Minoranza o opposizione?

Minoranza o opposizione?

di Salvo La Porta

Santi è un mio giovane amico che, fra gli innumerevoli pregi, può vantare quello di costringermi a pensare. L’altro giorno, mi diceva di una discussione con un suo coetaneo circa la spiacevole, almeno per me, incomprensione consumatasi dopo l’ultimo messaggio (“urbi et orbi”) televisivo del signor presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che riferiva sullo stato della maledettissima pandemia del coronavirus. Nel corso di quel messaggio, come si ricorderà, il presidente non le ha mandate a dire, facendo inopportunamente nomi e cognomi, ai rappresentanti di quella che si autodefinisce “opposizione”. Prima che me lo ricordino altri, ricordo a me stesso, di avere esercitato il ruolo di oppositore per più di trent’anni. Solo ora, però, mi rendo che quel ruolo lo esercitavo nel modo sbagliato; per cui, quelli che sarebbero dovuti essere amici di Partito non mi lesinavano le più feroci critiche., adombrando persino il sospetto di una mia connivenza con le maggioranze.

In verità, ho sempre ritenuto che quanti si interessano di politica debbano farlo al di là ed al di fuori di qualsiasi interesse personale o di parte. Per cui, quanti si assumono l’onere della gestione delle cose dello Stato dovrebbero sentirsi liberi dalle zavorre clientelari e, come accade oggi, incuranti dei sondaggi d’opinione, che sono sempre fluttuanti e mai certi. Gli amici del centro-destra, invece, mi sembrano quanto mai preoccupati di quello che in particolari momenti pensa la gente e non perdono occasione per accarezzare e blandire il popolo. Non vale neppure la manfrina, secondo la quale il Paese reale è fuori dal Parlamento e la maggioranza non è quella che ci governa, ma un’altra, ovvero quella uscita dalle elezioni amministrative e regionali.

La maggioranza in un paese democratico è quella che riesce ad avere i voti necessari in Parlamento. Punto e basta. Ed è estremamente nocivo allo Stato ed alle Sue Istituzioni agitare frequentemente lo spauracchio delle elezioni anticipate. Chi ha i numeri ha il “diritto – dovere” di governare; a chi non li ha non resta che svolgere l’ingrato compito di svolgere un ruolo di minoranza seria, responsabile e propositiva. Maggioranza e minoranza, infine, non possono e non devono mai dimenticare di essere donne e uomini dello Stato e mai lasciarsi andare ad atteggiamenti arroganti o a linguaggi più consoni alle lavandaie che affollano i mercati della frutta e del pesce.

Il presidente del Consiglio si limiti, e non è cosa da poco, a governare, non indulgendo alla tentazione di sognare un partito tutto suo e lasciando a chi di competenza il peso di garantirgli la maggioranza nelle due Camere, al fine di sostenere le scelte che ritiene più utili al pubblico bene. La minoranza dimostri all’Italia e al mondo intero di avere come unico interesse il bene supremo dello Stato. Quando , poi, diventerà maggioranza avrà modo di dimostrare tutto il suo valore politico e amministrativo. Vorrei, a questo punto dedicare agli amici della minoranza un pensiero di Aristotele: “ il saggio impara molte cose dai suoi nemici”. A tutti, proprio a tutti anche a quelli che arricciano il naso quando si parla di politica, voglio sottoporre un pensiero di Platone, “il prezzo pagato dalla brava gente che non si interessa di politica è di essere governata da persone peggiori di loro”.

 

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