"Non chiamatelo ragazzino" Rosario Livatino, un giudice contro la mafia raccontato da Marco Pappalardo

"Non chiamatelo ragazzino" Rosario Livatino, un giudice contro la mafia raccontato da Marco Pappalardo

di Katya Maugeri

«A trent’anni dall’omicidio e nell’anno della beatificazione diventa ancora più significativo non dimenticare la storia del giudice Rosario Livatino, ma tre decenni sono tanti e una beatificazione non è alla portata di tutti, soprattutto dei ragazzi e dei giovani».

Il giornalista, docente e scrittore Marco Pappalardo ne ripercorre la vicenda in un originale libro per ragazzi. Non chiamatelo ragazzino, questo il titolo del libro: pagine in cui parlano di lui e per lui la sua città, alcuni oggetti personali, i i luoghi di studio e di lavoro, i simboli della fede e della giustizia, e alcuni testimoni. Si può vivere fin da ragazzi un’esistenza piena, ricca di speranza e interesse per il bene di tutti. E un appellativo come “ragazzino” non rende certo giustizia all’impegno di Livatino. Il libro, arricchito dalle illustrazioni di Roberto Lauciello, è pensato in particolare per ragazzi dai 10  ai 15 anni e all’utilizzo nelle scuole, come testo per le ore di Educazione Civica, di Narrativa e  per i progetti sulla Legalità, pensando magari ad appuntamenti importanti come la Giornata  Nazionale della Legalità, il 23 maggio (giorno in cui si ricorda la strage di Capaci). Alla fine di ogni  capitolo: domande ed esercizi per “allenare” i ragazzi alla legalità e alla speranza.

“Non chiamatelo ragazzino”, con la preziosa prefazione di Sebastiano Ardita, componente del Consiglio Superiore della  Magistratura, rompe gli schemi con un racconto originale e illustrato, poiché racconta una storia straordinaria in modo ordinario, facendo di Livatino, un figlio, un compagno di scuola, un amico, un innamorato, uno studente impegnato, un credente credibile, un uomo di giustizia, una persona attenta ai bisogni di chi soffre.

«Quando affronto il tema della legalità e della lotta alla mafia – continua Pappalardo – con miei alunni e con i giovani lettori del libro, alla fine dico – e ci credo veramente –  che tra loro c’è almeno una persona che da grande sconfiggerà questo male e lascerà un segno indelebile nella costruzione di un mondo più giusto. Inoltre, alla fine di ogni capitolo vi sono delle domande per la riflessione personale, di classe o di gruppo per attualizzare questa storia avvincente e per dimostrare quanto sia vicina».

Ciò diventa importante anche in relazione alla lotta contro gli atteggiamenti mafiosi che permeano la società, che spesso ci lasciano indifferenti, quando invece dovrebbero destare una sana indignazione e la voglia di cambiare, «se per gli adulti a volte c’è poco da fare, per i ragazzi ed i giovani è possibile se gli mettiamo accanto testimoni come Livatino e li coinvolgiamo attivamente nel cambiamento, pure a partire dalla lettura di un libro».

Rosario Livatino, il giovane giudice ucciso dalla mafia il 21  settembre 1990 (ad appena 37 anni), è modello, oggi, di una vita  semplice ma intensa, di una dedizione al lavoro vissuto in modo  coerente, di una fede profonda e concreta e di un saldo senso civico e del dovere, anche nella lotta quotidiana contro poteri forti come la mafia.

Lo scorso 21 dicembre 2020, Papa Francesco ne ha riconosciuto il martirio, aprendo la strada della sua beatificazione, la cui cerimonia si svolgerà ad Agrigento il 9  maggio. Una data non casuale: in quello stesso giorno del 1993, nella Valle dei Templi, San Giovanni Paolo II pronunciò il suo forte monito contro gli uomini di mafia. Livatino sarà il primo magistrato beato nella storia della Chiesa.

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