di Martina Pumo
Il panico, completo e totale.
È quello che si respira, legge e vive in queste ore.
Successivamente alla divulgazione della bozza del decreto dell’8 Marzo, una valanga di milanesi e non hanno deciso di allontanarsi dalla Lombardia. Fin qui nulla di strano se non fosse che ci sono delle restrizioni e il decreto consiglia di evitare spostamenti agli abitati della Lombardia. Ma il panico vince su tutto, anche sulla ragione.
Una situazione surreale si apre intorno a me mentre cerco giorno dopo giorno di vivere la mia vita. Mentre costruisco la mia casa, mentre lavoro, mentre cerco il materiale migliore per l’armadio in camera, il coronavirus dilaga, i malati aumentano, la paura non si placa. Mi ritrovo così, spaesata e spaventata, con la voglia di costruire qualcosa di mio e un virus che rallenta ogni movimento. Ma non c’è molto da fare. Come persone dotate di buon senso civico ed empatia dobbiamo attenerci alle restrizioni ed ai consigli. Non ci si abbraccia più quando ci si vede.
Non si stringono più le mani, si cerca di mantenere le distanze consigliate. Una sola domanda riempie questi giorni confusi: quando riusciremo a mettere il punto a tutto questo? Quando potremo tornare allo sfarzo e l’immensa vita che fa muovere Milano? Quando potremo andare a fare una gita fuori porta sui colli Bolognesi o bere vino nelle Langhe? Questo ancora non lo sappiamo. Sappiamo solo che l’unione e la maturità di ognuno saranno le chiavi che ci porteranno verso una via d’uscita. E mentre la paura dilaga, noi dobbiamo restare uniti e dimostrare di essere più forti del panico che ci sussurra all’orecchio.