1° Maggio: "Il lavoro è una necessità dell'uomo prima ancora che un diritto"

1° Maggio: "Il lavoro è una necessità dell'uomo prima ancora che un diritto"

“La Festa del lavoro, che si celebra il 1° Maggio, assume un significato sempre più profondo, in una fase storica il cui l’occupazione continua ad essere un miraggio per un’altissima percentuale di giovani, per di più con un alto livello di istruzione, o consente ben poche certezze a coloro che vivono una condizione lavorativa già consolidata e ancora meno a chi è vittima di rapporti cronicamente precari” dichiara il sindaco di Belpasso, Daniele Motta.
“Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, evidenzia come, in tempi di grandi cambiamenti e di globalizzazione quali noi stiamo vivendo, un ruolo strategico è svolto dal sistema educativo che deve accompagnare tutta la vita: “Il mantenimento dell’occupazione dipende sempre più dalle capacità professionali. La sempre più diffusa necessità di cambiare varie volte l’impiego, nell’arco della vita, impone al sistema educativo di favorire la disponibilità delle persone ad un aggiornamento e riqualificazione permanenti. Più in generale il percorso lavorativo delle persone deve trovare forme concrete di sostegno così che sia meno difficile attraversare fasi di cambiamento, di incertezza, di precarietà”, ricordava monsignor Paolo Tarchi, già direttore dell’ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Conferenza episcopale italiana.

Il lavoro, prima ancora che un diritto sancito dalla nostra Costituzione – sottolinea il sindaco Daniele Motta – è una necessità dell’uomo: in primo luogo morale, spirituale e economica. I tanti conflitti sociali attuali, l’esasperazione di larghe fasce della popolazione, le difficoltà ad educare adeguatamente le nuove generazioni sono conseguenza di uno stato di diffusa umiliazione, impotenza, insoddisfazione da parte di adulti espulsi precocemente dal mondo del lavoro, spesso senza la possibilità di trovare una adeguata ricollocazione, e anche dei nostri tantissimi giovani, costretti a vivere l’esperienza traumatizzante della migrazione, recidendo legami affettivi e culturali con la propria terra. Il 1° Maggio non sia quindi mera commemorazione retorica dei diritti acquisiti con decenni di lotte sindacali, di sacrifici anche estremi, ma sia consapevole presa di coscienza che una nuova e organica strategia deve essere intrapresa per creare vera occupazione e non surrogati come la precarizzazione a vita. Un augurio, infine da padre, prima ancora da sindaco, intendo rivolgere ai giovani: che possano non solo inserirsi nel mondo del lavoro, ma anche concretizzare sacrifici e progetti di vita, come realizzazione dell’ io” per aiutare la crescita della comunità nella quale sono soggetti attivi”.

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