CATANIA – La proposta di Pietro Grasso, leader della lista elettorale Liberi e Uguali, di abolire le tasse universitarie per tutti gli studenti delle università pubbliche sta, per prima, agitando le acque della campagna elettorale ormai avviata. Grasso ha spiegato che secondo i suoi calcoli la misura costerebbe 1,6 miliardi di euro e che approvandola si potrà «dare a tutti la possibilità di studiare». Verrebbe subito da pensare che si tratti della tipica promessa da campagna elettorale, alla Trump o alla Berlusconi, se non vogliamo andare troppo lontano, ma arriva da persona di indubbio spessore e prestigio istituzionale avendo ricoperto, tra l’altro, la seconda carica dello Stato. I miei personali dubbi però li ho sulla sua reale efficacia per favorire il diritto allo studio. Non c’è dubbio che nel nostro Paese le tasse universitarie sono molto alte rispetto al resto d’Europa e che gli studenti meno abbienti godono di numerose agevolazioni economiche. Anzi l’ultima Legge di stabilità ha introdotto l’esonero completo per gli studenti che provengono da famiglie con redditi bassi. Come dire che una misura come quella voluta da Grasso non farebbe altro che agevolare, paradossalmente considerata l’appartenenza politica adesso dichiarata, i ceti medio-alti. E allora non sembri banale chiedere che, al contrario, anzichè favorire questa o quella fascia, basata sul reddito, di popolazione si incentivi chi studia di più. Una contro-proposta, insomma, che è tutt’altro che provocatoria. La ritengo, peraltro, in linea con la condotta fin qui seguita dal nostro Ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri che presiedo e che ha privilegiato, come noto, la meritocrazia piuttosto che l’appartenenza (politica, familiare, clientelare e via di seguito). Le borse di studio che assegniamo periodicamente agli studenti degli ultimi anni della scuola secondaria sono l’esempio reale di quanto affermo. Esse servono a frequentare gratuitamente i corsi che preparano alla selezione per l’ammissione alle facoltà medico-scientifiche e sono sempre state attribuite ai più meritevoli. Ecco perchè a me ed a tutti coloro che da anni fanno parte dello staff che all’Ordine si occupa di formazione pre e post universitaria è sembrato normale e fisiologico restituire al mittente l’idea di abolire le tasse lanciandone una simile per contenuti (abolizione delle tasse) ma profondamente diversa per i destinatari: solo ed esclusivamente i più meritevoli. Solo così quelli che i media amano chiamare “cervelli” in fuga avrebbero un motivo in più per rimanere, finalmente legato, più che all’aspetto economico, al sospirato riconoscimento dei meriti sopra ogni altra cosa.
Massimo Buscema, presidente dell’Ordine dei medici di Catania