Cara di Mineo, i numeri dell'affare della solidarietà

Daniele Lo Porto

CATANIA –  Sono attualmente 1.321 i richiedenti asilo ospiti del Cara di Mineo. Erano 1.980 al momento in cui, l’1 ottobre dello scorso anno, è subentrata l’attuale gestione. Circa 400 i lavoratori  delle quattro aziende che si sono aggiudicate i bandi dell’appalto. Elpis per l’assistenza alla persona; La Cascia per la fornitura dei pasti, Punto Pulizia e Hospital service per la fortnitura pocket money, abbigliamento e igiene personale. Costo complessivo. Circa 30 milioni di euro l’anno. Numeri e cifre ben lontani da quando il Cara di Mineo era il grande business pubblico nella provincia di Catania, prima che, per intenderci, esplodesse lo scandalo giudiziario di Mafia capitale, con il filone  siciliano che vedrà a breve alla sbarra come imputati, tra gli altri, l’ex presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione, come soggetto attuatore, il direttore Giuseppe Ferrera e il “re delle cooperative” Paolo Ragusa. All’epoca, fine 2015, gli “ospiti” della struttura superavano anche le 4.000 unità, con condizioni di coesistenza particolarmente difficili e conflittuali, centinaia di lavoratori delle aziende impegnate nei servizi e un appalto di 100 milioni l’anno, ai quali si aggiungono i circa 6 milioni di euro che la Prefettura paga per l’affitto del villaggio.

“Siamo favorevoli alla chiusura perché il Centro ha provocato più danni che benessere, anche se c’è stata un’occupazione, sia pure precaria, per molti lavoratori che, però, rischiano tra pochi mesi di ritrovarsi con una lettera di licenziamento – spiega il sindaco di Mineo, Giuseppe Mistretta -.  L’economia dell’area menenina è stata fortemente penalizzata. Due esempi nessuno potrebbe pensare di aprire un agriturismo perché se cerchi su internet “Mineo” ti appaiono articoli di cronaca nera,  tre omicidi, suicidi, aggressioni e non certo le vicende storiche di Ducezio o l’arte letteraria di Luigi Capuana. L’agricoltura, poi, ha subito un contraccolpo: chi comprerebbe, ad esempio, agrumi dall’albero, quando le campagne sono costantemente saccheggiate da un giorno all’altro? E non dimentichiamo il problema rifiuti, che rischia di penalizzarci perché a nostro carico in emergenza”. Il sindaco, eletto lo scorso anno, rilancia l richiesta della “zona franca fiscale” per Mineo, così come è stata concessa al quartiere Librino di Catania: fiscalità di vantaggio per imprenditori che vogliano investire, rilanciare la propria azienda, assumere personale, premessa per il rilancio dell’economia. “L’avevamo già chiesta nel 2014 all’allora sindaco e presidente del Consorzio Mineo terra d’accoglienza, Anna Aloisi, passata in quel periodo all’NCD, così come chiedemmo al prefetto maggiore vigilanza e rigore sul Patto per la legalità sottoscritto tra Ministero dell’Interno e i Comuni – ricorda Pietro Catania, all’epoca consigliere di opposizione della lista “Mineo prima di tutto – perché delinquenza comune, prostituzione e diffuso ed evidente era il clima di illegalità. Diciamo che la politica e le istituzioni in quegli anni non voleva vedere e sentire il problema”.

Tra i 1.321 “ospiti” del Cara la comunità più numerosa è proprio quella dei nigeriani, circa il 35%, i gambiani sono circa il 10%, e proprio i gambiani hanno monopolizzato lo spaccio di stupefacenti nel quartiere San berillo vecchio, nel centro storico di Catania. “Va rivista la politica complessiva dell’immigrazione: l’Europa non può contenere l’Africa – sottolinea Francesco Magnano, il direttore del Cara -, ma soprattutto vanno riviste le leggi che prolungano a dismisura la presenza sul territorio anche di coloro che non hanno diritto all’asilo. L’accertamento con esito favorevole si conclude mediamente in dieci mesi, ma chi si vede notificare l’esito negativo può fare appello e poi aspettare la Cassazione: per cinque anni sarà in una sorta di limbo e per la gran parte dei casi, in mancanza di accordi transnazionali, non possiamo provvedere al rimpatrio”.

“Anche a nome dei tanti cittadini che nella provincia di Catania chiedono sempre maggiore sicurezza, è doveroso esprimere un sentito ringraziamento e un plauso, per il coraggio e la determinazione con cui la DDA della Procura etnea – ha dichiarato il sindaco di Catania, Salvo Pogliese -prosegue nell’opera di bonifica del territorio dalle mafie, che in vari modi condizionano negativamente il vivere civile”.

Dal Giornale di Sicilia

comunicalo.it

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