Maturità 2019. E se rivolgessero agli studenti la fatidica domanda, cosa dovrebbero rispondere?

Maturità 2019. E se rivolgessero agli studenti la fatidica domanda, cosa dovrebbero rispondere?

Saro Faraci

Verrà il giorno in cui ai maturandi sarà rivolta la fatidica domanda in sede di colloquio orale: “Giovanotto, o signorina, cosa intendi fare dopo la maturità?” La storia insegna che a questa domanda un po’ invadente, rivolta dalle commissioni esaminatrici ai maturandi, le risposte sono state sempre le più disparate. Chi sulla propria pelle ha sperimentato l’insorgenza di questo interrogativo, ricorderà che molti studenti entrano in panico perché è come se fosse violata la loro intimità; altri palesano tutta la loro incertezza balbettando o esitando nelle risposte; alcuni riescono a mentire alla grande pur di captare la benevolenza della commissione; altri non hanno proprio idea e con disinvoltura evidenziano agli esaminatori questo stato confusionale.

Da quest’anno la fatidica domanda dovrebbe entrare a far parte del corredo dei quesiti cui i maturandi saranno chiamati a rispondere. E’ l’ordinanza ministeriale n.205 appena pubblicata a marzo 2019 che precisa che ogni studente, relazionando sulle competenze trasversali acquisite nei percorsi extra-scolastici, in pratica durante i periodi di alternanza scuola-lavoro, dovrebbe spiegare come le attività svolte siano state utili non soltanto ai fini delle competenze, ma anche a fini di orientamento, cioè per chiarirsi le idee in merito a ciò che avverrà subito dopo gli esami di maturità. Il testo dell’ordinanza recita così testualmente: “Nella relazione e/o nell’elaborato, il candidato, oltre a illustrare natura e caratteristiche delle attività svolte e a correlarle alle competenze specifiche e trasversali acquisite, sviluppa una riflessione in un’ ottica orientativa sulla significatività e sulla ricaduta di tali attività sulle opportunità di studio e/o di lavoro post-diploma”.

Ancora una volta gli studenti, senza adeguata preparazione in materia, si ritroveranno a dover improvvisare una parte del nuovo esame orale che forse nemmeno gli stessi docenti e i consigli di classe sono ancora consapevoli quanto possa essere importante. Negli istituti scolastici di solito le attività di orientamento, svolte a partire dal penultimo anno, sono demandate a delegati del Dirigente scolastico che le organizzano con modalità varie. Ad esempio, numerose scuole superiori della provincia di Catania hanno beneficiato del supporto del Centro Orientamento Formazione e Placement dell’Università di Catania che ha allestito in giro per le scuole seminari, conferenze, incontri con i docenti universitari, oltre ad organizzare gli Open Days nei Dipartimenti e somministrare ai maturandi i classici questionari per valutare le attitudini e le vocazioni ai fini della scelta del corso universitario. Tuttavia, tali iniziative di orientamento, per quanto utili, sono spesso poco collegate con tutto il resto delle attività scolastiche ed extra-scolastiche e non sempre gli studenti riescono a chiarirsi bene le idee sulle scelte post-diploma.

Ora, al di là del fatto che da quest’anno la fatidica domanda potrebbe diventare oggetto d’esame, rimane sicuramente la delicatezza del problema. E’ vero che spesso i maturandi non hanno del tutto chiaro cosa fare dopo il diploma e dunque sovente postergano ogni decisione a dopo le vacanze. Qualcuno ha in tasca fin da adesso l’ammissione a qualche corso universitario magari di un Ateneo settentrionale e pertanto il problema non se lo pone affatto. Per molti altri, la scelta rimane complessa. Alcuni non proseguono affatto; altri proseguiranno di sicuro ma, non sapendo dove, “provano” o “tentano” – sono questi i verbi maggiormente utilizzati dai Millennials – diverse prove di ammissione, magari puntando ai test di Medicina che rimangono in assoluto quelli più gettonati. Tantissimi non sanno se rimarranno in Sicilia o andranno al Nord già fin dalla laurea triennale. Altri, più organizzati, si saranno già posti il problema, comparando i piani di studio di diversi corsi di laurea, ma non avranno comunque preso alcuna decisione. E poi ci sono i fattori “situazionali” che hanno ugualmente un peso nelle scelte del post-diploma: le mode, le decisioni assunte da altri compagni, i suggerimenti delle famiglie, lo spirito di emulazione verso chi ha già fatto in passato una scelta di successo, le interferenze “affettive”. Non è irrilevante, ma spesso allontanarsi da casa per studiare fuori può significare mettere in stand by una relazione amicale o sentimentale appena incominciata.

In mezzo a questo tourbillion di emozioni e stati d’animo, da quest’anno entra a gamba tesa anche il nuovo colloquio orale. Non soltanto perché la Commissione è legittimata a porre la fatidica domanda sulle scelte post-diploma dei maturandi; ma anche perché è possibile chiedere se e come i percorsi extra-scolastici di alternanza scuola lavoro siano stati utili ai fini dell’orientamento. E qui, se i maturandi non riceveranno adeguata preparazione, bisognerà capire come se la caveranno nel rispondere a questa domanda.

Per molti istituti scolastici, infatti, l’alternanza scuola-lavoro è stata un percorso molto sofferto e diverse attività extrascolastiche sono state improvvisate anziché pianificate; la loro utilità  – come abbiamo avuto modo di riferire in un altro articolo – è stata perfino messa in discussione dagli stessi docenti, dalle agitate famiglie e dagli irrequieti studenti. Chi ha avuto la fortuna di partecipare ad innovative attività di alternanza, nel raccontarle potrà anche provare a rispondere perché siano stati utili ai fini dell’orientamento. Ma ci vorrà anche un po’ di fantasia nel rispondere.

Cosa diranno alla commissione quegli studenti che, durante l’alternanza, hanno svolto attività teatrali oppure hanno assistito il personale di biblioteche ed uffici comunali nella riorganizzazione degli archivi? Oppure sono stati impegnati in attività di reception nei musei cittadini o hanno svolto lo stage presso l’Agenzia delle Entrate? Potranno sicuramente relazionare sulle competenze trasversali acquisite in aggiunta alle conoscenze ed abilità proprie dei programmi scolastici. Ma dovranno fare voli pindarici per sviluppare “una riflessione in ottica orientativa” su tali attività e sulle ricadute sulle opportunità di studio e di lavoro post-diploma.

Io speriamo che me la cavo, sarebbe il caso di dire parafrasando il titolo del famoso libro di Marcello D’Orta.

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