, commercio di autoveicoli, industrie manifatturiere, edilizia, attività immobiliari, attività connesse al ciclo del cemento, attività di noleggio, agenzie di viaggio, attività riguardanti le lotterie, le scommesse e le case da gioco, ovvero molte attività che hanno patito la perdita di ricavi connessa al lockdown. Ma la potente ‘ndragheta si interessa pure dei settori che non hanno subito un congelamento operativo durante la pandemia, e dunque anche i trasporti, la filiera agroalimentare, l’industria sanitaria e il conseguente indotto.

La mafia siciliana ha un forte radicamento nel sociale ed è capace di fomentare un clima di insofferenza e di conseguenza fornire alla popolazione adeguate forme di welfare. Di solito agisce su più livelli. Un primo livello è quello dell’elargizione di sussidi alle famiglie indigenti nella prospettiva di maturare crediti da riscuotere in occasione delle future tornate elettorali. Ad un livello più elevato, Cosa Nostra, nonostante le numerose attività di polizia giudiziaria a suo carico, continua a mantenere il controllo di molte filiere produttive, a partire dalla distribuzione alimentare, la filiera turistico-alberghiera, l’industria manifatturiera e il ciclo dei rifiuti. “A queste attività – puntualizza la DIA – si affiancano poi gli investimenti realizzati nel settore dei giochi e delle scommesse ed in quello immobiliare (anche attraverso il controllo delle aste giudiziarie), nei lavori connessi alla realizzazione degli impianti di energia da fonti rinnovabili e in tutti quei settori che usufruiscono di finanziamenti pubblici statali e comunitari, a partire da quelli a sostegno dell’agricoltura e di promozione dello sviluppo rurale”. Questa strategia, secondo la Direzione Investigativa Antimafia, potrebbe estendersi andando ad “occupare” anche i settori connessi alla sanità. Senza dimenticare che nella gestione degli appalti pubblici, le famiglie mafiose di Cosa Nostra palermitana ed etnea si sono inserite negli affidamenti diretti, giustificati da presente circostanze di necessità e di urgenza.

Poi c’è la camorra campana, che in realtà è un insieme di consorterie di matrice camorristica. In questo scenario, durante la pandemia, le risorse mafiose vengono impiegate a fini “solidali” per mantenere le famiglie degli affiliati in difficoltà, contribuendo così alla loro fidelizzazione, per operare investimenti a fini di riciclaggio anche in altre aree del territorio nazionale, all’apparenza scevre da presenze criminali. “I sodalizi – sostiene la DIA – puntano ad infiltrarsi nell’economia legale sia attraverso la partecipazione in imprese sane, sia operando con ditte di riferimento, facenti capo a prestanome. In alcuni casi si tratta di imprese tra loro collegate, attraverso le quali la camorra controlla l’intera filiera dei settori di interesse. Tra questi si confermano la realizzazione di lavori edili, i servizi cimiteriali e di onoranze funebri, di pulizia e sanificazione, particolarmente esposti in ragione dello stato di emergenza”. A ciò si aggiunge da sempre l’interesse della camorra per il settore dei rifiuti, in particolari quelli ospedalieri, data l’emergenza in atto. Altrettanto rilevante è la capacità dei clan di gestire il mercato della contraffazione, che potrebbe investire anche il settori dei farmaci, dei prodotti parafarmaceutici e medicali, dei corredi sanitari di protezione.

Infine, c’è la criminalità organizzata pugliese. Se da un lato, si può ipotizzare un allentamento delle forme più aggressive di pressione estortiva ed usuraria, dall’altro è ragionevole ritenere che resti alta l’attenzione verso le imprese in difficoltà finanziaria, presso le quali hanno la possibilità di intervenire con “provvidenziali” immissioni di liquidità. “In questo modo – mette in guardia la Direzione Investigativa Antimafia – la mafia degli affari, riscontrabile nella società foggiana, nelle mafie garganica e cerignolana, nei clan più autorevoli del barese e della sacra corona unita del Salento, appare più che mai proiettata al raggiungimento di obiettivi economico-criminali a medio-lungo termine, puntando a consolidare le proprie posizioni in settori nevralgici dell’economia regionale”. In particolare, il comparto agro-alimentare e quello della mitilicoltura risultano fortemente vulnerabili, sia a fini di riciclaggio, sia con riferimento alle frodi e alla sofisticazione alimentare. Anche il comparto turistico-alberghiero, la ristorazione, i servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti, i rifiuti speciali di provenienza ospedaliera sono business molto appetibile alle mafie pugliesi.

C’è infine un capitolo importante sulle prospettive di impatto sull’ordine pubblico e sull’economia nazionale. Al fine di acquisire consenso sociale, le organizzazioni criminali in tempi di Covid-19 hanno tutto l’interesse a fomentare episodi di intolleranza urbana, rivolta nelle carceri, e si avvantaggiano inoltre della detenzione domiciliare connessa a numerosi detenuti in coincidenza con l’emergenza sanitaria. In questa maniera si rinsaldano gli assetti criminali sul territorio, attraverso nuovi summit ed investiture.

Immagine di copertina: photo credits

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