Uranio impoverito e altre emergenze


 
 
 | Daniele Lo Porto |

CATANIA – Muos di Niscemi, poligono di Drasy, nell’Agrigentino, base di Sigonella, nella Piana di Catania, con la presenza di una struttura operativa della Marina statunitense. Sono questi i siti oggetto della missione siciliana della Commissione parlamentare sull’uranio impoverito. La situazione più delicata, sul piano ambientale e della sicurezza, è certamente quella che riguarda la struttura di Niscemi, dove i dati sull’inquinamento elettromagnetico vengono forniti dalle stesse autorità statunitensi e poi verificare dall’ARPA, l’Agenzia regionale protezione ambiente. Una procedura che non sembra completamente ottimale, come ha sottolineato il presidente della Commissione, Gian Piero Scanu, composta anche dalla catanese Giulia Grillo (Movimento 5 stelle) e da Paola Boldrini e Diego Zardini (Pd).

“Se il controllore è strutturalmente collegato al controllato il livello di affidabilità è relativo, se invece l’Arpa controlla ciò che l’amministrazione americana dichiara relativamente ai risultati delle postazioni di controllo siamo più tranquilli non perché non ci fidiamo degli americani ma perché in una società civile serie le cose funzionano in questo modo”, ha sottolineato Scanu nell’incontro che si è tenuto in Prefettura. “Abbiamo chiesto all’Arpa di farsi dare più risorse dalla Regione per realizzare all’interno del Muos un sistema di rilevazione ancora più avanzato di quello che gli americani hanno recentemente posto”. “C’è un campo di dispersione limitato, perché le onde si propagano in modo diverso e sono indirizzate verso il satellite, ma non sono da escludere effetti cancerogeni per verificare i quali sarebbe necessaria una sorveglianza sanitaria speciale proiettata nel tempo”, evidenzia Giulia Grillo. Questione già evidenziata con un ordine del giorno approvato dalla camera nel 2014 e sostanzialmente rimasto lettera morta: si “impegnava il governo a condurre valutazioni periodiche per verificare l’impatto ambientale degli impianti Muos e gli effetti sulla salute della popolazione”, garantendo che le verifiche sia effettuate in piena autonomia e sotto il controllo delle autorità italiane.

La deputata catanese si sofferma anche sull’ispezione effettuata a Sigonella e al colloquio con il comandante dell’Aereonautica militare, Federico Fedele. “La situazione non sembra presentare criticità particolari per quanto riguarda la sicurezza del personale militare. E’ stata segnalata qualche carenza sul piano della protezione individuale, ma nella norma di una casistica nazionale. Valuteremo i contenuti del Documento unico di valutazione del rischio e, in particolare, quello del Rischio integrato. Sigonella, infatti, è una base italiana, ma con una forte presenza statunitense ed una maggiore operatività (circa 20 velivoli, i droni, una vasta competenza strategica). Ci riserviamo di approfondire, se necessario, quanto riportato nella documentazione con una futura missione in Sicilia, ma solo se necessario”, conclude l’on. Grillo.

Il terzo sito oggetto di particolare attenzione è il poligono a mare di Drasy, a Punta Bianca, nell’Agrigentino, dove sono stati sparati negli anni decine di migliaia di proiettili che sono tutt’ora depositati sul fondo. Poligono utilizzato anche dalle forze armate statunitensi. Mentre a terra sono state effettuate operazioni di bonifica, anche su pressione della associazioni ambientaliste, il fondale marino non è mai stato ripulito. Logico, quindi, immaginare un inquinamento che non sia localizzato solo alle acque prospicienti il poligono. La Commissione ha segnalato il caso alle autorità miliari che, insieme all’ARPA, dovranno farsi carico del problema.

Dal Giornale di Sicilia

 
 

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