Flaminia Belfiore
ACIREALE – Se la conosci la ami. Se non la conosci e la vedi su un palco o ascolti la sua voce, la ami allo stesso modo. Non ci sono altre vie. Giovanna D’Angi è così, conquista senza riserve. Perché ha una voce straordinaria, pulita, capace di arrampicarsi su vette melodiche cristalline e poi andare a raschiare con rabbia il fondo dell’anima soul e r&b. Perché non è costruita, è vera, è trascinante e comunica gioia di vivere, anche sui social. Per queste ragioni tenevo molto ad assistere alla presentazione del suo nuovo album “Senza paracadute”, all’auditorium Cappellani di Acireale. E come me tanti, perché la sala era pienissima, posti in piedi ed entusiasmo alle stelle. Lei, cresta rosa scuro, ha “tenuto” il palco come sa fare, forte dell’esperienza ormai decennale che si è fatta nei teatri di tutta Italia cantando, ballando e recitando nei musical. “In questo album c’è la mia vita, ci sono le cose che mi sono accadute, le persone a cui voglio bene” ha esordito Giò dialogando con Roberta Lunghi, bravissima (anche lei) nel far venire fuori le curiosità e le motivazioni alla base di ogni brano e nel coinvolgere gli amici e i personaggi presenti allo showcase. L’album è nato dalla stretta collaborazione con Raffaele Andrea Viscuso, già autore del pezzo che Giovanna portò a Sanremo nel 2005. Viscuso firma tutti gli otto titoli, in alcuni casi il testo, in altri la musica ma più spesso entrambi, e ha curato l’intera direzione artistica del progetto riuscendo a coinvolgere nomi molto apprezzati a livello nazionale e non solo, come ad esempio Mauro Lusini – celebre autore di “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”- che ha musicato “Un amore senza fine”, o l’argentina Marisa Mercadé dei Gotham Project, suo il bandonéon che si ascolta nella deliziosa e ballabile “Un posto migliore”. Così ballabile, che le amiche di Giò hanno organizzato lì per lì una coreografia! Accompagnata dalla band (Marcello Torresi alle tastiere, Denis Marino chitarre, Giacomo Patti basso e Luca Barbato alla batteria) Giovanna non ha risparmiato i suoi irresistibili sorrisi e le battute autoironiche e soprattutto da perfetta performer non ha mai smesso di muoversi a ritmo e di “chiamare” il pubblico a battere le mani. Ha ringraziato i tanti amici e familiari per il sostegno e si è commossa, ma senza darlo troppo a vedere, quando ha dedicato questo suo lavoro al papà scomparso. In scaletta c’erano anche alcune cover che non fanno parte dell’album, quattro ulteriori regali per il pubblico: Un tempo piccolo e Minuetto (omaggi a Califano), Confusione e Io ho te. Sulla prima ha suonato anche il sassofonista Cristiano Giardini, ed è stato un gran bel momento di spettacolo. Perché va detto anche che Giovanna D’Angi è un’artista che ama profondamente la musica e sa fare squadra, sempre. Lo sa chi l’ha ammirata alle Officine del Gatto Blu, serate divertentissime in cui spesso lei si scatena “al servizio” di un risultato corale. Tornando all’album, sono otto canzoni raffinate che non inseguono mode musicali del momento ma rispecchiano il mondo interiore e il sound di Giovanna e ne mettono in risalto la maturità artistica. Pezzi che entrano e restano sotto pelle, come il primo singolo “Ogni giorno” già nel circuito radiofonico nazionale, o “Anima libera”, o il mio preferito, l’unico scritto proprio da Giovanna (con qualche intervento qua e là di Viscuso): “Troppe parole non dette” è struggente da fare quasi male. Eh Giò, te l’ho pure detto quando ci siamo abbracciate, non si fanno queste cose alle pseudo-zie dal cuore tenero… O ancora, molto bello anche il pezzo che dà il titolo all’album, cantato in duetto con lo stesso Raffaele Viscuso. Per la verità, è stato spiegato, il titolo era nato in modo spontaneo e quasi di fretta, solo per poter fare partire la campagna di raccolta fondi su Music Raiser. Avevano scelto insieme “Senza paracadute” perché esprime bene lo spirito del progetto: un salto nel vuoto “senza stare a pensare, senza pianificare”. Solo in seguito Viscuso ha scritto il pezzo, un incitamento ad essere ciò che si vuole realmente: “Noi ci buttiamo senza paracadute / anche dall’alto di un’astronave / e non cadiamo mai / i sogni mettono le ali”. E Giovanna vola, vola con i sogni, vola sugli applausi.