Numero chiuso: è polemica alla Statale


|Martina Pumo|

MILANO – I tempi cambiano, cambia la cultura, cambia il modo di studiare ma soprattutto cambiano le Università, anche quelle storiche e antiche come l’Università Statale di Milano. Negli ultimi giorni, l’Unimi è stata tra gli atenei più citati, criticati e discussi per una decisione senza precedenti: l’Egregio Rettore Gianluca Vago ha deciso di inserire il numero chiuso per le facoltà di Studi Umanistici. Una decisione senza precedenti che ha portato una lunga serie di mobilitazioni e proteste. Il perché è semplice: l’inusuale iter decisionale del rettore. Infatti, è stato proprio lui a scavalcare la decisione dei dipartimenti, contrari alla chiusura del numero degli iscritti. Dopo una serie di pressioni, il Senato Accademico ha votato con diciotto membri a favore, undici i contrari e sei gli astenuti: Lettere, Beni Culturali, Storia, Filosofia e Geografia saranno a numero chiuso, 2260 i posti disponibili. Non sono servite a nulla le proteste social e fisiche, neanche l’interruzione, fatta da un presidio studentesche durante la prima votazione, poi rinviata. Pacifici, gli studenti hanno fatto leva su un cavillo importante: se la votazione viene interrotta da eventi esterni, questa viene resa nulla e rinviata. Forse, una settimana poteva cambiare le sorti di un’Università ma così non è stato. Il rettore Vago, reduce degli eventi, ha deciso di barricare il rettorato una settimana dopo l’accaduto.
Nessuno ha ascoltato la voce degli studenti che si sono mobilitati fin da subito per tenere libera la loro facoltà. La situazione è poi degenerata: pochi i momenti di discussione per una scelta così importante, tanta la pressione che il rettore ha messo per accelerare i tempi. La raccolte firme, sostenuta dalla mobilitazione studentesca, non è servita.

Molti sono i chiacchierati motivi di questa fretta da parte del rettore, uno in particolare continua a rimbalzare di studente in studente: la fretta sarebbe riconducibile ai milioni di euro stanziati per il nuovo polo scientifico, nell’ex Area Expo, un polo di ricerca finanziato da privati che garantirebbe maggior valore all’Università. Dall’altra parte, però, la realtà delle facoltà a numero chiuso è forte e sempre più preponderante. I motivi, molteplici, sono una maggiore qualità garantita dal numero chiuso e un minor numero di laureati, che andrebbero a popolare il mondo dei disoccupati. Nonostante i numerosi contrari alla decisione presa dal rettore, molti hanno deciso di sostenerlo. Tra loro, il Sindaco Beppe Sala, a cui il rettore ha fatto l’esempio di Oxford, e gli studenti della lista Unilab, che hanno affermato a La Repubblica che il rischio chiusura era già nell’aria da tempo e ora bisognerà denunciare l’inadeguatezza delle risorse offerte dalle politiche nazionali.

Una mobilitazione senza precedenti, che ha portato alla creazione di affermazioni forse troppo ambigue e rischiose. Sicuramente, le modalità non sono state corrette e la fretta da parte del rettore ha aumentato la tensione. Ora, non ci resta che aspettare l’inizio del nuovo anno scolastico.

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